Stefano Righi, Sette n.26 30/6/2011, 30 giugno 2011
ecco dove nasce l’oscilloscopio che fa girare ipad e smartphone - Milan valley ad agrate, alle porte della città, dietro un chilometro di muro grigio si nasconde una sofisticatissima realtà hi tech
ecco dove nasce l’oscilloscopio che fa girare ipad e smartphone - Milan valley ad agrate, alle porte della città, dietro un chilometro di muro grigio si nasconde una sofisticatissima realtà hi tech. qui hanno inventato, tra l’altro, il sistema che fa cambiare il verso del display di cellulari e tablet. di cui nessuno può più fare a meno Frammenti di Silicon Valley in Pianura Padana. Forse ci siete anche passati davanti: casello di Agrate dell’Autostrada A4, alle porte di Milano. Un muro grigio lungo un chilometro a dividere la caotica sfilata di auto, furgoni e tir dall’asettica e perfetta sequenza di operazioni che creano, dalla sabbia, l’intelligenza artificiale. Uno dei centri di eccellenza della ricerca italiana è lì, oltre quel muro, di fronte alla Star del doppio brodo. Un centro sofisticato, di nanotecnologie, circuiti stampati, microchip che finiscono dentro e governano i computer. Tanto di là della strada si gioca sull’evocazione di sapori, tanto di qua, nei 238 mila metri quadrati di St Microelectronics, vince la fredda razionalità, il mondo asettico che trasforma questa fetta di pianura in un surrogato della California più avanzata, un’enclave tecnologica che non assomiglia all’Italia arruffona e subordinata che sempre più spesso ci troviamo a considerare, ma che tratta alla pari con gli Stati Uniti e il Giappone, la Corea e l’India. E vende, da protagonista, sull’unico mercato esistente per l’alta tecnologia, quello mondiale. La struttura dell’azienda è a capitale diffuso, ma una quota importante tra gli azionisti è in capo al ministero italiano dell’Economia, cui si può ricondurre il 13,75 per cento del capitale. La dimostrazione che capitali pubblici e management privato possono convivere. Qui, oltre il cancello che separa il mondo reale fatto di traffico automobilistico e di inquinamento da quello potenzialmente virtuale di Stm, tutto è diverso. Nel cuore di questo polo di alta tecnologia, nel centro Mems dove si lavorano i prodotti più avanzati, anche l’aria è diversa. Filtrata, analizzata, pulita e soprattutto cambiata in continuità: ogni sette secondi tutta l’aria all’interno della struttura manifatturiera viene sostituita, mantenendo intatte temperatura – 22 gradi centigradi con variazioni dello 0,3 per cento – e umidità – 42 per cento, con le medesime variazioni tollerate –. All’interno luci gialle o arancioni, per non influenzare le lacche ossidanti sulla superficie dei dischi su cui, poi, verranno “stampate” le Mems, che sono l’acronimo di Micro Electro-Mechanical Systems e che rappresentano oggi la frontiera, i dispositivi capaci di rendere le nanotecnologie una realtà, mixando principi meccanici ed elettronici in dimensioni miniaturizzate. È qui che la realtà virtuale diventa reale, che le nanotecnologie si trasformano da concetto astratto in un disco, la chiamano “fetta”, che supporta centinaia di singole Mems, una serie quasi infinita di passaggi industriali dove la macchina costruisce pezzi di macchina e i robot determinano tempi e modi, mentre gli umani controllano in silenzio che le macchine non sbaglino. Un laboratorio a ciclo continuo, dove si lavora sempre: tre turni di otto ore al giorno, per sette giorni la settimana, 365 giorni all’anno. Sono 2.059 tra uomini e donne gli addetti alla linee di produzione. Mascherati, asettici nel vestire, incapsulati dentro tute di alta tecnologia, hanno comportamenti misurati, impersonali, degli avatar, sembrano loro stessi macchine, ma più intelligenti: lavorano controllando e contribuendo a creare. Cosa? «Ad Agrate Stm ha realizzato un polo mondiale per la creazione degli oscilloscopi», dice Renato Ugo, presidente dell’Airi, l’associazione per la ricerca industriale. «Si tratta di quei dispositivi che permettono di ruotare il verso di un display a seconda dell’inclinazione che diamo al nostro tablet o allo smartphone che abbiamo in mano. Quel sorprendente display che accompagna la rotazione della nostra mano nasce qui dentro, per tutti i più importanti marchi al mondo». Apple compresa, tanto per non “girare” attorno alla domanda che molti vorrebbero fare, sebbene la casa di Cupertino non ami parlare dei propri fornitori. Apple ma anche Samsung, i giochi della Nintendo, le automobili Mercedes. Le applicazioni degli oscilloscopi, un’idea nata cinque anni fa, appaiono oggi quasi infinite. Si va dalle automobili di lusso alle piattaforme per giochi elettronici, che non avrebbero conosciuto il successo senza un oscilloscopio o un accelerometro… TREMILA “DISCHI” ALLA SETTIMANA La magia dell’orientamento è contenuta in una briciola di silicio di 4 millimetri per 4, alta circa un millimetro. Per ottenerla, all’interno di un disco da otto pollici che ha la sabbia, il silicio, come materia prima, è necessario un ciclo di lavoro di cinquanta giorni, con 450 diversi passaggi industriali. Realizzati tutti ad Agrate, da dove, ogni settimana, escono circa 3 mila dischi, ognuno carico di centinaia di Mems. «La mossa strategicamente importante di Stm», continua Ugo, «è che hanno saputo sfruttare la loro abilità nel lavorare il silicio, una capacità sviluppata, fin dai tempi in cui l’azienda era guidata da Pasquale Pistorio, con la microfluidica, elaborandola successivamente fino ad arrivare ai dispositivi Mems. Che sono stati subito un successo. Ma non si son fermati qui, perché nel caso dell’oscilloscopio sono riusciti a creare un mercato in funzione della loro scoperta. Ed è qui il valore aggiunto della società. Oggi un tablet che non orienta il proprio display non si vende, ma nessuno ci aveva pensato prima. È un’invenzione Stm che ha modificato i nostri consumi più evoluti. Hanno inventato cose nuove, costruendo mercati inesistenti, sulla base delle loro conoscenze. Chapeau! Ma è soprattutto la prova che anche in Italia si possono realizzare prodotti di alta tecnologia che sanno stare sul mercato unico mondiale, soprattutto se affiancati da un centro di ricerche su cui non si teme di investire». ORGOGLIOSI DELLA PRODUZIONE L’effetto lunare della visita agli stabilimenti di Stm va infatti affiancato alla fase di ricerca, di ideazione e ingegnerizzazione dei processi. Quando costruirono questi laboratori si pensò a realizzare condizioni ambientali costanti. Non solo l’aria è sempre alla stessa temperatura con la medesima percentuale di umidità, ma è anche filtrata per evitare impurità. E la stabilità dell’impianto – che soffre le vibrazioni come un anziano l’artrite – è garantita da una serie di pilastri di cemento, inguainati in gomme speciali, lunghi dodici metri che, nei fatti, tengono il laboratorio come sospeso e comunque indifferente al traffico pesante che passa a pochi metri e, forse, anche a un terremoto. Le Mems nascono qui, ma sono anche ideate qui. L’oscilloscopio se lo sono inventati tra queste mura sospese, con il tir che corre sull’autostrada a fianco e il profumo di manzo bollito che in certi giorni invade il cortile davanti ai laboratori, arrivando dalla fabbrica di fronte. Il primo pezzo uscito dai laboratori Mems ha inciso sul bilancio tre anni fa. Ed è stato subito il segnale di un successo. Rapidissimo. Nel 2010 il fatturato delle Mems di Stm ha raggiunto i 300 milioni di dollari. Saranno 700 milioni nel 2011. Quando Steve Jobs sale sul palco a mostrare le meraviglie dell’iPad 2 di Apple è anche il successo della Stm di Agrate che mostra al mondo. «È una produzione di cui siamo orgogliosi», dice Carlo Bozotti, dal 2005 presidente e amministratore delegato del gruppo Stm (10,3 miliardi di dollari fatturati nel 2010 contro gli 8,5 miliardi dell’anno precedente, con un utile netto di 830 milioni), «perché la tecnologia è totalmente nostra ed è stata in grado di determinare alcuni trend di mercato, come nel caso dei giroscopi, un progetto che per quanto riguarda la fase di Ricerca & Sviluppo, di progettazione e di manufacturing è realizzato tutto fra Castelletto e Agrate Brianza, dove sono stati davvero molto molto bravi…». UNA NUOVA FABBRICA IN SICILIA Bozotti, 59 anni, da Noviglio, tra Milano e Pavia, è un ingegnere elettronico che è entrato in Stm nel 1977 e ha scalato tutta la gerarchia fino ad arrivare, ancora giovane, al top. Non esita a distribuire i meriti. La branch italiana è guidata da Aldo Romano e sebbene l’Italia, che con la Francia è considerato il mercato domestico di questo colosso dell’elettronica, non valga in termini di venduto che il 2 per cento del fatturato globale, il mantenere alcune produzioni strategiche proprio in Italia è un punto d’orgoglio. Complessivamente il polo lombardo di Stm – oltre ad Agrate c’è il vicino sito di Castelletto – occupa più di 4 mila dipendenti diretti, di cui 1.137 addetti al settore, strategico, di Ricerca & Sviluppo. A questo si aggiunge il polo siciliano: 395 mila metri quadrati di superfici tra Catania e Palermo, con altri 4 mila dipendenti di cui 900 dedicati alla fase di R&S. Proprio in Sicilia, a Catania, il prossimo 8 luglio verrà inaugurata la fabbrica 3Sun, una joint venture paritetica tra Stm, Enel e Sharp, dedicata alla produzione di pannelli fotovoltaici, l’altra grande area di sviluppo di Stm assieme ai decoder per la televisione digitale. Dalla crisi nera del 2009, tre trimestri a motori quasi fermi con le fabbriche che lavoravano al 30 per cento della capacità produttiva, il gruppo italo-francese è uscito con una cura dimagrante che è costata posti di lavoro e una decisa focalizzazione sul business di tendenza: l’energia verde, le Mems, alcune joint-venture strategiche nel settore dei telefonini. Così Stm ha ripreso a realizzare utili. E il titolo, quotato sul New York Stock Exchange, a Parigi e a Milano, ne ha risentito positivamente. Nei primi tre mesi del 2011 le vendite hanno raggiunto quota 2,53 miliardi di dollari, in linea con lo straordinario 2010. Alla Stm non lo dicono, ma è bastato un giroscopio per far girare la tendenza. © RIPRODUZIONE RISERVATA