ANGELO AQUARO , la Repubblica 1/7/2011, 1 luglio 2011
MA SI PUÒ CORRERE AL TOUR SENZA MANGIARE MAI CARNE?
Tutti i ciclisti sognano di indossare almeno una volta nella vita la maglia gialla. David Zabriskie, che una vittoria di tappa l´ha già nel suo carnet, è l´unico a sognare la maglia verde. Quella che lo incoronerà primo ciclista capace di finire il Tour de France seguendo una strettissima dieta vegetariana.
Anzi vegana. Privandosi non solo di carne ma anche di uova e latticini. L´immagine del ciclista che si avventa sui Pirenei bruciando solo broccoli e cavolfiori già divide il mondo dello sport. Perché Zabriskie sarà anche un tipo strano, uno che ha annunciato la sua nuova dieta con una specie di poesia sul suo blog: «Addio stagione 2010, addio toilette sul bus della squadra, addio relazioni telefoniche, addio Tenente Colombo alla tv di notte, addio carne, addio latticini e addio a tutto quello che viene da un animale...». Ma è pur sempre un signor campione, l´unico americano dopo i giganti Greg Lemond e Lance Armstrong a strappare una vittoria al Tour più famoso del mondo. Soprattutto è un ragazzo con la testa sulle spalle. E sa benissimo che a 32 anni, 67 chili e un metro e 83 d´altezza, non puoi pretendere di rimpiazzare le 8000 calorie al giorno che la corsa ti brucia senza quelle cene magari non proprio pantagrueliche ma certo a base di carne - e possibilmente qualcosa in più.
La questione è scientifica. Mangiare carne e latticini permette ai ciclisti di recuperare le proteine perdute che fanno funzionare i muscoli. Ma soprattutto fornisce l´organismo di quell´emoglobina fondamentale nell´ossigenazione. Conclusione: «Una dieta vegana non ha assolutamente senso per un ciclista», sentenzia Inigo San Milla al Wall Street Journal, dall´alto della sua cattedra di medicina dello sport all´Università del Colorado. È la stessa cosa che ha pensato Jonathan Vaughters, il direttore del team, quando ha saputo della dieta. Imponendo, quanto meno, dei controlli. Zabriskie ha tenuto il punto. E qui è arrivata la prima sorpresa: un chek dopo l´altro, i valori della ferritina, la proteina che accumula ferro, restavano normali, mostrando che l´emoglobina e i globuli rossi facevano il loro consueto lavoro.
E pensare che il ciclista si è avvicinato per caso a questa dieta decisamente minoritaria: sbandierata sì da tanti vip - dal divo Brad Pitt alla rockstar Sinead O´Connor passando per il dj Moby - ma seguita da meno dell´1 per cento degli americani, con punte appena appena più alte in Europa. «La gente ragiona sul cibo pensando: mi fa ingrassare o no?» dice Zabriskie. «Io penso soltanto se mi fa stare bene o meno». E la sua salute davvero è migliorata da quando ha cominciato a mangiare meno carne: lui che pure fino all´ottobre scorso si considerava un´ottima forchetta. Ma la domanda è: quel che vale per lui vale anche per tutti gli sportivi?
«Solo una sana e adeguata alimentazione contribuisce a rendere l´organismo efficiente ed in grado di affrontare gli impegni di allenamento e di gara» spiega il sito della Società italiana di nutrizione umana. «Non esistono alimenti "magici" o diete particolari che possano migliorare la prestazione atletica». Eppure in una magia Zabriskie crede: sono quei bibitoni, quei frullati vegani consigliati da Brendan Brazier, l´atleta di triathlon che ha scritto La dieta vigorosa, una specie di bibbia in questo campo. Quando comincia a sentirsi giù, ne ingolla fino a 3 o 4 al giorno. Funziona? Al Tour l´ardua sentenza. Anche se David mette già le mani avanti. Due giorni alla settimana, confessa, proprio per incrementare il ferro, manderà giù un po´ di salmone: tra maglia gialla e maglia verde, sfigurerà mica con la maglia rosa.