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 2011  luglio 01 Venerdì calendario

Per il San Raffaele scende in campo la finanza vaticana - Sarà il Vaticano a salvare il San Raffaele

Per il San Raffaele scende in campo la finanza vaticana - Sarà il Vaticano a salvare il San Raffaele. Il col­po di scena nella vicenda del polo ospedaliero che rischia di essere travolto da quasi un miliardo di debiti, arriva nel pomeriggio di ieri. È una svol­ta che fa piazza pulita dei di­versi progetti di cordate, in­terventi, alleanze di cui in queste settimane si era parla­to a proposito del salvataggio della creatura di don Verzè. La svolta, non a caso, arriva a poche ore dall’entrata in sce­na della magistratura, che aveva deciso di intervenire sulla vicenda convocando d’urgenza i vertici della fon­dazione per farsi spiegare be­ne cosa stesse accadendo e quali fossero le prospettive concrete di risanamento. Gli scenari che mercoledì pome­riggio Mario Cal, vicepresi­dente del San Raffaele, aveva disegnato al sostituto procu­ratore Luigi Orsi non aveva­no affatto convinto il pm che una via d’uscita indolore fos­se effettivamente praticabile. Fino a ieri a mezzogiorno l’ipotesi più verosimile era che il San Raffaele fosse desti­nato a una procedura di con­cord­ato preventivo che avreb­be avuto conseguenze impre­vedibili: si sarebbe aperta una inchiesta penale, le re­sponsabilità degli ammini­s­tratori sarebbero state passa­te al microscopio senza tanti complimenti. Insomma, un bel guaio. Invece nel pomeriggio di ie­ri in Procura arriva l’annun­cio che poche ore più tardi viene reso pubblico da un co­mu­nicato stampa del San Raf­faele. «Il presidente (ovvero don Verzè, ndr) ha informato il Consiglio del vivo interesse manifestato dalla Santa Sede a supportare la Fondazione nel processo di risanamento in corso e nella gestione delle attività ospedaliere, sanitarie e di ricerca». In sostanza, a scendere in campo è l’Istitu­to per le opere di religione, la banca del Vaticano, probabil­mente attraverso l’Ospedale del Bambin Gesù. Il comuni­cato non a caso parla di un coinvolgimento del Vaticano anche nella «gestione» di tut­te le attività del San Raffaele. Tradotto in italiano, sembra dire che quello che si prepara è una sorta di commissaria­mento. La Santa Sede è dispo­sta a farsi carico della voragi­ne dei conti dell’ospedale mi­lanese solo a fronte di garan­zie precise e di controlli diret­ti su quanto accadrà dopo, per evitare che gli errori com­messi finora possano tornare a ripetersi. La convocazione di Cal in Procura era scaturita da una segnalazione del tribunale ci­vile, che aveva segnalato l’ab­norme quantità di decreti in­giuntivi emessi a carico del San Raffaele su richiesta di creditori. Al pm Orsi il brac­cio destro di don Verzé aveva confermato in 980 milioni l’esposizione debitoria.Di fat­to, fino a ieri mattina, vi erano solo due uscite possibili: una più indolore, la ristrutturazio­ne del debito, resa però im­pervia dalla difficoltà di mo­netizzare in tempi brevi il pa­trimonio immobiliare della fondazione; oppure la richie­sta del concordato preventi­vo, ultimo tentativo per evita­re il fallimento. Poi, all’im­provviso, entra in scena lo Ior. Una decisione che sareb­be stata presa direttamente dal cardinale Tarcisio Berto­ne. La mossa della santa Sede ha spazzato via anche l’offer­ta di Giuseppe Rotelli, magna­te della sanità lombarda, che all’ultimo minuto ha messo sul tavolo 250 milioni di euro.