Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 1/7/2011, 1 luglio 2011
IL FATTO DI IERI - 1 LUGLIO 1949
La “morte ecclesiastica” per chi aderiva al Partito comunista, o anche per chi solo “leggeva libri, giornali o riviste che difendevano la dottrina e l’azione comunista”, arrivò con decreto del Sant’Uffizio il 1°luglio 1949. Da Papa Pacelli, che peraltro non aveva mai scomunicato il nazismo, una durissima presa di posizione contro milioni di cattolici militanti nel Pci, privati della comunione, del matrimonio religioso e del funerale in Chiesa. Apostati a vita a meno di abiura e rientro all’ovile. All’indomani della sconfitta del Fronte popolare alle elezioni del ’48, un colpo duro per i comunisti italiani, molti iscritti al partito per scelta politica e non per “ideologia materialista”, discriminati da quell’ostracismo, anche se fedeli al messaggio evangelico nella vita privata. Un’operazione in parte disapprovata anche dal mondo ecclesiastico, scettico su auspicate conversioni, e dallo stesso De Gasperi, preoccupato di un rigurgito di anticlericalismo. Per nulla incisiva, alla fine, nel dialogo tra comunisti e cattolici, la scomunica di Pio XII, limitata nei fatti agli anni ’50, sarà via via dimenticata e, anche se mai revocata, sepolta da alcune dotte distinzioni canoniche del Concilio Vaticano II.