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 2011  giugno 29 Mercoledì calendario

ELETTI IN COMUNE CONTRO I TRASFERIMENTI

«Figuratevi che in diversi paesi, per togliere molti figli, che appartengono a quella tal classe di cui ora vi parlo, all’ obbligo della coscrizione, si trovò modo di farli tutti consiglieri municipali». Era il 29 agosto 1860 quando il quotidiano milanese La perseveranza, fondato pochi giorni dopo l’ annessione della Lombardia al regno dei Savoia, pubblicava questa corrispondenza non firmata di un soldato al seguito dei Mille di Garibaldi intitolata «La spedizione del Generale Medici da Palermo a Milazzo».
Lo si può rileggere, quel reportage, in Cronache dell’ unità d’ Italia, una gran carrellata di articoli e corrispondenze usciti sui giornali tra il 1859 e il 1861 e assemblate oggi da Mondadori a cura di Andrea Aveto. E cadono davvero le braccia, a vedere come, in 150 anni, non sia cambiato nulla. Basti ricordare che il Gup Francesco Davigo su richiesta del procuratore aggiunto Ignazio Fonzo, accertata la gravità di una denuncia di chi scrive sul Corriere, ha disposto il giudizio immediato per sei sindaci, un assessore e dodici componenti del consiglio di amministrazione dell’ Asi (Area sviluppo industriale) di Agrigento.
Come un secolo e mezzo fa, quando il seggio in consiglio comunale consentiva ai rampolli delle famiglie più potenti un trattamento di riguardo rispetto alla coscrizione obbligatoria, anche oggi una legge consente a chi ha una pubblica poltrona di avere simili vantaggi. Un esempio? Per avvicinarsi o restare vicino a casa anziché fare il loro lavoro nei penitenziari sempre più a corto di personale nel Nord, alle elezioni comunali del paese di Comitini, un minuscolo borgo girgentino dove bastavano 24 voti per essere eletti nell’ assemblea municipale, c’ erano quattro secondini su 12 candidati in una lista, quattro secondini su 12 candidati nella seconda. Più un poliziotto e un finanziere che avevano fatto lo stesso conto.
L’ identico giochetto è possibile con la nomina nel consiglio di un ente pubblico. Risultato: all’ Asi di Agrigento, che per statuto «mira a favorire l’ insediamento delle piccole e medie imprese», su 49 consiglieri un terzo erano agenti di custodia. Del tutto sprovvisti, ovviamente, dei requisiti imposti dalla legge regionale numero 19/1997 come «essere in possesso di: a) titolo di studio adeguato all’ attività dell’ organismo interessato; b) esperienza almeno quinquennale scientifica ovvero di tipo professionale o dirigenziale» o avere la «qualifica di magistrato» in quiescenza o di «docente universitario di ruolo anche in quiescenza».
Dopo essere stato commissariato, l’ ente rinnovò i vertici. E dentro, stavolta, finirono rappresentanti di commercio, insegnanti, impiegati dell’ Enel, ancora agenti di custodia, infermieri e addirittura un carrozziere. E tutti, da quel che si capisce, dichiararono «di essere in possesso dei requisiti richiesti dalla legge indicata in intestazione». Il processo fissato per il 31 ottobre (i reati sono abuso d’ ufficio e falsità ideologica) potrebbe finalmente farla pagare cara a un po’ di furbetti. Resta il tema: possibile che in un secolo e mezzo non sia cambiato niente?
Gian Antonio Stella