ALESSANDRA RETICO , la Repubblica 29/6/2011, 29 giugno 2011
MARTA, LA NIPOTINA DI PELÈ CHE GIOCA MEGLIO DEI MASCHI - A
dieci anni le regalarono i primi scarpini, erano di tre taglie più grandi. Lei ci metteva dentro un po´ di carta e via. Nel suo villaggio, Dois Riachos, 1.600 chilometri a nord di Rio, Brasile asciutto e assetato del Sertão, la gente aveva visto solo polvere, processioni e funerali. Mai una come Marta Vieira da Silva, la bambina che giocava a pallone con i maschi anziché con le bambole. Adesso di anni ne ha 25, è la più famosa calciatrice al mondo, gioca da gennaio nei Western New York Flash a Buffalo dopo essere stata a lungo disoccupata, ha vinto cinque Palloni d´Oro di cui tre consecutivi. Più di Messi (2), con fatica, meno soldi e nella più opaca pubblicità.
Eppure le donne fanno calcio, e qualcuno ora se ne accorge. Ai mondiali in Germania, alla partita inaugurale domenica scorsa a Berlino (le ospiti campioni in carica tedesche contro il Canada di Carolina Morace 2-1) c´erano quasi 75mila spettatori all´Olympiastadion. Record europeo, così come l´audience tv: oltre 14 milioni in Germania e punte di 18. Qualcosa è cambiato. Le signore del pallone non sono più così cattive, molte finiscono sulle copertine con le loro chiome da coiffeur e i tacchi, le unghie smaltate e i mariti a casa.
Lady football ci ha sempre creduto che è possibile: la chiamano la nipote di Pelé dal titolo di un documentario svedese, ha l´arte del futebol brasilero, guizzi, ruvidezze, ricami e botte. Dopo la doccia si trucca. Oggi il Brasile esordisce con l´Australia (a Mönchengladbach). Lei annuncia: «È il momento di prendercelo questo titolo: nel 2007 la Germania ci ha battuto in finale, ma solo per una questione di piccoli dettagli». Lei con le piccole cose si è fatta grande. Quando a Dois Riachos i ragazzi si vergognavano di stare in squadra con una femmina e suo fratello la picchiava e sua madre Teresa certo non gradiva e i vicini mormoravano, lei prese un autobus verso Rio: «Avevo 14 anni, andai a giocare al Vasco de Gama, uno dei pochi club con una squadra femminile. Convinta che mai sarei tornata al mio paese». E infatti lì rimase, due anni, prima di passare a Santa Cruz. Fece vedere: palleggi e dribbling rococò. 154 centimetri, 58 chili, mica un colosso. Eppure fa una festa assurda il suo corpo perché si vede che è bisognoso: di pallone. Ma i soldi mancano, emigra in Europa, in Svezia, a 18 anni, sei stagioni all´Umea, 111 gol in 103 partite, tre campionati. L´America la scopre, la ingaggia il Los Angeles Sol, diventa una celebrità. 500mila dollari all´anno, non parliamo di cifre maschili, un decimo di Messi. Poi la spola tra diversi club: Santos, Fc Gold Price, Santos e ora ai Flash.
Con il Brasile fa un gol ai mondiali 2007 contro gli Usa che diventa un tormentone su YouTube: un pallone che le arriva dal centro campo, lo addomestica con dolcezza, lo arrotola di tacco per superare la difesa, lo riaggancia con una circumnavigazione dell´avversaria, salta l´ultima donna con una finta e lo infila leggero e morbido sul primo palo. L´artista del tocco, Marta. Se c´è lei, allo stadio è garantito un salto del 20 per cento degli spettatori, negli Stati Uniti con lei il calcio è cresciuto del 225 per cento tra le donne. "Il miglior calciatore del mondo" titolava Newsweek nel febbraio scorso. Al maschile. La regina, ma sempre calcio è.