varie, 30 giugno 2011
Santo Guglielmino, 85 anni e la convivente Rosa Colusso, 86. Il Guglielmino, origini siciliane, muratore in pensione, irascibile e nervoso, separato, la passione per i film western, usciva dal suo appartamento popolare a Collegno (Torino) solo per fare la spesa e imponeva alla compagna, malata di Alzheimer e costretta sulla sedia a rotelle, di restare sempre tappata in casa e di non parlare coi vicini
Santo Guglielmino, 85 anni e la convivente Rosa Colusso, 86. Il Guglielmino, origini siciliane, muratore in pensione, irascibile e nervoso, separato, la passione per i film western, usciva dal suo appartamento popolare a Collegno (Torino) solo per fare la spesa e imponeva alla compagna, malata di Alzheimer e costretta sulla sedia a rotelle, di restare sempre tappata in casa e di non parlare coi vicini. I due, seguiti dai servizi sociali, poverissimi, nei mesi scorsi, per un disguido, s’erano visti aumentare l’affitto da 82 a 400 euro. La faccenda s’era presto risolta grazie all’intervento del Comune ma da allora il Guglielmino s’era messo in testa che tutti ce l’avevano con lui. L’altra mattina, ritrovandosi senza corrente per via di un guasto, pensò che la società elettrica gli aveva staccato la luce per un ritardo nel pagamento delle bollette e allora, furibondo, prese a gettare tutto il cibo che aveva in frigo dalla finestra. Intervenne una vigilessa, lui gli mostrò una pistola e poi esplose un colpo, da dentro casa, che trapassò la porta e si incagliò contro il portone di fronte. AArrivarono i carabinieri, l’uomo a un certo punto gridò «ridatemi la corrente e mi arrendo», il guasto fu riparato ma lui restò barricato. Nel primo pomeriggio da Livorno arrivarono pure i militari del Gis, che per ore cercarono di calmarlo, invano, parlandogli al telefono. Lui, bestemmiando e prendendosela con tutti, compresi Craxi e Berlusconi, compresa «questa città bastarda che da sempre mi ride dietro e mi prende in giro perché sono di Catania», continuò a lanciare oggetti in cortile mentre alla finestra, per qualche istante, compariva anche la Colusso, lo sguardo vuoto, assente, indosso una vestaglia di stoffa azzurra. Verso mezzanotte il Guglielmino incastrò un mobile dietro la porta, sul mobile sistemò le bollette della luce, quelle del gas, le vecchie multe, le lettere della banca, le comunicazioni dell’azienda delle case popolari (tutti fogli che rappresentavano la schiera di nemici che gli stavano «rovinando la vita»), e con le mani tremanti per la vecchiaia assemblò una bomba con cui sperava di far saltare in aria l’intero palazzo: un borsello con dentro 100 accendini, 28 proiettili calibro 7.65, chiodi, bulloni e carta. Subito dopo sparò due colpi a caso dalla finestra, altri due contro la compagna, quindi accese un rogo di mute e bollette e l’ultimo colpo se lo sparò alla testa. Verso la mezzanotte di mercoledì 29 giugno in un palazzone popolare a Collegno (Torino).