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 2011  giugno 30 Giovedì calendario

AMY WINEHOUSE PER IL FOGLIO DEI FOGLI


«They tried to make me go to rehab. I said no, no, no» (hanno provato a mandarmi in riabilitazione, ho detto no, no, no) (da Rehab, uno dei più grandi successi di Amy Winehouse). [1]

Dopo i primi sette giorni di giugno passati in un rehab di Londra, cioè in una clinica dove hanno cercato di ripulirla da droga e alcol, Amy Winehouse, 27 anni, regina del R&B, del soul e del jazz, cinque Grammy Awards vinti nel 2008, ammirata anche da Elton John, Rolling Stones e Annie Lennox, sabato 18 si è presentata al Fortress Festival di Belgrado, prima tappa del suo tour europeo, completamente fatta e ubriaca. Andrea Malaguti: «Non è stato un disastro. È stato un funerale. Celebrato da tutti i giornali del pianeta. Ventimila spettatori e biglietti a quaranta euro l’uno. Una fortuna in un Paese dove lo stipendio medio arriva faticosamente a 300. Ma per lei, la Matta, si poteva fare. Sbronza, gli occhi sbarrati, la bocca impastata e le orecchie incapaci di sentire le note, la diva di Back to Black ha girovagato per novanta minuti sul palco, mentre un pubblico sempre più nervoso le scaricava addosso il suo violento disprezzo. Era vistosamente disorientata. Le pupille da tossicodipendente, le braccia che mulinavano inutilmente nell’aria. L’hanno presa a scarpate. Non se ne è accorta». [2]

«Nei video del web si notano i disperati ragazzi della band inutilmente aggrappati agli strumenti, mentre una zombie con i capelli gialli e viola scaraventa il microfono sulle casse e cerca per due volte di lasciare la scena [...] Amy non canta, balbetta, si aggrappa al microfono, sorride ebete. È in un pianeta suo fatto di whisky e di fumo. Sembra sull’orlo di vomitare. La gente la insulta. Lei non reagisce. Ha un sorriso ebete stampato in faccia, come se avesse raggiunto la serenità degli ubriaconi di Hemingway, passati, a forza di bere, dall’altro lato dell’angoscia, arrivando a una serenità polare, vicina alla morte – è vero – ma proprio per questo pacificatrice». [2]

All’hotel di Belgrado dove alloggiava la cantautrice era stato ordinato di far sparire l’alcol nei frigo bar di tutto il piano. Lo scorso gennaio, anche i produttori dei suoi spettacoli in Brasile avevano chiesto alla direzione dell’hotel Santa Teresa di Rio di togliere ogni bevanda alcolica dalla stanza della Winehouse (solo acqua minerale, succhi di frutta e gazzose). Lei s’era intrufolata in un’altra stanza, vuota, e aveva fatto incetta di alcolici. [3]

Dopo il disastro di Belgrado, i dodici concerti del suo tour europeo, compreso quello di Lucca, in programma per il 16 luglio, sono stati annullati. Matteo Persivale: «Il ritiro letteralmente sine die avviene dopo una lunghissima serie di passi falsi personali (il matrimonio finito con l’impresentabile Blake Fielder-Civil, tossicomane e galeotto), di problemi di salute (l’enfisema polmonare, una serie di infezioni che le ha provocato la perdita di alcuni denti), di problemi emotivi (l’autolesionismo: per un certo periodo si tagliava le braccia con un coltello), le dipendenze (da crack e alcolici) il tutto ripreso in tempo reale dai paparazzi appostati ovunque (tra i punti più bassi, i crudeli primi piani su quella povera bocca sdentata ingranditi col teleobiettivo e fatti rimbalzare sui siti di gossip del mondo)». [4]

Quando è a corto di birra, la Winehouse si affaccia con una banconota dalla sua casa di Camden, a Londra, e chiede a uno dei paparazzi che bivaccano là fuori di andare al supermercato a far rifornimento. [5]

Qualcuno del suo entourage dice che in casa della Winehouse «ci sono pile di piatti sporchi, biancheria sudicia, rifiuti sparsi ovunque». Pare inoltre che la cantante si lavi poco. Risultato: puzza e volto coperto da impetigine, una malattia della pelle dovuta alla scarsa igiene personale. Per i concierge, inoltre, è una delle star più maleducate. A febbraio 2008 lasciò la stanza del Riverbank Plaza Hotel di Londra in uno stato pietoso: bottiglie di birra e cicche di sigarette, liquore sparso sulle tappezzerie, indumenti intimi sporchi sul pavimento e nella doccia un tappeto di capelli corvini. [6]

«Tutto in Mrs Winehouse pare scandaloso. Compreso il look. Gli occhi bistrati, l’eyeliner dato giù con la spatola e una chioma di capelli corvini cotonati come Cleopatra o Moira Orfei. E poi i tatuaggi. Se ne contano 15. Molti sono di donne nude. “Mi sento più uomo che donna”, ha dichiarato la cantante “però non sono lesbica. Non prima di una Sambuca comunque”». [7]

Segue dalla prima pagina
Amy Winehouse nasce a Enfield, nel Middlesex (Inghilterra) il 14 settembre 1983. Suo padre è un tassista ebreo, sua madre una farmacista. A 12 anni s’iscrive alla Sylvia Young Theatre School ma viene espulsa perché non s’impegna. Per guadagnarsi da vivere fa la commessa in un negozio di tatuaggi e d’abbigliamento. Il successo arriva a 20 anni (nel 2003) con Frank (250mila copie). In seguito inizia a fare uso di droghe e alcol e a perdere peso: «Un po’ di anoressia, un po’ di bulimia. Non sono del tutto ok ma credo che nessuna donna lo sia». Nel 2006 pubblica Back to Black: oltre cinque milioni le copie vendute. A 24 anni, secondo il Sunday Times, ha già accumulato un patrimonio di 15 milioni di euro. [8]

Il 7 gennaio 2007 sospende la sua esibizione al Gay (famoso locale londindese) dopo che ubriaca fradicia ha vomitato sul palco. Poco dopo, in un talk show televisivo, chiede di potere bere un bicchiere, ma quando scopre che è acqua la sputa in diretta. Nell’agosto del 2007 finisce in clinica per un’overdose di ecstasy, cocaina e ketamina. A ottobre viene arrestata in Norvegia per possesso di marijuana. Nel gennaio 2008 inizia a circolare un video dove fuma crack e ammette di aver preso «sei valium per calmarmi». Sempre nel 2008, a Lisbona, sul palco di Rock In Rio, l’aspettano in 90mila. Si presenta con un’ora di ritardo, inciampa, cade, sanguina, biascica per quaranta minuti canzoni ubriache. Il pubblico, infuriato, la maledice. Nel 2009 viene assolta dal tribunale di Westmister dall’accusa di aggressione con tanto di pugno nell’occhio a Sherene Flash, fan in sfortunata caccia di foto e autografo. La cantante, durante il processo, dimostra che la fan è molto più alta del suo metro e 55 e che pertanto, abbracciandola, l’ha spaventata. Le viene riconosciuta la legittima difesa. [9]

Amy Winehouse «ha un cognome che a qualcuno pare già un presagio di sregolatezze (letteralmente “casa del vino”)». [10]

La stampa inglese dopo il concerto di Belgrado si è schierata dalla parte di Amy Winehouse. Andrea Malaguti: «Un po’ giocando un po’ facendo sul serio. Il sito della Bbc ha deciso shakespeareanamente di lanciare un quesito: To boo or not to boo? Ululare o non ululare? Davvero è possibile fischiare una tipa così? È strana e inaffidabile, ma per caso è una sorpresa? Il critico musicale Simon Price, un’autorità, si è schierato con i “not to boo”. “Che fai, vai a vedere uno spettacolo di Amy e ti aspetti uno show sobrio e monastico? [...] Quando Bob Dylan si presentò a Finsbury Park stravolgendo il suo repertorio e cantando francamente in maniera strana la gente lo bollò come un genio. E vogliamo dimenticarci di quando il frontman degli Arctic Monkeys, Alex Turner, mollò lì una canzone che non ricordava più e il pubblico si mise a cantare per lui?”». [2]

Sulle pagine dei tabloid Mitch Winehouse, padre di Amy e aspirante musicista, in questi anni ha commentato ogni notizia relativa alla figlia, «dall’enfisema “che potrebbe ucciderla da un momento all’altro se fuma crack” alla sua decisione di rifarsi il seno spendendo 40mila euro. E viene spontaneo pensare che se invece di dichiarare cose volgari del tipo “ora le sue poppe sono fantastiche” (dopo il ritocco) e avesse fatto di più per tenere sotto controllo le pessime abitudini (e frequentazioni) della figlia, forse oggi la musica avrebbe in più un talento straordinario capace di stare in equilibrio come un’acrobata sul filo sottile teso tra il R&B, il soul, il pop e il jazz, cantando con una voce straordinaria per colore, estensione ed espressività. E una clinica di disintossicazione per ricchi avrebbe una paziente di meno» (Matteo Persivale). [4]

Numerosi i vip che per farsi disintossicare da sesso, alcol e droga, si rinchiudono in cliniche di lusso dove spendono cifre da capogiro. Ad esempio Kate Moss e Pete Doherty si sono fatti ricoverare in coppia nella clinica Capio Nightingale Hospital di Londra dotata di palestra, piscina, centro per l’aromaterapia eccetera, sborsando 7.500 euro solo per il deposito cauzionale (l’assistenza psichiatrica costa 800 euro al giorno, la terapia di coppia 300 l’ora). Keith Urban ha scelto il Betty Ford Center Rancho Mirage della California, che chiede 18 mila euro per un mese di ricovero e un deposito cauzionale di 4 mila euro. Lindsay Lohan e Mike Tyson sono stati al Wonderland di Los Angeles: situato in un parco, dotato di palestre, piscine e maneggio, ospita un massimo di sedici pazienti che spendono ciascuno 30 mila euro al mese. [11]

«Amy Winehouse, quella delle impietose immagini di Belgrado, sembra davvero ansiosa di condividere il destino che ha travolto tanti soggetti dello star system del rock. Si spera che non arrivi all’autodistruzione totale allungando una lista che va da Brian Jones a Janis Joplin, da Jimi Hendrix a Jim Morrison, da Elvis Presley a Kurt Cobain. Ma gli artisti sono una categoria a rischio? In parte sì, perché in quanto artisti sono spesso persone sensibili e facilmente vulnerabili. [...] “È difficile suonare davanti a una folla immensa – confessava tempo fa Franz Di Cioccio della PFM – senza aver bevuto perlomeno un goccio. Ma per un artista rock il peggio viene dopo lo spettacolo, quando arrivano l’angoscia e la solitudine, e con esse la voglia di tirar tardi a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo”. Un mal di vivere confermato anche da Loredana Bertè: “Torno a casa e mi sento sola, soffro d’insonnia e vado a letto la mattina incazzata più di prima. E non trovo nessuno disposto a ricevere al telefono i miei sfoghi notturni”. “Ho visto un miliardario come Palmer – ricorda Di Cioccio – arrivare stravolto dagli eccitanti a casa di Greg Lake a tarda notte a cercare un po’ di calore. Credetemi, le rockstar sono uccise dalla solitudine e, di conseguenza, da tutte le sostanze che assumono nel tentativo di scacciare l’angoscia”» (Mario Luzzato Fegiz). [12]

«Da quando ho 16 anni sento una nuvola nera sopra di me. Da allora prendo pillole contro la depressione» (Amy Winehouse). [13]

Dichiarazioni di alcune rockstar favorevoli al consumo di stupefacenti. Noel Gallagher degli Oasis: «Ai ragazzi direi: prendete tutto, provate. Le droghe sono un’invenzione favolosa, una figata. Io non capisco chi non si droga. Chi dice di non averlo mai fatto in vita sua è un fottuto idiota. Mentre ero fatto, ho avuto le conversazioni più brillanti e le idee migliori della mia vita». Lily Allen: «Genitori, fate provare la droga ai vostri figli. Conosco tante persone che assumono cocaina tre notti a settimana e si svegliano il mattino dopo per andare al lavoro senza nessun problema». Keith Richards dei Rolling Stones: «La parte migliore è quando al risveglio ti rendi conto di esserti veramente divertito». Il bassista del gruppo punk americano Green Day: «Tutti dovrebbero calarsi un acido nella vita». [14]

«Mi diverto molto certe notti, ma poi esagero. Sono davvero un’ubriacona. Spesso non ricordo cosa faccio. E quando il giorno dopo mi torna la memoria sono travolta dalla vergogna» (Amy Winehouse). [7]

(a cura di Roberta Mercuri)

Note: [1] Corriere della Sera 23/1/2008; [2] Andrea Malaguti, La Stampa 22/6; [3] Corriere.it 22/6; [4] Matteo Persivale, Corriere della Sera 22/6; [5] Giuseppe Videtti, la Repubblica 31/7/2008; [6] Giuseppe Videtti, la Repubblica 31/7/2008; Stefania Fiorucci, Novella 2000 2/7/2009; Benedetta Perilli, repubblica.it 1/9/2008; [7] Lorenzo Franculli, Europeo 1/4/2008; [8] Lorenzo Franculli, Europeo 1/04/2008; Paola De Carolis, Corriere della Sera 16/5/2008; [9] Giuseppe Videtti, la Repubblica 31/7/2008; L.F., Novella 2000 6/8/2009; Lorenzo Franculli, Europeo 1/4/2008; [10] Luigi Offeddu, Corriere della Sera 18/8/2007; [11] Vanity Fair febbraio 2007; [12] Mario Luzzato Fegiz, Corriere della Sera 22/6; [13] Mario Luzzatto Fegiz, Corriere della Sera, 27/10/2007; [14] Marino Collacciani, Il Tempo 18/1/2010.