Francesco Sisci, Il Sole 24 Ore 29/6/2011, 29 giugno 2011
SE PECHINO CRESCE CON IL CREDITO ITALIANO
Il problema riguarda il destino dell’Italia nel prossimo decennio, quando la Cina correrà per diventare potenza economica numero 1 seguita rapidamente da altri giganti demografici come India, Indonesia o Brasile. L’Italia e le aziende italiane saranno capaci di ricavarsi un ruolo, una nicchia, in un mondo dove esse saranno in proporzione sempre più piccole?
Forse sì, perché l’Italia e in questo caso le banche italiane, hanno un bene assolutamente vitale per la crescita di questi giganti: sanno come servire e far crescere le piccole e medie imprese private. Questo è stato il punto di partenza di Corrado Passera, amministratore delegato di Banca Intesa Sanpaolo, nella sua conferenza ieri all’università di Pechino in occasione del 30 anni dell’apertura della rappresentanza a Pechino.
Con più di 100 distretti industriali e oltre 5mila aziende medie che producono circa un quarto delle esportazioni, l’Italia ha un immenso bagaglio di conoscenze cruciali per Pechino in questo momento. In Cina la crescita di questi ultimi trent’anni è stata trainata dalle piccole e medie imprese private le quali però ricevono complessivamente meno della metà dei crediti dati alle imprese statali. Queste imprese pagano il denaro tre, quattro volte rispetto alle imprese statali.
Né i fondi di investimento riescono a raggiungerle o aiutarle, perché troppo piccole o disorganizzate o semplicemente familiari per essere gestibili da gruppi di «venture capital», organizzati all’americana. L’esperienza delle banche italiane, come Intesa, cresciute mano nella mano con imprese familiari, con i conti disordinati, può essere ancora molto utile in questa fase di crescita della Cina. Infatti è chiaro, come ha sottolineato Passera, che «mantenere la crescita competitiva delle piccole e medie imprese significa essere capaci di sostenere i loro investimenti in innovazione e internazionalizzazione».
Questo è un messaggio chiaro per il governo cinese che oggi vuole passare da una produzione di massa e di qualità bassa a una produzione più sofisticata che faccia emergere dei marchi di grande qualità. Qui il punto di riferimento per la Cina è l’Italia. La vendita di prodotti di lusso italiani in Cina cresce ogni anno di oltre il 20 per cento nonostante dazi intorno quasi al 100% del valore della merce. Ma in Cina non è chiaro quello che in Italia è ovvio, che i produttori di questi marchi sono nati e cresciuti grazie a un rapporto molto speciale tra imprese e banche come Intesa.
Il dato degli acquisti è importante oltre che per il guadagno che porta al nostro Paese anche perché indica l’interesse profondo che la Cina ha per l’Italia, la sua esperienza industriale di cui il sistema bancario è al centro. Questo rapporto tra banca e impresa italiane potrebbe essere una delle chiavi per l’espansione, la vita e la moltiplicazione delle imprese italiane in Cina, al centro del motore del futuro. Ma come tradurre concretamente l’esperienza italiana in Cina non è chiaro, Passera in questo ha acceso una prima luce.