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 2011  giugno 29 Mercoledì calendario

Il gelato spacca l’Italia: al Nord costa il doppio - Chi rinuncerebbe a un bel gelato quando la temperatura sale a trentacinque gradi? Po­chi, pochissimi

Il gelato spacca l’Italia: al Nord costa il doppio - Chi rinuncerebbe a un bel gelato quando la temperatura sale a trentacinque gradi? Po­chi, pochissimi. La stragrande degli italiani è infatti golosa e ama il cono anche se costa qua­si come una pizza margherita. Già, perché il giro di affari attor­no a cialde e coppette ha sfiora­to i 2 miliardi di euro nel 2010 e c’è da scommettere che que­st’anno la cifra sarà superata per i rincari che non guardano in faccia a nessuno. Ma gli ap­passionati sono capaci di ri­nu­nciare alla verdura o alla frut­ta o all’intero pranzo pur di gu­starsi il loro alimento calorico preferito. E poi si sa, un gelato può sostituire il pasto. Purché sia buono e genuino. Purtrop­po, più gli ingredienti sono sani e più il gelato costa. Ma il prez­zo dipende anche da dove si ac­quista. E in fatto di gelati il fede­ralismo è già diventato una real­tà. Al Nord (manco a dirlo) si spende molto dipiù.Da un’in­dagine­di Altroconsumo emer­ge che Milano è la città più cara dove concedersi un cono: qui i prezzi oscillano tra 1,70 e i 2,50 euro per un cono piccolo e tra i 2,20 e i 3 euro del cono medio. Per acquistare un chilo di gela­to, invece, si possono spendere dai 14 ai 24 euro, quanto un chi­lo di pesce spada. Un vero salas­so. Segue a ruota Sorrento, che si contende il primato del se­condo posto con Santa Mar­gherita Ligure. Seguono Rimi­ni e poi Roma. Per risparmiare bisogna scendere al Sud, mol­to al Sud. E arrivare a Palermo, città godereccia dove un cono piccolo a due gusti si può rime­diare a un euro, mentre per un cono medio si spende dall’eu­ro e cinquanta ai due. E poi ci sono le vie di mezzo. La cam­pionatura è stata effettuata su 7 capoluoghi (Milano, Roma, Napoli, Bari, Genova, Rimini e Palermo) e 5 località di mare (Lido di Ostia, Sorrento, Santa Margherita, Mola e Mondello). E il costo varia molto, con una differenza vicina al 40% tra prezzo minimo e prezzo massi­mo. Un’ingiustizia vera e propria per i golosi indefessi. Che si con­solano almeno sulla scelta. So­no circa seicento i gusti disponi­bili (ne hanno fatto uno anche al pollo, per gli amici a quattro zampe) e dunque si può spazia­re dalla liquirizia al puffo, dalla crema di riso al croccantino. I gusti preferiti? Tengono te­sta, senza rivali, i classici. I più gettonati rimangono cioccola­to, nocciola, limone, fragola, crema e stracciatella. Le solu­zioni più creative, compreso le misture alla frutta esotica e non, scendono in secondo pia­no. Regge bene il pistacchio, ma solo se genuino e se fatto con i famosi pistacchi siciliani di Bronte.E visto che l’offerta di­venta sempre più creativa, la domanda cresce di anno in an­no. Tra gelati artigianali e indu­­striali, le famiglie italiane spen­dono in un anno 1,9 miliardi di euro, per un totale di 82 euro a famiglia. Al Nord si scuce me­diamente di più. Qui, per una media di 94 euro a famiglia, la spesa rappresenta il 52,9% del totale. Quella del Mezzogiorno è invece il 24% della spesa na­zionale e si scende al 17% nel Centro Italia.