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 2011  giugno 29 Mercoledì calendario

«Il cardinale? Gli piacciono il calcio e la politica E sugli immigrati vi stupirà» - Roberto Formigoni conosce Angelo Scola da più di mezzo seco­lo

«Il cardinale? Gli piacciono il calcio e la politica E sugli immigrati vi stupirà» - Roberto Formigoni conosce Angelo Scola da più di mezzo seco­lo. Il presidente della Regione Lom­b­ardia e il nuovo arcivescovo di Mi­lano, entrambi di Lecco, si sono in­contrati da ragazzi, al liceo classico Alessandro Manzoni. Hanno attra­versato insieme avventure anche burrascose, come quando li pren­devano a botte perché attaccavano i manifesti di Comunione e libera­zione, il movimento ecclesiale fon­dato da don Giussani. Presidente Formigoni, ricorda la prima volta che ha visto il suo amico Angelo Scola? «Certo! lo ricordo benissimo. Ero un ragazzino di 13 anni, era il 1960 e mi ero appena iscritto alla quarta ginnasio del liceo Manzoni di Lec­co. Ricevetti una telefonata da An­gelo Scola, che aveva cinque anni in più di me, aveva appena fatto la maturità ed era presidente locale della Gioventù studentesca, quella che poi sarebbe diventata Comu­nione e liberazione». E che cosa voleva da lei don Angelo? «Non era ancora don. Sa­rebbe entrato in seminario una decina di anni dopo. Si stava per iscrivere al Poli­tecnico: fece lì due anni e poi passò a Filosofia. Mi disse: abbiamo dato vita a questo giornale studente­sco che si chiama «Il Mi­chelaccio » (vuol dire ragaz­zo discolo), vorremmo che tu facessi una tre gior­ni a Gazzada per parlare del giornale. Verranno a te­nerci seminari anche il giornalista Giorgio Bocca e il mitico Robi Ronza. Da allora siamo sempre stati amici io e Angelo, poi don Angelo, il vescovo Angelo, il cardinale Angelo, patriar­ca Angelo e oggi arcivesco­vo Angelo». Quando l’ha visto l’ulti­ma volta che le ha det­to? «Sono andato a trovarlo a Venezia sei mesi fa, a Na­tale. La frequentazione, che fu intensissima in quei primi anni, poi si diradò moltissimo, ma stima e amicizia sono rimaste inal­terate. Le scelte politiche le faccio io! le scelte cardi­nalizie le fa lui! ma amia­mo, da persone che si sti­mano, approfondire certi temi e scambiare opinioni sul mondo». Ha ricevuto consigli e rimproveri da Angelo Scola? «Soprattutto nell’età gio­vanile, sì! Tanti ma me li tengo per me. Tutte le scel­te più importanti le abbia­mo discusse insieme. Mi iscrissi anch’io a ingegne­ria, poi come lui passai a fi­losofia... ». Che tipo era il cardinale Scola a vent’anni? «Era molto poco burocratico, ci aiutò nel passaggio della fede cri­stiana dall’età infantile all’età giova­nile. Negli anni ’50 e ’60 tuttal’Italia era cattolica ma da adolescenti quella fede non ci bastava più. Io eb­bi la fortuna di imparare una fede più consapevole con Scola e altri con lui.Non c’erano maestri incat­tedra ma chi era più grande aiutava chi era più piccolo a entrare nella fede della Chiesa». Come lo descrive a tutti coloro che ancora non lo conoscono? «È un uomo completo, curioso, interessato, sicuramente di grande cultura, ha studiato molto perché sentiva che per dare testimonianza bisognava conoscere e dialettizza­re con tutti, anche con la cultura marxista che stava diventando ege­mone. È anche uomo, profonda­mente uomo, capace di dialogare e appassionato di sport e di politica». Per quale squadra tifa? «Come molti della sua generazio­ne è tifoso del Toro, che aveva vinto cinque scudetti e poi c’era stata la tragedia di Superga. È tifoso del Lec­co e­del Venezia ma se deve sceglie­re per lo scudetto, tifa Milan. Riten­go di essere stato importante in que­sta scelta». Che cosa si aspetta dal vescovo Scola? «Saranno sorpresi da come sarà capace di interloquire su immigra­zione, lavoro, confronto di culture. È un grande intellettuale, per una volta non marxista o di sinistra, ma cattolico a 360 gradi e non noioso, non barboso, capace di interessare anche il laico più incallito. Alcune parole di Cacciari sono una testi­monianza straordinaria. È un uo­mo sorprendente e piacevolissi­mo ». È cambiato negli anni? «Da giovane aveva una capiglia­tura rosso fulvo, adesso si è imbian­cato... Ha 69 anni ma ha fondato questo Oasis, che è un osservato­rio importantissimo sul mondo islamico. Scrive da sé i suoi di­scorsi e i suoi documenti. È uno capace di stroncare un cavallo per la massa di lavoro. Fa un po’ poco sport». In molti con il suo arrivo temono uno strapotere di Cl a Milano. «Chi lo teme non conosce Cl e non sa che cosa sia. Non è una setta e nemmeno un’asso­ciazione, è un modo di vivere il cristianesimo nella sua totali­tà. Il ciellino si riconosce inte­gralmente nell’insegnamen­to­del Papa e dei vescovi in co­munione con lui». Scola e Pisapia come don Camillo e Peppone? «Ma per carità, ha convis­suto con Cacciari a Venezia, confrontandosi. Certo, se Pi­sapia saprà reggere la sfida. Poi ci sarà anche Formigo­ni: non è mica detto che la pensiamo sempre nello stesso modo».