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 2011  giugno 30 Giovedì calendario

“Il mio Vittorio De Sica sonnambulo sul set” - Critico cinematografico onnivoro, talpa d’archivio, autore, attore - «e guitto», suggerisce lui con autocompiacimento -, tormento dei programmi di Piero Chiambretti, col quale coltiva da anni un sodalizio tanto fruttuoso quanto tempestoso, Tatti Sanguineti arriva adesso sui teleschermi estivi (Iris, sul digitale terrestre di Mediaset) con una serie di maratone cinematografiche tutte da registrare

“Il mio Vittorio De Sica sonnambulo sul set” - Critico cinematografico onnivoro, talpa d’archivio, autore, attore - «e guitto», suggerisce lui con autocompiacimento -, tormento dei programmi di Piero Chiambretti, col quale coltiva da anni un sodalizio tanto fruttuoso quanto tempestoso, Tatti Sanguineti arriva adesso sui teleschermi estivi (Iris, sul digitale terrestre di Mediaset) con una serie di maratone cinematografiche tutte da registrare. Si parte con De Sica sabato; segue, il 9, Fellini e, il 16, Monicelli, il tutto spruzzato da 22 film di Walter Chiari, un’icona sanguinetiana, cui il critico dedica da anni scavi e ricerche da archeologo. Concentriamoci su De Sica. Il 7 luglio è il suo compleanno (sarebbero 110 candeline) ed è assai meno classificabile degli altri. A parte i capolavori neorealisti, s’intende. «Due capolavori neorealisti - Ladri di biciclette eUmberto D. - li ho messi anch’io, non potevo farne a meno. Ma ho scartato i suoi film più popolari. Niente Pane, amore , né Ciociara , per capirci». Che De Sica ha scelto, allora? «Il De Sica che fa il conte, l’avvocato, il truffatore… L’interprete post-neorealista, l’attore che espia l’arroganza di avere fatto, da regista, Umberto D .». Espia anche la passione per il gioco, no? Certo, "Umberto D." gli crea solo debiti. Ma in più lui dilapida al casinò tutto quello che guadagna. «Le due cose vanno insieme. Nessun dilapidatore di fortune fu tanto coraggioso nella regia. Rizzoli gli offre 200 milioni per fare Don Camillo , ma lui vuole girare Umberto D. e rifiuta. Rizzoli gli vuol bene, cerca la via d’uscita: visto che sei così testardo te li diamo, i soldi per Umberto D, ma devi interpretarlo tu. E lui no, rifiuta l’escamotage, ci mette soldi suoi. Avrebbe salvato Umberto D. , interpretandolo». Che c’è da salvare nel De Sica mercenario? Vedo qui i film della maratona: Casino de Paris, Vacanze a Ischia, I due maresciali, L’allegro squadrone … «Sembrano fatti apposta per far divampare i pregiudizi della cultura di sinistra. Eccolo lì De Sica: venduto! Invece che duro e puro, molle e impuro». Accantoniamo i pregiudizi. Che c’è di buono in questi film? «In questi film fa tutto come un sonnambulo, smarrito…» In che senso? «Rodolfo Sonego diceva: "De Sica faceva sostanzialmente due personaggi: il Conte e il Truffatore. Trascorreva le notti a giocare e spesso, il giorno dopo, sul set, s’era scordato il personaggio. E allora ti fissava incerto, come per chiederti se era conte o truffatore. E tuttavia ci sono questi guizzi, questa autoironia, questa capacità di recitare con chiunque, di far recitar anche un paio di scarpe - non ci riusciva solo Chaplin! Guardi come fa recitare i nuovi corpi del cinema italiano, i poveri ma belli, i fustacchioni…» Nomi? «Be’, prendiamo a caso. Ecco qui, il cast di Vacanze a Ischia , c’è Cifariello, c’è Maurizio Arena, c’è Ennio Girolami... Tutta gente che lui dirige, in qualche modo, anche se alla regia c’è Mario Camerini, mica uno sprovveduto. Ma De Sica era come un maestro di recitazione, sui set. Tirava fuori un’espressione anche da un sasso. E gli attori si fidavano solo di lui. La Lollo non prendeva il ciak da Comencini se prima non aveva ascoltato i consigli di De Sica. Se non era arrivato sul set, non si cominciava. Comencini masticava amaro, ma stava zitto». Che differenza c’è tra Vacanze a Ischia e una delle tante Vacanze natalizie del figlio di Vittorio, Christian? «La professionalità. Vacanze a Ischia ha tutte le caratteristiche della marchetta - Rizzoli, il produttore, aveva investito pesantemente nelle terme dell’ isola - sta a galla grazie alla regia di Camerini, la fotografia di Otello Martelli, che dirigerà la fotografia della Dolce vita , la sceneggiatura di Benvenuti, De Bernardi, Franciosa e Campanile, i costumi di Piero Tosi! Marchetta, sì, ma a livello molto alto». Com’era bello anche il peggior cinema italiano! Riguardate De Sica e ve ne accorgerete. «Sì, ed è solo l’inizio. De Sica va "riguardato" tutto e ripensato in toto. Diceva Tullio Kezich: "In un Paese di trasformisti, De Sica è stato un mutante. Per capire finalmente il suo lavoro, per analizzarlo e metterlo a frutto, non basterà una generazione di critici».