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 2011  giugno 30 Giovedì calendario

VITA PERICOLOSA DI UN’AGENZIA STAMPA, DA GERONZI ALLE SOCIETÀ OFFSHORE

Il Velino? Per Capitalia era una fonte d’informazioni preziosa. Una vera garanzia. Sarà per questo che la banca romana, ai tempi di Cesare Geronzi, finanziava alla grande l’agenzia di stampa legata a filo doppio a Luigi Bisignani. I soldi però non andavano solo al Velino. Centinaia di migliaia di euro sono finiti anche sui conti di agenzie pubblicitarie come la Hetman e la Planmax 2000. Queste ultime, così come Il Velino, facevano riferimento a Stefano De Andreis, il navigato giornalista (classe 1942) già iscritto alla loggia P2, che compare più volte nelle carte dell’inchiesta napoletana su Bisignani, anche lui piduista.
De Andreis nel frattempo ha passato la mano. Tra il 2009 e il 2010, così come viene ricostruito nell’indagine dei pm Francesco Curcio e John Woodcock, la proprietà dell’agenzia è passata nelle mani di Luca Simoni, uomo d’affari romano che a giudicare dalle intercettazioni passava le sue giornate al telefono con Bisignani. Uscito di scena De Andreis, resta la testata giornalistica, Il Velino, che oggi come allora è ben conosciuta in quel mondo romano che naviga tra la politica e gli affari. E la banca di Geronzi, anche lui da tempo in rapporti con Bisignani, negli anni scorsi si è segnalata come uno dei principali clienti dell’agenzia d’informazione romana a lungo diretta da Lino Jannuzzi.
I numeri, innanzitutto. Nel 2005 Il Velino ha ricevuto da Capitalia 216 mila euro, saliti l’anno dopo a 241 mila. I compensi per Planmax hanno invece toccato i 548 mila euro nel 2005 per poi ridursi a 168 mila euro nel 2006. In quell’anno la banca allora presieduta da Geronzi ha versato 216 mila euro alla Hetman in cambio di consulenze pubblicitarie. A prima vista non sembrano esattamente grandi cifre per un colosso come Capitalia, che nel 2007 è stata assorbita da Unicredit. L’istituto romano disponeva di un budget faraonico, pari a svariate decine di milioni di euro, destinato alle relazioni esterne, alla comunicazione e alla pubblicità. Le stesse somme, però, rapportate al giro d’affari del Velino, rappresentano una quota rilevante del giro d’affari.
Nel 2006, per dire, il fatturato dell’agenzia diretta da Jannuzzi superava di poco 1,6 milioni. Poi ci sono Planmax 2000 ed Hetman, pure loro finanziate da Capitalia. I rapporti tra queste società, tutte a vario modo appartenenti alla galassia della famiglia De Andreis (oltre a Stefano compare anche il figlio Giorgio), compongono un puzzle difficile da ricostruire. Tra il 2004 e il 2006 gli azionisti del gruppo cambiano più volte in una girandola di nomi e di indirizzi che portano fino a Londra e addirittura in Israele.
Vediamo. Nel 2004 Il Velino faceva capo alla Planmax 2000 a sua volta controllata da un’omonima società inglese insieme a Giorgio De Andreis. A fine 2005 la Planmax, quella italiana, si fa da parte. Al suo Posto, sempre dall’Inghilterra, arriva la finanziaria Fieldgoal investments. Altro giro altra corsa: nel 2006 anche la Planmax cambia azionisti. Da Israele spunta la Freedown ventures, che diventa il socio di maggioranza dell’azienda di consulenze pubblicitarie finanziata da Capitalia. La Hetman invece, da principio controllata da Giorgio De Andreis, viene trasferita a un’altro veicolo societario londinese, la Review trading.
In questo frenetico carosello di sigle e compravendite si fa fatica a capire esattamente chi tira le fila del gruppo. L’unico nome che compare è quello di Giorgio De Andreis. Ma non è finita qui, perchè a un certo punto, alla fine del 2006, la società Il Velino viene sostituita dalla quasi omonima Il Velino Multimediale. La prima delle due arriva presto al capolinea travolta dalle perdite. Nel 2008 viene dichiarato il fallimento della società. Ma anche la seconda non va lontano. Il Velino multimediale, di cui risultava azionista di maggioranza la Review trading, è fallita pochi mesi fa, per la precisione il 6 aprile scorso. Nel frattempo però ha fatto in tempo a trasferire la testata Il Velino alla società Impronta. Proprio quest’ultima è quella che finisce nelle carte dell’inchiesta giudiziaria napoletana, con Simoni che si dà un gran da fare, con l’aiuto di Bisignani, per prendere il controllo dell’agenzia. A uscire di scena, almeno formalmente, sono il deputato Pdl Daniele Capezzone e l’avvocato Marco Rago. Che però, secondo gli investigatori, non erano altro che prestanome di Stefano De Andreis.