Massimo Galli, ItaliaOggi 30/6/2011, 30 giugno 2011
PETROLIO, LA CRISI È DIETRO L’ANGOLO
Ha fatto scalpore la recente decisione dell’Aie, l’Agenzia internazionale dell’energia, di liberare dalle riserve mondiali 60 milioni di barili di petrolio per far fronte all’impennata dei prezzi. Una misura adottata per compensare il blocco delle esportazioni di greggio dalla Libia. Questo, almeno, secondo le dichiarazioni ufficiali.
In realtà, dietro questa decisione, stando ad alcuni esperti, si nasconderebbero altri motivi. Tant’è vero che 60 milioni di barili, spalmati su 2 milioni di barili al giorno per un mese, non rappresentano una quantità così elevata. Sono infatti l’equivalente di soli tre giorni di consumo americano e di 18,3 ore di consumo mondiale. La produzione libica, prima dell’inizio della guerra, ammontava a 1,6 milioni di barili al giorno, mentre il mondo intero produce ogni giorno 82 milioni di barili. Finora i paesi Ocse, di cui l’Aie è espressione, avevano messo sul mercato parte delle riserve straordinarie unicamente in due circostanze: la guerra del Golfo nel 1991 e il passaggio dell’uragano Katrina negli Stati Uniti nel 2005.
La decisione dell’Aie, dicono alcuni osservatori, dimostra che l’industria petrolifera mondiale non dispone più nell’immediato di una capacità produttiva in grado di rispondere a emergenze del mercato. Soltanto l’Arabia Saudita è in grado di farlo, ma il suo greggio è considerato qualitativamente peggiore di quello libico. Così esso non ha trovato molti acquirenti.
Il New York Times, citando una fonte ben informata, ha scritto che la produzione supplementare non ha come unico motivo la situazione nordafricana, ma è legata anche alle prossime elezioni americane (bisogna evitare un prezzo troppo alto della benzina per non scontentare l’elettorato) e alla crescita della domanda globale attesa a partire dall’estate. La tattica fatta propria dall’Aie dovrebbe riuscire, almeno a breve, a stabilizzare le quotazioni dell’oro nero, ma può essere interpretata come un sintomo di future tensioni nel momento in cui la sete di petrolio dovesse diventare forte. Speculazioni al rialzo sono, dunque, dietro l’angolo.