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 2011  giugno 29 Mercoledì calendario

Il nostro è un paese "troppo lungo", come titolava un suo bel libro Giorgio Ruffolo, per raccontarci l´incompiuto, difficile, processo di unificazione del nostro paese

Il nostro è un paese "troppo lungo", come titolava un suo bel libro Giorgio Ruffolo, per raccontarci l´incompiuto, difficile, processo di unificazione del nostro paese. Un paese troppo lungo per abitudini, storia e cultura. Ma troppo lungo anche fisicamente: negli anni del «miracolo» quello che si chiamava allora il Treno del Sole impiegava una giornata intera, ventiquattro ore, per portare ogni giorno a Torino migliaia di disoccupati meridionali. Poi venne l´Autostrada del Sole a unificare, almeno fisicamente, l´Italia. L´Autostrada fu una grande avventura che si realizzò in tempi che oggi consideriamo incredibilmente rapidi: i lavori vennero inaugurati a S. Donato il 19 maggio del 1956 alla presenza del presidente della Repubblica Gronchi, del cardinal Montini arcivescovo di Milano, e del ministro dei Lavori Pubblici Romita che aveva fortemente voluto e fatto approvare dal Parlamento una legge che dava il via all´operazione. Ci vollero otto anni (otto anni soltanto, vien fatto di dire) per portare a termine quel nastro d´asfalto lungo 755 chilometri, che verrà inaugurato il 4 ottobre del 1964 e al quale il Moma di New York dedicherà, una grande mostra intitolata «Un´opera d´arte italiana», quasi a riconoscimento della rinascita italiana. Si può scrivere un romanzo sulla costruzione di un´autostrada? Ci si può provare. E Francesco Pinto con questo La strada dritta ci è riuscito, assemblando, come in un gigantesco puzzle di 300 pagine fantasia e realtà. Il protagonista assoluto del romanzo è Fedele Cova, un ingegnere generoso e tirannico, animato da un vero e proprio furore e da sproporzionata ambizione, che riuscirà, nel giro di pochi anni a superare l´ostilità, l´insipienza o le richieste di molti politici (ma acconsentirà alla richiesta di Fanfani di far passare da Arezzo l´autostrada) e l´insipienza di molti funzionari e dirigenti del Ministero (indimenticabile quello che pretendeva che l´autostrada avesse, come tutte le strade d´Italia, i marciapiedi…). Accanto a lui si muovono altri personaggi, tra cui Giovanni Nigro un ingegnere che, dopo essersi laureato a Torino nel 1943, era stato inghiottito dalla guerra di Russia e che ancora, di notte, si svegliava assalito dagli incubi di quell´inverno e di quella ritirata; un giovane arrivato a Milano dal Sud e che lavora giorno e notte sognando con quella strada di tornare nel suo paese per sposare la ragazza che ama; i giovani operai caduti sul lavoro a Barberino di Mugello per il crollo di un ponteggio. Anche di questi Pinto ricorda i nomi. E´ un romanzo, ma i personaggi principali sono i veri protagonisti di quella avventura, a cominciare da Fedele Cova, all´epoca presidente della Cementir, al quale il presidente dell´IRI affida nel 1956 il compito di costruire l´Autostrada (lo stesso Cova diverrà poi l´Amministratore Delegato della Società Autostrade). E attorno a lui e ai suoi principali collaboratori si muovono gli altri personaggi, ministri, ingegneri, operai, giornalisti, parlamentari, industriali, molti dei quali tratti dalla realtà, con nome e cognome. Un romanzo, ma anche una storia vera, di una bella avventura dell´intelligenza e del lavoro italiano, che rese l´Italia, almeno fino a Napoli, un po´ meno lunga. Il resto, la storia dell´autostrada che dovrebbe arrivare a Reggio, è ancora tutta da scrivere.