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 2011  giugno 29 Mercoledì calendario

DAL NOSTRO INVIATO

PARMA - Parmalat chiude l´era di Enrico Bondi e alza bandiera francese. La timida resistenza della politica italiana e i proclami di guerra del governo («Collecchio non andrà mai a Parigi, me l´ha garantito Berlusconi», aveva vaticinato pochi mesi fa un preveggente Umberto Bossi) non sono bastati.
Lactalis - grazie al 28,9% rastrellato in Borsa - ha nominato ieri nove amministratori su undici nel nuovo cda, due sono andati alla lista di Assogestioni, e ha affidato il ruolo di presidente al redivivo Francesco Tatò. Bondi - entrato a Palazzo Soragna, sede dell´assemblea, con Audi 6 aziendale e autista - non è stato riconfermato, come ampiamente previsto. E ha salutato tutti andandosene a casa alla guida della sua Panda grigia. «Lascio una Parmalat in condizioni migliori di quelle in cui era nel 2003 - è stato l´asciutto commento del manager aretino -. Le auguro un futuro che spero fruttuoso e ricco di successi». La famiglia Besnier eredita dalla gestione Bondi un´azienda in salute, uscita miracolosamente senza traumi industriali dal buco da 14 miliardi dei Tanzi e in grado di distribuire ai soci un miliardo di euro di dividendi negli ultimi quattro anni.
Il futuro di Collecchio ora si chiama Lactalis. Il gruppo bretone, che ha lanciato un´Opa sul 100% del capitale a 2,6 euro per azione (operazione ancora in corso), ha già lasciato intendere che si muoverà da padrone. Ieri ha chiesto - e ottenuto, malgrado le proteste dei fondi esteri presenti in assemblea con il 18% - la nomina di un consiglio di amministrazione per un solo anno, in modo da poterlo rinnovare dopo i risultati dell´offerta rafforzando la presa sull´azienda. E ha silurato la proposta di distribuzione di azioni gratuite ai soci, «una pugnalata alle spalle» come ha detto un piccolo azionista. Soprattutto una mossa che pare escludere ipotesi di ritocchi all´offerta, già respinta come «non congrua» dal consiglio di amministrazione uscente. Lactalis dovrebbe nominare nei prossimi giorni il nuovo amministratore delegato cui affidare il timone di Collecchio, carica per cui sarebbe in pole position Antonio Sala, attuale ad di Lactalis Italia.
I francesi nei mesi scorsi, dopo le levate di scudi della politica italiana, hanno provveduto a prendere contatti con tutta la filiera lattiero casearia tricolore. I rapporti con gli allevatori del resto sono già consolidati da tempo visto che la società transalpina controlla già alcuni marchi tricolori come Invernizzi, Cademartori e Galbani. Il faro di Piazza Affari invece, al di là di un improbabile rilancio sul prezzo, si concentra sul tesoretto di Parmalat. Le cause e le revocatorie avviate e chiuse dalla gestione Bondi hanno accumulato nelle casse del gruppo 1,4 miliardi di liquidità. Soldi che ora i francesi potrebbero utilizzare per finanziare almeno in parte una scalata che rischia di costargli fino a 4,5 miliardi, appesantendo una situazione debitoria già tirata. Il prospetto d´Opa al riguardo lascia pochi dubbi, preannunciando la possibile vendita di alcune attività personali della famiglia Besnier, comprese quelle italiane, a Collecchio. Una partita di giro che drenerebbe le casse italiane spostando la liquidità direttamente nel portafoglio dei Besnier.