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 2011  giugno 29 Mercoledì calendario

GENTILI Bruno

GENTILI Bruno Valmontone (Roma) 23 maggio 1954. Giornalista. Già vicedirettore di Raisport, dal 3 settembre 2010 telecronista della nazionale di calcio • «Anni di radio e di storie. Come quando si ritrovò a commentare la stessa partita con Emanuele Dotto. “Perugia-Inter, eravamo tutti e due in postazione. Chiamammo Roma: il designatore si era sbagliato. Così ci giocammo la radiocronaca a pari e dispari. Vinsi io e gli lasciai fare le interviste del dopo partita [...] Una volta rimasi chiuso in ascensore. Ero a Udine e faceva un freddo cane. Finito il primo tempo andai al bar a prendermi un tè caldo e rimasi bloccato in ascensore. Mi venne un’ansia incredibile. Provenzali mi chiamò due volte, ma io riuscii a raggiungere la postazione soltanto al 7’, 8’ minuto della ripresa. Quando ripresi a parlare mi arrampicai alla scusa più meschina: ‘Scusate, ci sono stati problemi tecnici’. Invece, i tecnici sono quasi sempre innocenti” [...] spesso accanto ad Ameri e a Ciotti (“Ameri arrivava tre ore prima, io soffrivo molto l’attesa; Ciotti all’ultimo minuto con penna stilografica e sigarette”). Una volta, con Ameri, fu scortato dai vigili. “La partita era Pisa-Roma, non ricordo perché, ma i toscani si arrabbiarono e ci tirarono di tutto in cabina. Alla fine Ameri si fece prestare una sciarpa nerazzurra per raggiungere la macchina e l’avvolse attorno al viso. Finalmente in auto, ma la fretta ci fregò, non rispettammo un segnale e i vigili ci fermarono. Enrico fu costretto a scendere, i tifosi lo riconobbero e scoppiò un parapiglia. Riuscimmo a cavarcela grazie alla scorta dei vigili. Mi mancano quelle domeniche, ma la cosa che mi manca di più è l’urlo del gol: era bello restituire quell’immagine al pubblico”» (Gabriella Mancini, “La Gazzetta dello Sport” 6/1/2008) • Il 10 agosto 2010 commentò da Londra l’amichevole Italia-Costa d’Avorio, “affiancato” a Marco Civoli di cui avrebbe poi preso il posto: «[...] è ancora profondamente legato all’ampollosità retorica della radio, ricorda l’ultimo Ciotti, più attento al costrutto sintattico che alla sostanza. Dice Gentili: “Non si può prendere un gol sul primo palo”. Perché no? Dice Gentili: “Tutti cercano la conclusione attraverso i propri mezzi”. Sarebbe ben strano se la cercassero in altri modi. I due non sono complementari, l’uno deprime l’altro. E Gentili non vede l’ora di essere il numero uno» (Aldo Grasso, “Corriere della Sera” 12/8/2010) • Il 3 settembre 2010, “esordio azzurro” con Estonia-Italia, mancò il gol di Cassano: «[...] Io ho gridato, “gol Cassano, gol Cassano”, ma c’era lo spot pubblicitario che non finiva più e così, per 2-3 secondi, abbiamo strozzato le emozioni al telespettatore... [...] È stato terribile, Pirlo è stato troppo veloce a battere quel calcio d’angolo, ha fregato noi e anche l’Estonia... È una battuta la mia, ma vi assicuro che ho faticato un po’ ad andare avanti con la telecronaca. Io ho sempre avuto un grande rispetto per il telespettatore nella mia carriera: mi sono subito reso conto che l’avevamo fatta grossa e che ci sarebbero state un sacco di critiche. Più che legittime, ci mancherebbe [...] I minispot hanno delle regole precise. Si chiamano solo sulle sostituzioni o sugli infortuni con intervento dei medici in campo [...] al 60’ non era stato mandato in onda ancora alcun messaggio pubblicitario, dei tre previsti. Non c’era stata ancora l’occasione. Così quando la panchina azzurra ha chiamato il cambio Pepe-Quagliarella, il coordinamento dal pullman regia a sua volta mi ha chiamato lo spot, dieci secondi in tutto. Appena Quagliarella è entrato, Pirlo ha battuto l’angolo e Cassano ha segnato: un’azione-lampo, noi siamo tornati in diretta sul pallone in rete e l’esultanza dei giocatori. Pochissimi secondi, due o tre, ma sono bastati a non fare vedere il gol in diretta... [...]» (f. bi., “la Repubblica” 5/9/2010).