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 2011  giugno 28 Martedì calendario

AL NORD LE DOMANDE D’INGLESE PIU’ DIFFICILI

La terza prova scritta è diversa da istituto a istituto. Una breve rassegna dei temi di letteratura inglese assegnati nei licei classici di varie città mostra tracce particolarmente impegnative a Milano e una più affrontabile a Napoli; sempre Napoli e Genova scelgono il romanzo, Roma e Catania prediligono Joyce; Bologna, fuori dal coro, si rivolge alla contemporaneità con il teatro dell’assurdo. La conferma è che in Italia, quando si dice letteratura inglese, si guarda ancora solo oltremanica, e non (ancora) alla letteratura anglofona contemporanea che fiorisce oltre i vari oceani. Le ragioni sono comunque tutte ottime, e bastano due nomi per illustrarle: William Blake e Charles Dickens. Al Manzoni di Milano escono infatti due tracce complesse sull’anti-materialismo visionario blakiano e su Hard Times, quest’ultima replicata al Visconti di Roma. Li accomuna il taglio sociale che è stato dato alle tracce: Blake incolpa le istituzioni di tutti i mali derivanti dall’industrializzazione; i «Tempi duri» di Dickens rafforzano la critica ai capitalisti gretti e disonesti. L’altro grande tema è il monologo interiore del primo Novecento (già la seconda prova del linguistico proponeva Virginia Woolf) proposti dal Manzoni di Milano al Visconti di Roma allo Spedalieri di Catania. Vi sono tuttavia differenze di approccio: mentre a Milano si insiste sullo storico-sociale, chiedendo quali eventi storici hanno determinato la perdita di valori del positivismo e l’approdo al modernismo, nel liceo romano si insiste sulle donne (altro argomento della seconda prova al linguistico), invitando a confrontare i personaggi femminili de I morti e dell’Ulisse: il compito non è facile, ma il riferimento ai brani affrontati durante l’anno presuppone un impianto critico noto ai candidati. A Catania infine la traccia più tecnica, che chiede la descrizione della tecnica narrativa del flusso di coscienza, pur «limitando» le esemplificazioni ai lavori di Joyce. Il tema proposto al Pansini di Napoli, sulle caratteristiche del romanzo moderno inglese, non dà indicazioni riguardo ad autori specifici, e offre quindi maggiore libertà di interpretazione al candidato. L’etichetta di «moderno» è infatti molto ampia in lingua e letteratura inglese e, se per romanzo moderno si intende comunemente il genere sviluppato da scrittori quali Samuel Richardson nel Settecento, per alcuni critici indica in particolare quelli del Novecento, a partire ancora una volta da Woolf, Joyce e gli altri autori di influenza modernista. Non offre appigli interpretativi la traccia del Doria di Genova: tratta sempre del romanzo, ma indica quello d’epoca vittoriana, e rimanda dunque ancora una volta a Dickens, ma anche a Thackeray, Brontë, Hardy. Infine, l’originale traccia «teatrale» proposta dal Galvani di Bologna (la città del DAMS) su Albert Camus e Samuel Beckett è l’unica a spingersi oltre il primo Novecento e addentro nel teatro dell’assurdo: ancora una volta, tuttavia, il richiamo è alla letteratura della crisi, da quella economica industriale di Blake a quella di valori e di punti fermi del post-moderno. docente di Inglese all’Università degli Studi di Milano e consulente per English Matters
Kim Grego