M.D.B., Corriere della Sera 27/06/2011, 27 giugno 2011
«MA QUEI GERMI NON INFETTANO L’UOMO» - 1 I
rifiuti buttati a cumuli per strada sono una minaccia per la salute, come denuncia Maria Triassi, docente di igiene e consulente della Procura di Napoli?
«L’ immondizia non può essere causa diretta di epidemie infettive», risponde Donato Greco, esperto in epidemiologia che per conto della Regione Campania si è occupato delle emergenze rifiuti precedenti, nel 2009 e 2010: «Sulla base di queste esperienze abbiamo visto che i rifiuti non costituiscono fonte di germi capaci di contagiare l’ uomo. Noi diciamo che non sono germi compatibili con l’ uomo. C’ è però il rischio di contaminazione ambientale. Lo sporco è contagioso e le misure individuali di igiene sono meno efficaci. La sporcizia può portare ad un aumento di infezioni intestinali. In questi periodi la vendita di farmaci per la diarrea ha un’ impennata. Per quanto riguarda i problemi per la pelle, non abbiamo mai rilevato casi di malattie da contatto, di eczemi. Parliamo invece del pericolo che deriva dai roghi di immondizia. Questi sì, possono creare problemi respiratori se inalati direttamente».
2 Cosa si intende, scientificamente, per epidemia?
«È un aumento anomalo e rapido di casi di una malattia in una determinata area in un periodo temporale definito», ne da la definizione Carlo Signorelli, ordinario di Igiene all’ università di Parma. «Si parla di epidemia quando i casi raddoppiano in un breve periodo ma se l’ incremento è minore o il numero di casi è inferiore il giudizio è opinabile. Il termine è nato per definire la propagazione di malattie infettive contagiose ma da qualche decennio il concetto è utilizzato in sanità per indicare l’ aumento di malattie croniche o altri fenomeni. Secondo il codice penale il reato di epidemia colposa, ipotizzato dalla Procura di Napoli, è costituito dalla diffusione e incontrollabilità del diffondersi del male in un determinato territorio su un numero indeterminato o indeterminabile di persone».
3 Si possono configurare però danni psicologici per la popolazione che deve sostenere lo stress legato alla continua presenza di immondizia sotto casa?
«Sì, e in questo caso la minaccia è davvero grave. La vera epidemia è il danno al benessere - non ha dubbi Donato Greco -. Il fatto di vivere in un luogo contaminato, sporco, provoca un profondo disagio nel cittadino. Una realtà difficilissima da sopportare, specie per un bambino. I bambini napoletani da anni sono abituati a scavalcare montagne di rifiuti per andare a scuola ed è un’ esperienza negativa che va a discapito della loro spensieratezza. La popolazione in generale avverte il peso di far parte di una città legata ad un’ immagine negativa e questo incide sul loro umore. A mio giudizio l’ epidemia psicologica è ben peggiore di diarrea e eczema.
4 Si parla sempre di colera che ha lasciato un pessimo ricordo nei napoletani. Bisogna temerlo anche in questa situazione?
«Assolutamente no - dice Greco - Si tratta di fantasie esotiche». E ricorda altri eventi ben più drammatici, ad esempio i terremoti, quando lo spauracchio del colera è stato evocato ma non si è mai materializzato».
5 L’ inquinamento dell’ acqua potabile è un pericolo concreto?
Secondo Greco questo rischio «non esiste. L’ acqua a Napoli e in Provincia è ben controllata dall’ Arpa, l’ Agenzia regionale per l’ ambiente. I rifiuti non fanno in tempo a sviluppare liquami contaminati che penetrando nel terreno possano raggiungere le falde acquifere, oltretutto assenti nel sottosuolo della città».
6 Chi sono i soggetti più esposti?
«Sono i bambini perché se gli adulti possiedono la capacità di sopportare, i bambini invece subiscono un danno di lunga durata. È come se restassero marchiati. Se possibile bisognerebbe allontanarli dall’ ambiente degradato. Non attribuirei troppa importanza.
7 Esiste un rischio legato alla diossina liberata nell’ ambiente dai roghi?
Secondo Alessandro Di Domenico, esperto dell’ Istituto Superiore di Sanità nel settore della sicurezza ambientale è «trascurabile» il rischio denunciato da Ignazio Marino, il senatore che coordina la Commissione d’ inchiesta sul servizio sanitario nazionale: «La quantità di diossina emessa dalla combustione di rifiuti è molto bassa e l’ esposizione delle persone a queste sostanze che vengono respirate è ritenuta trascurabile. Le diossine ricadono nell’ ambiente urbano in minime quantità e vengono eliminate in modo naturale dalla pioggia. In conclusione il rischio chimico non esiste». Lo stesso vale per altre sostanze tossiche: «Parliamo di spazzatura domestica, non industriale, la diossina non è implicata».
8 Quali precauzioni si possono adottare, quotidianamente in questa situazione per sentirsi più sicuri?
«La prima regola è ancora una volta l’ igiene personale, la pulizia di ogni individuo è importante non solo perché contribuisce a frenare la trasmissione di microrganismi non innocui ma soprattutto perché sul piano psicologico serve a togliersi di dosso la sgradevole sensazione di vivere in un ambiente degradato. L’ epidemiologo Donato Greco sottolinea l’ importanza di questo aspetto nella cura giornaliera: «Anche se il vicino di casa non osserva regole igieniche bisogna cercare di mantenere decoro e pulizia a casa nostra altrimenti c’ è uno scivolamento graduale della comunità».
M.D.B.