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 2011  giugno 27 Lunedì calendario

«Com’è buona la maialina da latte...». Quante spiate inutili - Che senso ha. A chi interes­sa

«Com’è buona la maialina da latte...». Quante spiate inutili - Che senso ha. A chi interes­sa. A cosa serve. Sono stralci di vita privata. Sono chiacchiere. Confi­denze. Semplici conversazioni. Qui non c’entrano i reati. Questa non è la grande rete di Bisignani. È la vita di tutti i giorni che passa da un telefonino. Puro, personalissi­mo cazzeggio. Con l’unico difetto di passare attraverso Bisignani e il suo cellulare. È il grande orecchio che ascolta a strascico, fino a mettere nero su bianco e rendere pubblico - come riportato ieri dal Giornale - anche il dramma di una malattia. Ma nel­le carte depositate dai pm napole­tani c’è molto altro. Ci sono - certo - elementi utili all’inchiesta. Ma ce ne sono a palate che con l’inchie­sta non hanno nulla a che fare. Irri­levanti sotto ogni profilo, a partire da quello penale. L’unico, in real­tà, che dovrebbe interessare ai ma­­gistrati. E invece la grossolana sele­zione del materiale investigativo ­se selezione c’è stata - fa il pieno delle «vite degli altri». Consegnan­do agli atti un universo confiden­ziale, familiare, intimo. Persino grottesco, se calato nella trama del­la «grande cospirazione». Per ca­pirsi: serve, al pm, sapere com’era cotta la «maialina da latte»? Perché anche una «maiala di ot­to chili » viene consegnata ai poste­ri. È importante sapere che il 4 no­vembre del 2010, alle 20.48, Bisi­gnani prende in mano il telefono per sentirsi dire che «adesso siamo qua intorno al fuoco che abbiamo finito di mangiare, praticamente non è rimasto niente, solo una co­scetta »? O che «Mamma mia, sai quella con la crosticina proprio croccantina? Era proprio una ma­ialina da latte». «Ah, proprio una maiala?». «Sì». «Una maiala». «Sì, di otto chili». «Uhm». «Tipo sarà stata di quaranta giorni». Fonda­mentale, per l’inchiesta. Come imperdibile è la lista della spesa del 31 ottobre scorso, nem­m­eno fosse un colloquio fra nacro­trafficanti. E invece «ho fatto la spe­sa, ho trovato la verdura». Ecco, Bi­signani ha fatto la spesa e ne parla al cellulare. «Ho trovato la carta igienica e il pane». «Bravo, senti ti ho chiamato perché sono qui al frantoio». «Sì». «Ti volevo dire, che tipo di verdure hai?». «Melanzane, ho melanzane e insalata e finoc­chi ». «Finocchi, insalata e melan­zane? ». «Sì». «Allora le dico (alla cuoca, ndr ) di fare le melanzane al funghetto, al pomodoro, quelle ri­passate in padella». «E anche i po­modorini piccoli ho preso». «E hai preso tutto per fare i tagliolini, la panna...». «La panna non c’è». «Ci vuole il burro, il burro». «Il burro, il parmigiano - conclude Bisignani ­ho preso tutto». Tutto buono. Tran­ne a dimostrare l’esistenza di una loggia segreta chiamata P4. Dev’essere invece un linguaggio in codice, quando al gran manovra­tore d’Italia - il 27 settembre 2010 ­dicono «a [...] ho comprato la bici­cletta ». «Fantastico». «È molto con­tenta adesso, niente,l’aspetto que­sto pomeriggio, siccome [...] è an­dato a prendere la Thundra e la sta riportando ad Ansedonia e mi ha riportato l’Audi».«Sì».«Mi puoi ve­nire a prendere te con l’Audi? Ma io dovrei andare direttamente in centro dal parrucchiere». «Ci pos­siamo mettere d’accordo tra un po’?». «Eh, basta che... altrimenti mi venga a prendere qualcuno con l’Audi». «Su questo stai tranquil­la ». «La posso lasciare in centro, perché io vado direttamente in centro». «Sì sì, perfetto, ci sentia­mo dopo. Ciao». Questo è quanto. Il parrucchiere. Eppure, la conver­sazione è rimasta agli atti. E avanti così, pagine su pagine di dialoghi familiari, fra amici, o an­che fra personaggi famosi ma i cui discorsi nulla hanno a che fare con le accuse messe in piedi dai pm. C’è una giornata passata a visitare una fiera di nautica e «ho visto un sacco di cose belle», racconta entu­siasta Bisignani. C’è il pomeriggio di pioggia passato al campo da ten­nis dove «Bisi» si è «preso una “fra­cicata” giocando, a un certo punto sono dovuto fuggire». «Ma con questo tempo, scusa!». «No, ma sta­vo giocando bene, stavo pure vin­cendo », racconta il faccendiere. E poi c’è Flavio Briatore che, il 5 no­vembre scorso, domanda a Bisi­gnani per quale motivo il suo libro sia così difficile da trovare nei nego­zi, però guarda che «a Cuneo ne ab­biamo comprate 32 copie, tutte quelle che c’erano!». E c’è anche lui. Silvio Berlusconi. Non è il pre­mier che parla al cellulare con Bisi­gnani, ma Briatore lingualunga che parla di lui. «Sta al complean­no di P­utin in un posto segreto vici­no a San Pietroburgo [...], hanno or­ganizzato una festa, c’erano fai conto venti ragazze che ballavano, ma venti super-fighe!». «Ammaz­za! - ride Bisignani - Detto da te poi...». Ergo, domanda a Woo­dcock: ma venti fighe fanno reato?