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 2011  giugno 28 Martedì calendario

Chianelli Dario

• Roma 1 maggio 1960 (?). Il 24 maggio 2008 capeggiò nel quartiere romano del Pigneto (via Macerata) un raid contro le vetrine di indiani e bengalesi • «[...] ha dichiarato che non il razzismo, ma il furto del portafoglio ad una sua amica era il vero motivo dell’aggressione: “La politica non c’entra niente. Destra e sinistra si devono rassegnare. Io sono nato il primo maggio, il giorno della festa dei lavoratori e al nonno di mia moglie, nel ventennio, i fascisti fecero chiudere la panetteria al Pigneto perché non aveva preso la tessera” [...] Chianelli ai giornalisti mostra un tatuaggio di Che Guevara inciso sull’avambraccio destro e spiega che la sua reazione nasce dal fatto che “a una donna a cui voglio bene come a me stesso” avevano rubato il portafogli. Racconta poi di aver saputo (da un immigrato) che, se voleva ritrovare il portafoglio, doveva andare nel negozio di alimentari dell’indiano. Qui ha effettivamente trovato un marocchino, che gli aveva promesso di farglielo ritrovare, ma che invece lo aveva preso in giro. Da qui la frase “se vedemo alle 5, se non salta fuori il portafoglio sfascio tutto”. Alle 17 [...] voleva “gonfiare” il marocchino “da solo”, “ma quando sono arrivato all’angolo - racconta - non ti trovo una quindicina di ragazzi del quartiere?... Evidentemente volevano starci pure loro” [...]» (“La Stampa” 30/5/2011) • «[...] Mediaticamente parlando [...] ha “bucato” il video. È finito anche a “Matrix” da Mentana e da quel giorno, nel quartiere, è diventato un divo. La gente lo riconosce, lo saluta, lo chiama per offrirgli il caffè al bar. Come dice Emilio Bossone, maestro dell’orchestra popolare del Pigneto (35 elementi), “Chianelli ormai fa parte dell’arredamento”. In molti, nella piazzetta centrale del quartiere trendy, lo chiamano anche “Ernesto”, forse per quel “Che» tatuato sul braccio. Da «Shiva», bottega di artigianato etnico frequentata da artisti e intellettuali, Selene De Rosa, conduttrice televisiva, lo paragona a Ninetto Davoli, l’attore prediletto da Pasolini, col suo romanesco verace, popolare, antico. Di sicuro, Chianelli, col suo fare da giustiziere, ha intercettato un problema, anzi “il” problema, comune a tutti i suoi vicini di casa: lo spaccio di droga in aumento nel quartiere, la microcriminalità diffusa. “E non è un caso — dice il regista Claudio Lazzaro — che Che Guevara sulle spillette si trova ormai anche ai raduni di Forza Nuova insieme alle felpe di Hitler...”. [...]» (Fabrizio Caccia, “Corriere della Sera” 13/6/2008) • Vedi anche Anna Maria Liguori, “la Repubblica” 13/6/2008; Marino Bisso, “la Repubblica” 26/2/2009.