[W. P.], La Stampa 27/6/2011, 27 giugno 2011
Italiani, popolo di bugiardi La metà trucca il curriculum - «L’italiano lo conosco bene» (ed è già di pochi), «le lingue straniere sono scolastiche ma me la cavo con la mimica»
Italiani, popolo di bugiardi La metà trucca il curriculum - «L’italiano lo conosco bene» (ed è già di pochi), «le lingue straniere sono scolastiche ma me la cavo con la mimica». È uno degli svarioni che si possono leggere negli zibaldoni dei «Curricula ridicula» in circolazione, che denota una tendenza tipica degli italiani: da un lato quella di gonfiare i propri meriti nei curriculum, dall’altro quella di esagerare proprio nella conoscenza delle lingue straniere. Bugie e menzogne Sono molte le esagerazioni, ma anche le bugie, che si trovano in quelle autobiografie che chiamiamo Cv, curriculum vitae, che sono in realtà delle presentazioni di sé a potenziali datori di lavoro. A volte si tratta di millantato credito, altre volte di guasconate, altre volte ancora di grandi menzogne o di piccole bugie. I selezionatori esperti lo sanno: ai curriculum bisogna fare la tara, basta un piccolo controllo e il bugiardo crolla. Le più frequenti Un italiano su due gonfia le proprie abilità soprattutto nel campo della conoscenza delle lingue straniere (54 per cento), come rivela una ricerca condotta dalla società di recruiting specializzato Robert Half tra 2.500 manager in tutto il mondo, di cui 200 in Italia. Spacconata che può costare cara, dal momento che oggi il selezionatore guarda alle certificazioni formali concesse da enti accreditati e non si accontenta più delle dichiarazioni. Un altro territorio di inganni è il contenuto del proprio lavoro (52 per cento) o le competenze informatiche: quattro italiani su dieci le esagerano (39 per cento). Siamo tutti dottori Altre scorribande in eccesso riguardano le responsabilità effettive nella gestione dei propri collaboratori (29 per cento) epersino i propri titoli di studio (10 per cento): un italiano su dieci tende a taroccare i suoi studi, a volte una laurea, spesso i corsi professionali e di specializzazione seguiti. Un’altra area di menzogna è quella delle ragioni per cui si vuole cambiare lavoro, che riguarda il 15 per cento degli italiani. I controllori I controllori dei curriculum esagerati non cadono facilmente nelle imboscate. Ne hanno esperienza e poi basta davvero poco: una laurea o uno stipendio millantati hanno le gambe corte. La maggior parte dei manager e dei selezionatori (53 per cento) è convinta che le informazioni contenute nei profili dei candidati siano esagerate, contro il 47 per cento che dichiara di ritenerle affidabili. Tuttavia, il 73 per cento dei manager dichiara di verificare le informazioni contenute nel cv, attraverso colloqui telefonici oppure oggi consultando anche i social e i professional network. Questioni di stile «Le motivazioni per cui i candidati tendono a modificare le informazioni sui curricula, in realtà, sono più chealtro di natura formale», spiega Carlo Caporale, Associate Director Robert Half. «I curriculum che si compilano in Italia, per questioni culturali e di stile, sono in genere più discorsivi di quelli stranieri. Quindi consentono maggior libertà d’azione nelle zone d’ombra. Certo, poi da noi esistono anche caratteri distintivi. Si tende a esagerare nella conoscenza delle lingue. Il 10 per cento, poi (ma in linea con l’estero), tende a truccare il titolo di studio, anche se non ci si spinge fino all’invenzione di una laurea in una prestigiosa università, ma spesso si esagera l’importanza di qualche corso». Reticenti o sinceri Da un’altra indagine si ha la conferma che sono le lingue, le esperienze professionali, le conoscenze informatiche e gli studi gli ambiti in cui i candidati mentono di più nel curriculum. Ma si scopre anche una certa reticenza ad ammettere i trucchi. «Hai mai gonfiato il tuo curriculum?». Con questa domanda il portale del lavoro Monster.it ha chiesto ai propri navigatori di ammettere le bugie. Ma su 1.851 partecipanti al sondaggio realizzato interamente on line é risultato che il 74 per cento dei votanti abbia risposto «No, mai», affermando così di avere sempre veicolato informazioni veritiere sul proprio profilo professionale, senza aver cercato di migliorare l’immagine di sé agli occhi dei selezionatori. Solo un italiano su quattro ammette le proprie colpe. C’è da crederci? Ci penseranno alcune verifiche sulla documentazione e il colloquio faccia a faccia con il selezionatore a mettere in riga i bugiardi.