MIRELLA SERRI, La Stampa 27/6/2011, 27 giugno 2011
Il chirurgo che cura l’anima - Professore, voglio un seno alla Belen, labbra alla Bellucci, glutei alla J
Il chirurgo che cura l’anima - Professore, voglio un seno alla Belen, labbra alla Bellucci, glutei alla J. Lo. Negli studi dei chirurghi plastici, specialità cosmetica, la processione di signore e signorine desiderose di rifarsi la faccia o altro è ininterrotta, in crescita perlomeno dagli anni 70 e 80. In America è stato stimato che, tra il 1982 e il 1992, i favorevoli al bisturi estetico sono cresciuti del 50 per cento, mentre i contrari sono calati del 66. A spiegarci le ragioni del boom che in tempi più recenti si manifesta anche in Italia, arriva l’interessante saggio di Elizabeth Haiken L’invidia di Venere. Storia della chirurgia estetica , edito da Odoya. Il benessere raggiunto dal mondo occidentale nella seconda metà del XX secolo ha permesso a una larga schiera di donne di concedersi i più svariati beni materiali, inclusi lussi e sfizi che le generazioni precedenti nemmeno si sognavano. Ma ben presto è apparso chiaro all’altra metà del cielo (l’80 per cento della clientela della medicina plastica) che tutto ciò non garantiva alcun senso di sicurezza né di accettazione di sé, neppure in donne con professioni appaganti. Ecco allora imporsi sulla scena una nuova meta: la bellezza. Se è vero che il padre della chirurgia estetica, l’indiano Sushruta, vive sei secoli prima di Cristo, solo oggi i progressi della medicina rendono acquistabili da un vasto pubblico le fattezze desiderate. Si raggiunge così la tanto ambìta autostima? Non sempre, sostiene l’autrice. Il nasino perfetto, il lato B sostenuto e il decolleté ben modellato non risolvono il problema se «sotto il ritocco, niente», ovvero se l’interessata non possiede una sua personalità. Diceva Anna Magnani al suo truccatore: «Le rughe lasciatemele tutte che ci ho messo una vita per farmele». Inoltre spesso le pazienti che consultano i maghi del ritocco non presentano difetti fisici così vistosi da non poter essere tollerati. Molte sono afflitte da un precario equilibrio psichico. Invece che sul lettino del chirurgo dovrebbero stendersi su quello dello psicoanalista. E in effetti alcuni medici propongono loro proprio questo. Altri, e sono la maggioranza, hanno preso invece alla lettera la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità che definisce la salute come un «completo benessere fisico, mentale e sociale, e non solo assenza di malattia». Allora, se il lifting contribuisce al benessere complessivo di una persona, ben venga il lifting. Purtroppo però i modelli di riferimento sono sempre più irraggiungibili perché cinema, tv e pubblicità costruiscono immagini femminili perfette, senza un grammo di cellulite, senza una grinza o una borsa sotto gli occhi. Immagini spesso solo virtuali, frutto dei ritocchi non del medico ma della bravura del fotografo e del photoshop. Senza contare che le donne che si ispirano alla carta patinata per il loro look spesso hanno qualche anno di più delle top model. L’invidia di Venere e anche la ricerca del potere sono le molle dell’odierna corsa alla manipolazione del corpo, il consumismo è il suo carburante: tutti ingredienti che però non ci portano lontano.