Stefano Montefiori, Corriere della Sera 28/6/2011, 28 giugno 2011
Maurice Bresnu detto Nounours cioè «Orsacchiotto» fu l’autista di Picasso negli ultimi anni di vita, dal 1966 al 1973
Maurice Bresnu detto Nounours cioè «Orsacchiotto» fu l’autista di Picasso negli ultimi anni di vita, dal 1966 al 1973. Anche la moglie Danielle faceva parte della servitù a Notre-Dame de Vie, una delle ville in Costa Azzurra di Picasso. Le due coppie diventarono amiche, Nounours divenne il confidente del maestro. Andavano assieme a cena fuori e a vedere la corrida, e Picasso— come sue abitudine— gli regalava spesso disegni e dipinti, con o senza dedica... Fu tutto spontaneo? Una bella amicizia senza interesse, o una frequentazione meno pura di quanto Picasso amasse credere? La Picasso Administration, la società che gestisce gli interessi dei suoi eredi, comincia a pensare che verso la fine della sua vita il grande pittore fu vittima di una diabolica macchinazione, orchestrata dai suoi amici più umili e per questo più fidati: Maurice Bresnu, l’autista, e Pierre Le Guennec, l’elettricista. Ladro il primo, ricettatore il secondo. Claude Picasso, il figlio dell’autore di Guernica, vuole dimostrare che le 171 opere riemerse quasi per caso, nel settembre scorso, da un baule dimenticato nel garage dell’elettricista in pensione a Mouans-Sartoux, non sono un regalo dell’artista, ma il frutto di un furto. Organizzato insieme, secondo l’inchiesta condotta dalla Picasso Administration, da Nounours e l’elettricista. «La polizia era scoraggiata perché l’indagine si presentava molto complicata, i protagonisti sono morti— spiega l’avvocato Jean-Jacques Neuer —: Picasso nel 1973, sua moglie Jacqueline nel 1984. Noi non ci siamo arresi e abbiamo scoperto cose molto interessanti» . Per cominciare, autista ed elettricista sono cugini. Maurice Bresnu è stato testimone al matrimonio di Pierre Le Guennec, che ha sempre detto di essere entrato a fare parte dei dipendenti del maestro per caso, perché Jacqueline Picasso rispose a un suo piccolo annuncio. Falso, secondo l’avvocato degli eredi. Sarebbe stato Maurice Bresnu a piazzare Le Guennec dai Picasso, prevedendo già di approfittare della generosità del pittore e desiderando assicurarsi la presenza di un complice. L’autista è morto nel 1991, sua moglie nel 2009, e non avevano figli, le opere donate anche a lui da Picasso sono passate a lontani cugini. Soprattutto disegni erotici, forse un centinaio tra disegni, tempere e pastelli, e 26 ceramiche. Una parte è stata messa all’asta da Christie’s nel 1998, e un’altra doveva essere messa sul mercato a Parigi il 9 dicembre 2010, ma la vendita venne rinviata dopo l’arresto dell’elettricista. Pierre Le Guennec è accusato di ricettazione delle opere di Picasso in suo possesso. Avrebbe custodito quadri e disegni rubati dall’autista Maurice Bresnu. «Solo 7 o 8 opere ricevute dai Bresnu hanno una dedica di Picasso— ha osservato la Picasso Administration —. Il problema si pone per tutto il resto» . Gli eredi del maestro vogliono rientrare in possesso di centinaia di pezzi, e non esitano a offrire una nuova, più triste versione della vecchiaia di Picasso: un debole ingannato dalla sua corte, più che un uomo ricchissimo disinvoltamente generoso con le persone comuni. Ieri intanto, a Londra, Christie’s ha venduto i quadri che raffigurano tre delle numerose amanti di Picasso — Dora Maar, Marie-Therese Walter e Françoise Gilot— per oltre 48 milioni di euro. Forse turlupinato dagli amici, ma pur sempre un genio. Stefano Montefiori