Fulvio Bufi, Corriere della Sera 27/06/2011, 27 giugno 2011
IL QUARTIERE DI GOMORRA MODELLO PER LA DIFFERENZIATA —
Di fronte ai muri grigi delle vele ci sono le campane verdi e gialle per la plastica e per il vetro. Una l’hanno ribaltata, ma le altre sono tutte al loro posto e vengono usate per quel che servono. Sono piene ma non pienissime, segno che chi deve farlo le svuota regolarmente. I cassonetti invece sono vuoti, raro vederne così di questi tempi.
Oltre lo stradone che costeggia i palazzoni a forma di triangolo, cominciano le strade dei parchi privati, via Ghisleri, via Bakù, via Fratelli Cervi. Condomini con i viali e i posti auto, qualcuno addirittura con il campo da calcetto e quello da tennis. Pure questa è Scampia, esattamente come lo è quella di Gomorra, quella con le piscine fuori terra messe sulle terrazze, le Jacuzzi negli appartamenti bui dei casermoni popolari, le vedette ai balconi e i ragazzi armati a guardia degli ingressi.
Scampia non ha una faccia sola, non l’ha mai avuta. È terra di camorristi e di gente per bene che aveva comprato casa qui credendo nel progetto di un rione moderno in periferia come ci sono in tutte le grandi citta; è terra di scempi architettonici come le vele e di palazzi pieni di luce che altri quartieri se li sognano; è terra di bande di narcotrafficanti e di gruppi di volontari che organizzano teatro, sport e doposcuola per i bambini.
L’unica cosa comune all’intero quartiere adesso è che qui l’emergenza spazzatura non è arrivata. E se a qualcuno venisse in mente che lo si deve a un ordine camorristico che tutto può, anche risparmiarsi il disastro che soffoca il resto della città, sia chiaro che sarebbe fuori strada. A Scampia c’è la raccolta differenziata spinta, quella porta a porta. Non in tutto il quartiere ma in buona parte. E funziona. Perciò per le strade non ci sono i cumuli e non ci sono i roghi come a Pianura, Agnano, Fuorigrotta e fino all’altro giorno pure in pieno centro.
Via Monte Rosa è uno di quei posti di cui si è parlato sempre e solo per questioni di sangue. Nel maggio Scampia di 1992 i fratelli Prestieri e due loro guardaspalle furono massacrati proprio qui, e fu colpito pure un innocente. Adesso non è che la camorra non ci sia più, intanto però non ci sono più i cassonetti della spazzatura. L’Asia — l’azienda che cura la raccolta dei rifiuti — li ha ritirati perché non ce n’è più bisogno. Da due mesi si fa la differenziata porta a porta. Ogni isolato ha la sua dotazione di bidoncini — bianco per la carta, marrone per l’umido, blu per il secco — e le sue scadenze da rispettare. Vittorio Bilardi, amministratore delle sessanta famiglie che abitano al numero 23, è soddisfatto: «La raccolta è puntuale e ogni quindici giorni vengono anche a lavare tutti i contenitori. Ne abbiamo chiesto qualcuno in più per il (Ansa/Pal) multimateriale perché le buste sono le più ingombranti. Ce li daranno» . Anche al Parco dei Ciliegi sono soddisfatti. Adesso. Un mese e mezzo fa, invece non ne volevano sapere. Il Mattino del 17 maggio racconta di una mezza rivolta quando l’Asia venne a sistemare i contenitori davanti ai portoni di ogni scala. «Non li vogliamo sotto casa, puzzano» , urlavano gli abitanti, «la spazzatura l’abbiamo sempre portata fuori e vogliamo continuare a fare così» .
Adesso guai a chi glieli tocca, quei cassonetti. Antonio Fogliano, funzionario Enel in pensione, uno che invece aveva capito fin dal primo momento che quei nuovi contenitori rappresentavano una svolta importante, è quasi orgoglioso: «Certo, sarebbe meglio se l’umido lo venissero a raccogliere quattro volte a settimana anziché tre, perché tenersi la spazzatura in casa dal sabato al martedì, specialmente ora che è estate, non è il massimo. Ma se non avessimo la differenziata avremmo i cumuli di spazzatura come ce li hanno dall’altra parte di questa strada, dove Scampia finisce e comincia Melito. Io li ho visti quei cumuli, e compatisco chi ci vive vicino. Qui invece non c’è puzza: dovrebbe essere così dapertutto» .
Anche al Parco Lucrezia, in via Ghisleri, fanno la differenziata e funziona bene. Però qualcuno aveva cominciato male, e i contenitori dell’umido si riempivano anche quando non avrebbero dovuto, perché con il porta a porta i sacchetti si possono buttare solo in ore prestabilite del giorno precedente a quello di raccolta. Invece c’era chi li buttava quando gli pareva. Ha risolto il portiere: ha messo i lucchetti ai contenitori, e li sblocca solo quando è consentito portarci la spazzatura. Pur di far funzionare la differenziata, anche un po’ di maniere forti in fondo non guastano.
Fulvio Bufi