FRANCESCO NANI , la Repubblica Affari&finanza 27/6/2011, 27 giugno 2011
PASTA, L’ITALIA IN CIMA AL MONDO MA LA SUA LEADERSHIP È A RISCHIO
Chi crede che la supremazia italiana nel settore della pasta sia un fortino inespugnabile sbaglia i calcoli. Perché in un mercato globale niente è scontato e per sempre. Questo vale anche per chi, come l’Italia appunto, sforna oltre il 70% della pasta consumata in Europa e vanta il primato mondiale per produzione (quota del 26%), potenzialità produttiva, export, consumo nazionale e procapite. Eppure Riccardo Felicetti, da pochi mesi alla guida dei pastai europei dell’Unafpa e vicepresidente dell’Aidepi, associazione nata dalla fusione industriale di Aidi e Unipi all’interno di Federalimentare, non esita a parlare di "situazione ancora molto difficile". "I mercati delle principali commodities agricole, e quindi anche del grano duro spiega sono cambiati in maniera strutturale, caratterizzati come sono da un’estrema volatilità e difficoltà di approvvigionamento nel loro complesso. I mercati, poi, si stanno evolvendo anche geograficamente per produzione e consumi rispetto al periodo pre crisi. Non ci aspettiamo di tornare ad una situazione come quella del 2007, siamo però alla ricerca di strumenti adatti a poter affrontare questa volatilità". In tal senso una delle ipotesi allo studio è di arrivare ad accordi più sistematici nei rapporti lungo la filiera produttiva in grado di stabilizzare i prezzi.
Le ripercussioni, a seguito di questi cambiamenti profondi, si ritrovano nel bilancio del 2010: se sul fronte della produzione l’anno si è chiuso per il settore pasta con un aumento dei volumi dell’1,7%, si è registrato invece un calo del 3,2% in valore legato proprio al rientro delle quotazioni delle materie prime e dei prezzi alla produzione. Come per l’industria alimentare nel suo insieme, la spinta alla crescita è stata determinata dall’export: oltreconfine è andato il 53% in volume e il 39% in valore della produzione nazionale di pasta, tornando così a superare i volumi dei consumi domestici. Numeri che fondano il riconoscimento del ruolo guida in Europa dell’Italia, tanto che ben dal 1994 è un italiano, Raffaello Ragaglini, il segretario generale dell’Unafpa.
La Germania si conferma al primo posto tra gli acquirenti con una fetta del 20%, seguita da Francia (16%), Regno Unito (15%), Stati Uniti (7%) e Giappone (5%). In cifra assoluta la produzione ha raggiunto la quota di 3,3 milioni di tonnellate per un fatturato di 4,3 miliardi di euro, mentre l’Italia ha assorbito oltre 1,5 milioni di tonnellate per un valore che supera i 2,6 miliardi.
La pasta alfiere tricolore all’estero ma pur sempre prodotto irrinunciabile sulle tavole degli italiani. "Questo anche grazie al fatto che l’industria della pasta in Italia è caratterizzata prevalentemente da imprese familiari, fortemente radicate nella tradizione e presenti su tutto il territorio nazionale. Nonostante il momento di difficoltà che stanno attraversando le famiglie italiane, anzi forse proprio per questo, anche nel 2010 la pasta è stato un prodotto saldamente presente nel carrello della spesa. Il consumatore ha privilegiato l’acquisto di pasta secca, il primo piatto più conveniente in assoluto. Allo stesso modo alcune nicchie a valenza salutistica, come la pasta senza glutine, o come quella prodotta con la farina di Kamut o integrale hanno dimostrato un forte dinamismo", analizza Felicetti.
A sorridere è anche l’altro braccio dell’Aidepi, quello rappresentato dai dolci, il cui consumo interno è aumentato del 2,3 rispetto al 2009 in controtendenza, grazie all’andamento anticiclico, rispetto alla generale stagnazione dei consumi alimentari. Tra le aree merceologiche (pasta, cioccolato, gelati, forno, confetteria) il miglior andamento lo ha fatto registrare il cioccolato cresciuto complessivamente di oltre il 4% in volume e dell’8,9% in valore. Segno che anche in tempi non facili il consumatore italiano si è concesso un piccolo piacere quotidiano, commentano dall’Aidepi. Altrettanto positivo il giro d’affari fuori dall’Italia cresciuto dell’8,5% in volume, a fronte di un più 11,3% in valore e una quota destinata alle esportazioni sul totale che ha toccato il 40%.
I produttori di pasta e dolci riuniti nell’Aidepi rappresentano il primo polo dell’industria alimentare italiana con un fatturato di oltre 16 miliardi di euro (il 13,5% dell’alimentare italiano) e vantano una leadership sull’export sancita dagli oltre 4 miliardi di euro di fatturato (il 23% del made in Italy della tavola). Un pezzo di Pil consistente che sprona Felicetti a richiamare all’azione la politica: "Fino ad ora abbiamo assistito, anche in momenti molto difficili per le imprese italiane, ad un dibattito politico molto acceso, anche all’interno del governo. Adesso le aziende hanno bisogno davvero che inizi una fase operativa, che si faccia qualcosa per sostenerle, per aiutarle nell’export, per agevolare le politiche fiscali ancora troppo pesanti e burocratizzate, per favorire le reti di trasporto. Dobbiamo reagire perché all’estero già lo stanno facendo e non possiamo subire anche questo tipo di ritardo", afferma il vice dell’Aidepi dando voce ai 130 associati e ai 36 mila addetti in rappresentanza di oltre l’80% del mercato. Un’associazione in espansione visto che a breve entreranno anche i produttori di cereali della prima colazione.