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 2011  giugno 21 Martedì calendario

CHI È LELE MORA

Avevano paura che fuggisse all’estero e così lo hanno arrestato, come un delinquente incallito. Lele Mora è stato fermato ieri pomeriggio nel suo quartier generale in viale Monza, a Milano» I magistrati gli contestano di aver nascosto 8,4 milioni di euro e, per via dei precedenti, temono l’inquinamento delle prove e la reiterazione del reato. Lele Mora in manette? Sì, ma non per il caso Ruby, dov’è imputato anche il presidente del Consiglio. In quella vicenda, com’è noto, Mora è sospettato di essere uno dei procacciatori di escort, come si dice oggi. No, qui si parla di bancarotta fraudolenta. Eppure, l’ultima immagine che abbiamo di lui sfiora il patetico. Tempo fa, in una trasmissione condotta da Alba Parietti, dopo aver risposto furbescamente a una serie di domande, si era congedato con una lettera alla figlia: «Cara Diana, stai serena e tranquilla, vedrai che tutto questo finirà, anche perché dopo mezzanotte arriva l’alba e torneremo a essere felici e contenti come una volta, tuo papà» . Ma chi è Lele Mora Un sordido farabutto? Una vittima di un gioco più grande di lui? Uno sfruttatore la cui intima vocazione è quella di farsi sfruttare? Per mettere a fuoco il personaggio ci viene in soccorso un’altra immagine. Estate 2000, Sardegna, Costa Smeralda: un’inchiesta di Riccardo Iacona, «Tuttiricchi» , ci mostra come vivono sull’isola i vip dello spettacolo, fra feste e festini. Al centro c’è sempre lui, Lele: ha affittato una mega villa e invitato tutte le sue starlet. Con orgoglio mostra i frigoriferi pieni di ogni bendidio, la piscina, le camere dove ospita chiunque. All’intervistatore spiega: «Se un imprenditore vuole organizzare un mega party con vip, mi contatta, mi dà 50 milioni e io gli mando chi vuole» . Le lussuose barche ormeggiate nei porticcioli sono piene di modelle e modelli, tutti della scuderia Mora, e la gente si ammassa per ammirarli. Mora è al massimo del suo fulgore, capace persino di trasformare la Sardegna in un grande set televisivo: i soliti vipparoli passano da una festa all’altra, mossi da uno specialista del velinismo. Qualcuno oggi parla di sottobosco della società dello spettacolo, qualcun altro di egemonia sottoculturale, per dire che l’Italia è ormai nelle mani dei Lele Mora, dei Briatore, dei Signorini, dei Fabrizio Corona. Già, la relazione con Corona: chiacchieratissima. Nel settembre dello scorso anno, le agenzie pubblicano alcune sue dichiarazioni: «Ebbi una relazione con Fabrizio Corona, spesi per lui circa 2 milioni di euro nel periodo 2004-2006. I soldi provenivano da fatture false» . E poi: «Gli ho comprato 8 autovetture a partire da una Audi cabriolet per arrivare alla Bentley Continental. Anche l’appartamento di via De Cristoforis a Milano gliel’ho comprato io, o meglio ho rifornito Corona di circa 1 milione 500 mila euro in contanti che doveva utilizzare per l’acquisto dell’appartamento» . Vero, falso? Chissà. A volte Mora pare un furbacchione, a volte uno sprovveduto. Forse Vallettopoli o Ricattopoli o Sputtanopoli che dir si voglia scoppierà come una bolla di sapone, forse un giorno rideremo di questi drammi porcelloni, forse ci vergogneremo di tanta mal posta sete di giustizia, ma una cosa è certa, sinistramente certa: da almeno una decina d’anni la nostra società sta morendo di «lelemorismo» . Il «lelemorismo» (Lele Mora come simbolo dello strapotere degli agenti delle starlet) è quel lento e costante abbassamento dello standard linguistico della nostra tv che poi si riversa sul vivere comune. Non è il trash. E nemmeno il buco della serratura. È qualcosa di peggio, una lenta e sistematica lotta contro la complessità (la differenza, la diversificazione, il contrasto) a favore del gentismo, della semplificazione, della uniformità. Dario Mora, detto Lele, nasce a Bagnolo di Po il 31 marzo 1955. Si afferma come parrucchiere per poi intraprendere con Loredana Bertè la strada del manager dello spettacolo. Negli anni, fra i suoi clienti, annovera personaggi come Simona Ventura, Alda D’Eusanio, Luisa Corna, Christian De Sica, Aida Yespica, Sabrina Ferilli, Valeria Marini, Antonella Clerici, Irene Pivetti, Belén Rodriguez. E poi la decadenza: Walter Nudo, Costantino Vitagliano, Rocco Casalino, Francesco Arca. Tra un guaio giudiziario e un altro (quasi sempre finanziari, da Vallettopoli ne esce prosciolto), diventa il santo protettore di tronisti, gieffini e veline. Il «lelemorismo» è il trionfo del pressapochismo, è l’arroganza del niente che si esalta nella diffusa indifferenza. Non si erano mai viste tante trasmissioni e tanti tg che vivono di parassitismo, di pornografia, di risse, di chiacchiere sui tronisti, sulle veline, sul pettegolezzo più triviale, sui puttanieri. Non si era mai vista tanta gente così incompetente fare tv. Ma forse Lele Mora, di persona, è meglio del «lelemorismo» , anche se mezzanotte è suonata da tempo e l’alba stenta ad arrivare.

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pietro colaprico
la repubblica
TREMA Silvio Berlusconi, tremano altri politici, tremano i grintosi viveur della città della notte e le ragazze immagine. Non lo dicono: ma è vero, è troppo vero, perché Lele Mora, 56 anni, è il custode dei segreti, e a Milano non si parla d´altro. Quest´uomo stanco, ormai perdente, entra, con la scorta della Finanza, in un carcere.

Che cosa farà Mora? Parlerà? Collaborerà con i magistrati? È la questione cruciale, è questo lo spartiacque delle prossime settimane al palazzo di giustizia e non solo: «L´arresto di Mora non è semplicemente l´arresto di Mora - dice uno dei detective - questo è uno che sa tutto di tutti». E per cercare di capire che cosa è e che cosa sta accadendo in questi momenti complicati per molti cosiddetti vip, meglio cominciare non dal passato, ma dal futuro.
Mora, Emilio Fede, direttore del Tg4, e Nicole Minetti, consigliere regionale Pdl, devono affrontare lunedì prossimo il giudice delle udienze preliminari. È stato chiesto per loro il rinvio a giudizio per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, a beneficio del cliente Berlusconi. Hanno portato, sostiene l´accusa, una trentina di ragazze ad Arcore. Conoscono tutti e tre Ruby Rubacuori, nome d´arte della marocchina Karima El Mahroug: da minorenne e scappata di casa collaborava con l´agenzia in bancarotta di Lele, incontrava il giornalista, invitato assiduo del bunga bunga, Fede e frequentava - per ben dieci volte - Villa San Martino, la residenza del premier ad Arcore, con le altre papi-girl.
Mora, che sinora s´è difeso da quelle accuse con interviste (e altre strategie), adesso rischia di affrontare il delicato «passaggio» non più da uomo libero. Lo farà da detenuto (o forse dagli arresti domiciliari). Quindi, in posizione di maggiore debolezza penale e psicologica: uno sconfitto. Rimasto solo. Quello più in disgrazia tra i presunti complici, persino Ruby sembra star meglio di lui, adesso.
E c´è di più. La nuova accusa, questa che ieri porta in cella il manager, è aver razziato 8 milioni e mezzo di euro ai suoi creditori. Di aver comprato case, per salvare il salvabile. E, come qualcuno ricorderà, lo stesso Berlusconi aveva prestato soldi (circa 2 milioni di euro) a Mora. La somma - hanno però accertato i pm - è «sparita». Dissolta. Ed era stata propiziata dall´intermediazione - non gratuita, pare all´accusa - del coindagato Emilio Fede. Il quale aveva sorpassato le obiezioni «dell´avvocato della minchia» (e cioè Niccolò Ghedini nel lessico del giornalista), ricordando al premier una cosa precisa. Mora andava aiutato in quanto aveva garantito «la riservatezza dei programmi, capito?»: e il riferimento non era certo alle tv, ma alle serate di Arcore, con spogliarelli, statue con il priapo e persino un Sanbitter offerto da Ruby a Berlusconi nel bel mezzo del festino.
Gli ignari si chiedevano come fosse possibile un rapporto tanto stretto tra due uomini così diversi, come Mora e Berlusconi. Finché le ultime, clamorose intercettazioni pubblicate da Repubblica dieci giorni fa, hanno regalato una visione «interna» di questo abbraccio. È stato Flavio Briatore, l´imprenditore, scelto come testimone a discarico del premier, a spiegarlo. Raccontava a Daniela Santanché, sottosegretario, di un Mora che va a trovarlo a Montecarlo ed è persino «in imbarazzo». E perché? L´agente dello spettacolo non poteva nemmeno rifiutarsi, nonostante sapesse delle indagini, di continuare a organizzare le serate particolari del premier: «Stesso film, in un luogo diverso». Con qualche «new entry» e con le solite ragazze («Cento vetrine») disposte a tutto.
Nel resoconto di Briatore, Mora è «rovinato» e senza alternative: Berlusconi - il cui piacere sarebbe vedere le ragazze andare via «stanche» - è l´unico in grado di dargli l´ossigeno degli euro. Euro che, per l´appunto, non si trovano: né quelli di Berlusconi, né gli altri. Tutti volatilizzati, come dimostrerebbe l´inchiesta dei pubblici ministeri Eugenio Fusco e Massimiliano Carducci. La bancarotta di Lele Mora è certamente figlia della richiesta di «fallimento personale», avvenuta mesi fa. E si è andata rafforzando con varie indagini che - particolare interessante - sono andate avanti, come quelle su Ruby, nel totale segreto, senza fughe di notizie, senza lasciare scampo.