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 2011  marzo 28 Lunedì calendario

Anno VIII – Trecentosessantaseiesima settimanaDal 21 al 28 marzo 2011Libia 1 La situazione sul terreno è questa: Gheddafi ha abbandonato anche Sirte, forse si appresta a una resistenza su Misurata, più probabilmente ci sarà una grande battaglia intorno a Tripoli o forse addirittura dentro Tripoli, dove difficilmente gli aerei della coalizione potranno bombardare, data la presenza dei civili

Anno VIII – Trecentosessantaseiesima settimana
Dal 21 al 28 marzo 2011

Libia 1 La situazione sul terreno è questa: Gheddafi ha abbandonato anche Sirte, forse si appresta a una resistenza su Misurata, più probabilmente ci sarà una grande battaglia intorno a Tripoli o forse addirittura dentro Tripoli, dove difficilmente gli aerei della coalizione potranno bombardare, data la presenza dei civili. Gli insorti, protetti dal cielo, sono nuovamente in vantaggio e avanzano verso la capitale. Ma sono ancora male organizzati, male armati e non così numerosi da tenere un fronte troppo ampio. Hanno però riconquistato i due grandi pozzi petroliferi (Brega e Ras Lanuf), si propongono di esportare 130 mila barili al giorno e con il ricavato di rafforzarsi.

Libia 2 La situazione a livello diplomatico è questa: il comando delle operazioni è passato alla Nato, nonostante la resistenza francese. Sarkozy ha tentato fin dall’inizio di farla da protagonista perché, a suo parere, questo gli porta voti e perché è convinto che, dopo, avrà così più voce in capitolo, e cioè vantaggi materiali in termini di forniture energetiche. Le velleità francesi sono state bellamente rintuzzate dagli italiani, che hanno preteso fin da subito il passaggio di mano alla Nato e si stanno via via schierando sulla linea tedesca, favorevole a far finire al più presto i combattimenti e a una mediazione ampia, che coinvolga anche le tribù libiche (molte delle quali, per ora, stanno ancora con il Raiss). Forte candidato al ruolo di mediatore è la Turchia. Il premier Erdogan ha detto al Guardian di essere già in contatto sia con delegati di Gheddafi che con rappresentanti dei ribelli. Ai turchi dovrebbe essere affidato il controllo del porto di Bengasi.

Immigrati Negli ultimi giorni sono sbarcati a Lampedusa (e da ultimo anche nella vicina Linosa) duemila migranti ed è quindi ufficiale che sull’isola (5000 abitanti) ci sono a questo punto più stranieri che italiani. Dal 1° gennaio sono sbarcati complessivamente 18.501 disperati: nei primi tre mesi dell’anno scorso ne erano arrivati appena 27. Maroni ha predisposto un piano che prevede 50 mila arrivi. Ha convocato i rappresentanti di Regioni, Province e Comuni e comunicato che saranno distribuiti sul territorio, in proporzione alla popolazione di ciascuno. Unica eccezione: l’Abruzzo. Ufficialmente gli enti locali hanno manifestato grande solidarietà, ma il ministro dice che sotto sotto ci sono parecchie resistenze. «Nel caso» ha detto «agiremo d’imperio». Polemiche ha suscitato la decisione di concentrare i rifugiati – cioè quelli che non possono essere rimpatriati perché perseguitati politici o gente in fuga dalle guerre – a Mineo, in un villaggio abbandonato dalla Nato. Il governatore della Sicilia, Lombardo, ha detto che in città bisogna adesso uscire col mitra. «Se si devono fare tendopoli per accogliere gli africani, allora si costruiscano anche in Valpadana». Altre polemiche per la proposta di Frattini di dare 1.500 euro ai tunisini in arrivo perché se ne tornino a casa e con quei soldi diano inizio a un’attività in patria. Il primo a protestare è stato Bossi, ma Frattini ha assicurato che quei soldi ci saranno dati dalla Ue e che al massimo li anticiperemmo.

Siria Anche la Siria è in fiamme, venerdì 25 marzo le manifestazioni hanno raggiunto il loro culmine a Daraa, Latakia, Hama, sono stati bruciate le sedi del partito Baath e abbattute le statue del vecchio presidente Assad I. La polizia ha sparato sulla folla senza esitazioni, ammazzando almeno 150 persone. La Siria è formalmente una repubblica, governata però con una legge d’emergenza varata nel 1963 con la scusa del pericolo israeliano, e mai abrogata. Gli israeliani occupano effettivamente le alture del Golan, siriane, una zona dove però non è mai successo niente fino alla settimana scorsa. L’attuale presidente, Assad II, figlio di Assad I, promette democrazia, partiti e la cancellazione di questa legge d’emergenza, ma non ha ancora pronunciato un discorso in televisione per calmare il popolo. Si racconta che il potere gli sia cascato addosso per caso, doveva fare l’oftalmologo, ha studiato in America e in Inghilterra e ha dovuto raccogliere l’eredità del padre perché il predestinato alla successione, il suo fratello maggiore Bashar, era morto in un incidente stradale. L’educazione internazionale, la giovane età (45 anni), la dimestichezza con le tecnologie moderne ne fanno un soggetto diverso dalle vecchie mummie abbattute in Egitto e Tunisia, Mubarak e Ben Ali. Gli analisti pensano quindi che resisterà. Il partito Baath è lo stesso di Saddam Hussein: laico a matrice socialista. Però, sullo scacchiere mediorientale, la Siria sta dalla parte degli iraniani, ha praticamente tenuto sotto di sé il Libano fino al 2005, è quindi amico degli Hezbollah che sparano su Israele, ha solidi rapporti con i terroristi palestinesi di Hamas, è fortemente antiamericano. Petrolio poco, e sta per finire.

Portogallo Mercoledì 23 si è dimesso il premier portoghese José Socrates, e la notizia ci interessa perché il Portogallo è uno dei quattro Pigs (Portogallo Irlanda Grecia Spagna) talmente malmessi dal punto di vista economico da essere sull’orlo del fallimento. Un terzo di tutto il debito portoghese è in mano spagnola, dunque un default di Lisbona potrebbe trascinare nel baratro Madrid, e questo potrebbe avere conseguenze incalcolabili sul resto della comunità europea: la Spagna è molto più grande degli altri tre paesi finiti nei guai e avrebbe bisogno di un soccorso tanto cospicuo da risultare forse impossibile. Fitch ha tagliato il rating sul debito portoghese, che paga adesso interessi intorno all’8%. Jean-Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo, ha detto che ci vorrà un aiuto di 75 miliardi. Ma, per avere questi soldi, il Portogallo dovrebbe chiederli e sottoporsi poi alla tutela, impopolarissima, di Banca Centrale e Fmi. A Bruxelles si sono intanto affrettati a precisare e rendere più strette le regole per i paesi troppi indebitati: bisogna rientrare a colpi del 5% l’anno, equivalenti per noi a tagli annuali da 40 miliardi (ma tratteremo), il fondo-salvastati temporaneo è stato portato a 440 miliardi, per quello stabile in vigore dal 2013 (700 miliardi) si potrà versare la propria quota a rate (per l’Italia 2,8 miliardi l’anno), ecc.

Parmalat I francesi di Lactalis si sono comprati il 29,9 per cento di Parmalat, rastrellando titoli sul mercato e persuadendo poi facilmente a vendere tre fondi che detenevano il 15% e si sono visti offrire sull’unghia 750 milioni («e avete tempo per decidere fino a mezzanotte»). Scandalo, perché l’operazione inversa, e cioè putacaso di Parmalat che si comprasse Lactalis, non sarebbe possibile: Sarkozy ha stabilito che certe aziende sono di interesse nazionale e per comprarsele bisogna chiedere il permesso al governo. Quelle che trattano il latte sono fra queste. Tremonti ha varato un decreto che consente di rinviare l’elezione dei consigli d’amministrazione, di cui i francesi si sarebbero certamente impossessati nella seduta prevista per il 14 aprile e adesso probabilmente rimandata. Col tempo guadagnato potrebbe far approvare in Italia una legge fotocopia di quella francese. Alla riconquista dell’azienda andrebbero Ferrero e Granarolo, sostenuti da Banca Intesa. Intanto la magistratura, su denuncia dell’amministratore delegato Enrico Bondi, indaga: in febbraio il titolo ha fatto le bizze in modo sospetto.

Liz Mercoledì a Los Angeles è morta Liz Taylor, 79 anni compiuti da poco. Otto matrimoni con sette uomini diversi (due volte Burton), film celeberrimi come Cleopatra o Venere in pelliccia, alcol e droghe, la sedia a rotelle degli ultimi anni, gli indimenticabili capelli neri e occhi viola della giovinezza. Più diva che attrice, probabilmente.