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 2011  maggio 05 Giovedì calendario

IL RISORGIMENTO DELLO SPORT. 11 PUNTATA

Argento alle «pavesine». Ma la donna sportiva ancora non si trova -

Otto anni prima dell’oro di Ondina Valla a Berlino ’ 36, un gruppo di bambine ottiene il secondo posto nella ginnastica ai Giochi, e la prima medaglia olimpica femminile italiana: ma il cammino è ancora lungo. Donne Nella nostra ricostruzione delle tappe fondamentali dello sport italiano, ci siamo occupati raramente di donne, se non per segnalare i primi passi e le prime esperienze al femminile a cavallo fra l’Ottocento e il primo Novecento. Torniamo ora sull’argomento, pur anticipando un po’il tema. Lo facciamo anche perché fra qualche giorno, per l’esattezza venerdì, si apre a Milano, presso il Museo del Risorgimento, la prima mostra dedicata al rapporto fra donna e sport dalle origini a oggi, che resterà in cartellone fino al 25 settembre. La organizzano la Fondazione che abbiamo intitolato e dedicato a Candido Cannavò, e la Gazzetta, la patrocinano Coni e Comune di Milano: attraverso pannelli e filmati, letteratura e supporti multimediali, opere d’arte e video dedicati, racconteremo le donne, le imprese e la sofferta vicenda dell’emancipazione femminile nella nostra società e più in dettaglio nello sport. Sbaglio Le donne italiane praticano sport per sbaglio e a fatica, agli albori del nostro movimento, in una fase della nostra storia che le vede lottare per conquiste elementari, dal voto alla parità dei diritti. La fatica è tale -come documenta il catalogo della nostra mostra, edito dalla modenese AnniversaryBooks -che la prima medaglia olimpica femminile per il nostro Paese arriva nella generale sorpresa e incredulità; tutti ricordano Ondina Valla e i Giochi di Berlino 1936 come una prima svolta del rapporto donna-sport nel nostro Paese, ma ha dell’incredibile quello che un gruppo di ragazzine pavesi riesce a realizzare otto anni prima, ai Giochi di Amsterdam 1928. Bambine Sono dodici bambine (due riserve al seguito), fra gli 11 e i 17 anni, tutte reclutate a Pavia dal prof. Gino Grevi, che le allena per un mese all’esercizio collettivo previsto dal programma, in una villa di Pallanza, poi sotto l’occhio vigile della chaperon, mamma Maria, s’imbarcano sulla nave Solunto dove alloggiano in attesa della gara. Le donne, con scorno di de Coubertin, hanno ottenuto di entrare nello stadio, dove secondo il barone "destano scandalo": assieme all’atletica, eccole nella ginnastica a squadre, favorite le già formate olandesi che giocano in casa. Tra le italiane, Gina Giavotti, detta "Popolo"perché domiciliata in una casa popolare, diviene grazie all’argento che le Piccole Pavesi otterranno la più giovane conquistatrice di medaglie nella storia olimpica ogni epoca, a 11 anni e 302 giorni. Trionfale il ritorno, compresa un’esibizione al Teatro Lirico di Milano; foto, interviste, celebrazioni salutano, come il regime sottolinea, l’impresa delle ragazzine. Ma lo sport femminile è tutt’altro che nato: quattro anni dopo, per risparmiare, niente donne a Los Angeles, finché a Berlino un’italiana sale sul gradino più alto. Ma il cammino resta lunghissimo: alle donne è riservato appena il 10%dei posti di lavoro sia nel pubblico sia nel privato; nello sport, molto ma molto meno.