Marco Damilano, L’espresso 27/5/2011, 27 maggio 2011
Fu Paolo Cirino Pomicino a introdurre Daniela Santanchè nel mondo della politica: «La mia megalomania mi spingeva a pensare che le avrei insegnato che cos’è la politica vera
Fu Paolo Cirino Pomicino a introdurre Daniela Santanchè nel mondo della politica: «La mia megalomania mi spingeva a pensare che le avrei insegnato che cos’è la politica vera. E invece scoprii quasi subito che lei era puro marketing, il prodotto non c’era». Nel Duemila la Santanchè diventò deputato in quota An: «Un giorno mi si presentò la seguente visione: lei scosciata intenta a farsi fare una pedicure, dietro di lei un professore di storia con un libro in mano che le raccontava le guerre d’indipendenza. Il poveretto era stato assunto per farle ripetizioni di storia nonostante Santanchè vantasse una laurea in Scienze politiche». Cosa pensò quando la sentì dire «Berlusconi è assessionato da me, ma io non gliela do»?: «Mi venne in mente la scena di Natale in casa Cupiello, quando Eduardo chiede al figlio Lucariello se ha visto le scarpe di zio Pasquale. “E che mi vendevo le scarpe di zi’ Pasquale?”, risponde Lucariello. E Eduardo sconsolato: “Pasca’, Lucariello si è venduto ’e scarpe”. La vecchia excusatio non petita».