Angelo Aquaro, la Repubblica 28/5/2011, 28 maggio 2011
Le correzioni, per uno scrittore, non finiscono mai. Prendete proprio Jonathan Franzen. Hai voglia a chiamare Libertà il suo ultimo romanzone
Le correzioni, per uno scrittore, non finiscono mai. Prendete proprio Jonathan Franzen. Hai voglia a chiamare Libertà il suo ultimo romanzone. Neppure l´autore più in voga dei nostri tempi – dalla copertina di Time al salotto di Oprah Winfrey: segno, anche questo, proprio dei nostri tempi – è riuscito a liberarsi dallo spettro che si aggira sulla testa di ogni intellettuale. L´opera di Marcel Proust incute un rispetto così sacrale che perfino i più grandi ci si rapportano con lo stesso senso di colpevole inadeguatezza che attanaglia il comune lettore. Ebbene sì: neanche Franzen ha finito la Recherche. Chissà: magari quest´estate sarà la volta buona. Almeno così confessa lui stesso al cronista del New York Observer: che intercettandolo a un party ci regala la più candida recensione mai fatta non dell´opera ma dell´ombroso scrittore. «Dicono che gli ultimi tre volumi siano i migliori» confessa il re dei bestseller con l´ingenuità di uno studente. «Pensi di amarlo anche se, in realtà, ti sei defilato dopo i primi tre libri: eppure non sei ancora arrivato al meglio...». L´intervistatore è colpito da tanta rivelazione. Lo scrittore, come si fa tra anime belle, gli chiede: mai letto? E il cronista, come da contratto, mente: cominciato, mai finito. «Beh, tutti dicono che La strada di Swann è il migliore, ma non lo è. E infatti più vai avanti e più migliora: ma non prima che il ritmo rallenti». E già: niente fretta. Ecco perché le correzioni, per uno scrittore, non finiscono mai: ecco perché il buon Jonathan, ahinoi, non scende mai sotto mezzo migliaio di pagine.