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 2011  maggio 28 Sabato calendario

COSTRUIRSI LA CASA, PURCHE’ ECOLOGICA [+ 2

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Chi non ha mai pensato di autocostruirsi la propria casa? La tentazione potrebbe arrivare dopo scontri epocali con maestranze sciagurate e inette, ma anche quando il budget edilizio non permette di realizzare l’abitazione dei sogni. Ebbene, costruirsi casa usando le proprie mani non è solamente uno sfogo dell’immaginazione, ma può trasformarsi in realtà con una notevolissima riduzione dei costi e con in più la possibilità di fare un’esperienza di contatto concreto con il lavoro manuale.
L’autocostruzione, spesso associata al principio del cohousing, scelta diffusa negli Stati Uniti e in molti Paesi del Nord Europa, sta per essere percepita come possibile anche nel nostro Paese. L’autocostruttore naturalmente non appartiene più alle classiche categorie di quelle persone che, nel ramo dell’edilizia, sanno già come fare tutto da soli. Fino agli Anni Cinquanta era abbastanza comune che tutta la famiglia partecipasse alla costruzione della casa con la collaborazione dei vicini, l’impresa realizzava al massimo le parti strutturali.
Al contrario oggi gli autocostruttori fanno una scelta soprattutto di qualità abitativa. L’edilizia ecologica e i materiali naturali sono spesso la regola imprescindibile, e i futuri proprietari si rimboccano le maniche sotto la direzione specializzata di esperti. Dovranno pure poter contare sull’appoggio logistico-tecnico delle amministrazioni locali e delle organizzazioni del territorio.
«L’autocostruzione nasce con l’uomo, ma con l’evolversi della tecnologia e del benessere si è cominciato a demandare ad altri questa operazione...». Per questo motivo Cristina Marchi, un giovane architetto bolognese, si è costruita casa sull’Appennino emiliano con le proprie mani e con l’aiuto del marito promotore finanziario: «Nulla di strano, nella nostra montagna i contadini mettevano da parte i sassi che incontravano arando e poi ci costruivano la casa. Il problema è che oggi, con normative così rigide da seguire, non si può più improvvisare».
Così Cristina, da neo laureata, non si è fatta scrupolo di prendere pala e calce e di mettersi a fare il manovale: «Tra gli autocostruttori i più taleban non vogliono nemmeno sentir parlare di impresa, ma scelgono solo materiali tradizionali e facendo tutto da sé. Io sono meno oltranzista e posso anche usare prodotti prepreparati e cemento armato. Stavo in cantiere otto ore al giorno, ci abbiamo messo un anno, ma è venuta fuori una bella casa di 180 mq dove viviamo con i nostri figli».
Con un consorzio di colleghi ora Cristina sta cercando di farsi assegnare, per recuperarlo, il borgo San Martino, abbandonato da anni e di cui rimangono solo macerie in mezzo a un bosco. Sempre in provincia di Bologna il tecnico bioedile Olver Zaccanti sta invece autocostruendo abitazioni con blocchi in canapa e calce: si tratta della prima esperienza del genere in Italia. Ma la vera pasionaria della terra cruda è l’architetto Mina Bardiani di Carpi, che ha fatto dell’autocostruzione in argilla la sua religione: Mina ha seguito varie costruzioni dell’eco-villaggio di Granara, in provincia di Parma, dove ha edificato con blocchi di argilla prodotti in loco. «A Granara molte abitazioni di uso privato sono state completamente intonacate con la terra che chiunque può raccogliere scavando appena 50 centimetri. Assieme al Politecnico di Milano teniamo corsi pratici per studenti e professionisti. Da noi arrivano professionisti che fanno una vera e propria esperienza di cantiere sporcandosi con la terra e imparando finalmente a usare i veri materiali tradizionali».

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«L’ITALIA PERO’ RIMANE A RISCHIO ABUSIVISMO» -

L’ architetto Emilia Costa è docente al Politecnico di Milano ed esperta in bioarchitettura.
Gli italiani hanno la vocazione degli autocostruttori?
«In Italia c’è una grande tradizione di edilizia autonoma nel campo dell’abusivismo, chi decide di dedicarsi all’autocostruzione deve innanzitutto confrontarsi con tutti i temi della legalità».
Quali sono le caratteristiche dell’abitazione autocostruita?
«In generale le esperienze di autocostruzione sono abbastanza vincolate a un progetto terra-tetto che è la tipologia più facile. Inoltreusa materiali dalla lunga tradizione di utilizzo, come terra crudao intonaco a maltadi calce,che facilitano i non esperti anche perchécoprono megliogli errori».
Come si concretizza un progetto di autocostruzione?
«Va verificata innanzitutto la disponibilità del Comune, poi progettare già pensando all’autocostruzione, meglio un progetto modulare in cui la prima parte è destinata a un’impresa edile per la struttura e una seconda parte in cui impianti e finiture sono di competenza dei futuri proprietari autocostruttori».
L’autocostruzione può diventare una risposta reale alle esigenze abitative?
«Rispetto a questo, l’esperienza più grossa che abbia incrociato in tutto il mondo è a Friburgo. E’ un caso in cui la municipalità e i progettisti sono riusciti a realizzare la loro idea di costruire un quartiere per una popolazione di 6000 persone dove, con l’autocostruzione, è stato possibile conciliare case a bassissimo costo ed alta qualità abitativa».

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«L’DEALE PER RICOSTRUIRE E RESTAURARE NELLA CRISI» -

Franco La Cecla, antropologo, negli anni 90 lanciò per primo, con un grande convegno a Rimini, il tema dell’autocostruzione in Italia.
Quanto è ancora attuale oggi l’idea di autocostruire la propria casa?
«E’ una grande soluzione, soprattutto in una situazione di crisi. Ora in Abruzzo collaboro al progetto di autocostruzione dell’architetto Pirzio Biroli, nella frazione San Gregorio. E’ un piccolo centro distrutto dal terremoto dove lavoriamo insieme agli abitanti che vogliono tornare nelle proprie case».
Quindi si tratterebbe addirittura di autoricostruzione?
«L’idea geniale di questo paese è stata dichiarare che questo è un restauro e non una ricostruzione. In realtà non è rimasta una pietra in piedi, ma così hanno evitato di farlo subito senza rientrare nei tempi lunghi dei piani. A San Gregorio sono già attivi i cantieri, i progettisti, insieme agli artigiani locali stanno ricostruendo con tecniche antisismiche importate grazie ai tecnici dell’Università di Donau in Austria».
Quali altre categorie di persone potrebbero essere interessate all’autocostruzione?
«Sicuramente con il bisogno enorme che c’è di restauro chi abita i centri storici, ma anche per le case di immigrati molto si potrebbe fare in autocostruzione. Soprattutto chi entra ora nel mercato per la prima casa come le giovani coppie».
Gli architetti dovrebbero cominciare a interessarsene?
«Certo, intanto avrebbero molto più lavoro, toccherebbero soprattutto una fascia di persone che normalmente è esclusa dal mercato della casa».