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 2011  maggio 27 Venerdì calendario

Gourevitch Eugene

• Russia 27 maggio 1977. Figura centrale del cosiddetto “caso Fastweb” (vedi FOCARELLI Carlo) • «[...] finanziere [...] cresciuto negli Stati Uniti, ha escogitato il sistema che per alcuni anni ha tenuto in scacco le polizie finanziarie di mezzo mondo. [...] Su internet si legge che nel 2008 [...] ha contribuito, attraverso la sua Virage consulting, alla campagna elettorale di Elisabeth Dole (moglie di Bob Dole, ex candidato repubblicano alla presidenza Usa nel 1996), in corsa per un seggio di senatore in North Carolina: 10 mila dollari dichiarati, noccioline. Per il giudice Aldo Morgigni, che ne ha ordinato l’arresto, “il suo ruolo nella predisposizione della rete societaria e di conti correnti utilizzata per le movimentazioni di denaro di provenienza illecita appare centrale”. Di più: il suo è “un apporto determinante nel riciclaggio e nel reinvestimento dei capitali”. Per esempio attraverso la società svizzera Welco holding, di cui era consulente, Gourevitch avrebbe creato la Planetarium srl mettendo a disposizione 250 mila euro. E la Planetarium, dal suo conto corrente acceso presso la Raiffeisen Zentral Bank di Vienna, a partire dal settembre 2006 e sino al maggio 2007 avrebbe trasferito quasi 850 milioni di euro a un’altra società riconducibile al gruppo. Insomma, una quantità di soldi “enorme”, quella gestita dal kirghizo, che secondo il giudice sarebbe servita per costituire “le cosiddette ‘stecche’ destinate ai sodali dell’associazione” [...] una laurea all’Università californiana di Berkeley, secondo gli inquirenti può contare su una squadra degna del film The Italian job:, una banda di specialisti della truffa finanziaria internazionale, tutti finiti nell’ordine di custodia cautelare romano per il caso Fastweb. Ne fanno parte Carlo Focarelli, detto “il Somaro” o “il Puzzone”, e Giuseppe Cherubini, che erano già finiti in carcere nel 2001 per una vicenda simile; ma anche Paul Anthony O’Connor, sempre scortato da un ex agente dell’Mi6 britannico; e i due inglesi Collin e Andrew Dines, padre e figlio, due truffatori noti alle forze dell’ordine britanniche. A questa squadra bisogna aggiungere alcuni protagonisti asiatici [...] La prima volta che gli investigatori italiani hanno notizia della sua esistenza è durante un incontro che si tiene a Londra, il 15, 16 e 17 maggio 2007, fra gli italiani della banda e i “Bad” (i cattivi), come viene soprannominata in gergo l’ala britannica del sodalizio. Da Roma partono in cinque: Focarelli, Cherubini, Silvio Fanella, Luca Breccolotti e Giorgia Ricci, la moglie di Gennaro Mokbel, che gli inquirenti romani considerano il vertice operativo dell’organizzazione. Per Focarelli e Cherubini, Gourevitch prenota l’hotel Hilton Park Lane; gli altri tre si stabiliscono al Metropolitan. A vegliare sul gruppo c’è l’Intelligence surveillance group della polizia segreta anticrimine inglese, la Soca (Serious organized crime agency). Le telecamere a circuito chiuso raccontano l’arrivo di Gourevitch al Metropolitan, accompagnato da due suoi uomini di fiducia: Paul Shayn e Robert Genkin. Alla reception li attendono Focarelli e Fanella. I cinque consultano alcuni documenti, poi salgono in una delle stanze. Quindi Gourevitch e i suoi si allontanano. Il 16 maggio, Fanella e Breccolotti depositano nelle cassette di sicurezza dei grandi magazzini Harrods circa 750 mila sterline. Altre 150 mila finiscono in una cassaforte intestata a Cherubini. Il 30 giugno 2007 la polizia inglese sequestra al gruppo l’equivalente di 2 milioni di euro: soldi che erano pronti a tornare in Italia. Sono anche i primi denari in carta e filigrana che finiscono nella rete dell’inchiesta Fastweb. Prima di sciogliersi, il gruppo di Gourevitch brinda al ristorante Nobu di Londra: e anche questa scena, ripresa di nascosto dagli investigatori, assomiglia a quella di un film. Da un lato della tavola siedono gli italiani, dall’altro gli inglesi [...] I militari del Ros, coordinati nell’indagine dal generale Mario Parente, ritrovano Gourevitch quattro mesi dopo all’aeroporto di Milano Linate: è il 14 settembre 2007. Il giovanotto, grisaglia e cravatta amaranto, è accompagnato come sempre dai suoi due guardaspalle. I tre, pedinati dai carabinieri in incognito, si dirigono verso l’ufficio postale dell’aeroporto e inviano una busta all’indirizzo romano della Ubique Italia holding, riconducibile a Focarelli & C. I militari aspettano che il gruppo si allontani, poi entrano nell’agenzia e aprono il plico. Dentro trovano dieci schede telefoniche inglesi “pulite” e, nelle speranze della banda, non intercettabili dagli investigatori: sei della Vodafone e quattro della Orange. I carabinieri prendono nota dei numeri delle sim-card e poi richiudono la missiva, che arriva a destinazione. Gli ascolti permetteranno di identificare, tra gli utilizzatori, Focarelli e Fanella. I due pensano di parlare in totale sicurezza, grazie alle sim-card inglesi, e invece le loro conversazioni da lì in poi verranno ascoltate dagli specialisti del Ros. Per la banda è un duro colpo. Intanto, in quei due giorni di trasferta italiana, Gourevitch e soci si dirigono anche a Piacenza per trattare l’acquisto di veicoli industriali, forse destinati alla Gazprom, la maggiore compagnia russa e il più grande estrattore al mondo di gas. Sì, perché Gourevitch è un uomo dai molteplici interessi e contatti. Nel suo curriculum su internet è lui stesso a segnalare di essere amministratore delegato dell’Mgn group, la più grande banca d’investimento del Kirghizistan (con uffici a Londra, New York e Mosca e un giro d’affari di 200 milioni di dollari), presidente della Central Asian stock exchange (partecipata al 50 per cento dall’Mgm), consigliere di amministrazione della compagnia elettrica e dell’aeroporto di Bishkek, oltre che, sino al settembre 2009, della Asia Universal bank che, secondo gli inquirenti italiani, sarebbe stata utilizzata dall’organizzazione per alcuni importanti trasferimenti di denaro. Nel consiglio di amministrazione ci sarebbero anche gli ex senatori americani Bob Dole, destinatario delle donazioni del kirghizo, e John Bennet Johnston. Gourevitch è stato anche cofondatore della Virage consulting, una società di New York che avrebbe incassato laute (e fittizie) consulenze nell’ambito della truffa legata al traffico telefonico. Gourevitch nel novembre 2007 ha lasciato la Virage, ma continua a occupare tutte le altre poltrone. E continua a operare. In un [...] inserto della rivista americana Business Week va a caccia d’investitori per il suo paese: la Repubblica Kirghiza. Sino a poco tempo fa, prima che fossero cancellati, i navigatori di internet potevano scaricare i video con suoi interventi a convegni e seminari dal sito della Virage. [...] Ma quando entra Gourevitch nell’affare Fastweb? Non è chiaro, anche se già nel 2005, all’inizio della vicenda, il [...] kirghizo, insieme con Roberto Cristofori, collaboratore di Focarelli, si preoccupa di domiciliare diverse società in Lussemburgo. Si tratta di una missione delicata: infatti all’epoca Cristofori, Focarelli, Marotta e Cherubini sono tutti sotto processo a Roma per una storia che sembra la fotocopia dell’odierna truffa della Fastweb. Insieme con altri, tra la fine degli anni Novanta e il 2001, prima di essere arrestati, avrebbero costituito un indebito credito iva di circa 150 miliardi di lire attraverso il commercio, per lo più fittizio, di microprocessori. Un’attività svolta con la società Promodata, di Roma. Il procedimento si è concluso nel 2008 con decine di prescrizioni. Ma la tortuosa vicenda giudiziaria non ha scoraggiato i nostri eroi. Che, nonostante il processo, hanno continuato a giocare con l’iva. Chiedendo aiuto a personaggi come Gourevitch. Sempre ascoltando le utenze telefoniche legate alle schede trovate a Linate, i carabinieri del Ros hanno scoperto che Focarelli si rivolge al finanziere per cercare di “reinvestire capitali nell’acquisto di pietre preziose”. Ovvero diamanti in Uganda. Gli chiede pure di occuparsi di una società di copertura con base ad Amsterdam, i cui rappresentanti legali hanno preferito farsi da parte, o di accelerare la creazione di un fondo per l’arte “perché le opere potrebbero essere in pericolo”. Forse si riferisce ai quadri che sono stati sequestrati alla banda. Di certo Focarelli spiega al suo interlocutore che bisogna proteggerne la proprietà e loro non si possono muovere. Per questo gli chiede di volare a Roma. Ma per carpire i segreti del finanziere occorre tornare nel cuore del Mediterraneo, avventurarsi nei vicoletti assolati di Nicosia, la capitale di Cipro, dove risultano riconducibili a lui due finanziarie: la Gourevitch Wolstin limited private equity fund e la Crown Era Investments. Il 21 gennaio 2008 il Mokas, l’agenzia antiriciclaggio del governo cipriota, segnala alla Banca d’Italia che queste società erano state utilizzate da Gourevitch “per riciclare i proventi di attività criminali”. In questo caso, si tratterebbe di altre “frodi carosello” e del traffico di tabacchi e di stupefacenti, realizzati presumibilmente in Italia e nel Regno Unito: secondo la segnalazione, “i fondi, trasferiti alla Wolstin ltd probabilmente dall’Italia sotto forma di contratti di prestito, sono successivamente transitati su altri conti, incluso quello intestato alla Crown Era Investments limited”. Proprio la finanziaria cipriota di Gourevitch. Due anni dopo i giudici italiani hanno chiesto l’arresto del kirghizo. Ma lui, forse, è già troppo lontano. Probabilmente è in salvo nella natia Bishkek. O Frunze, come la chiamava da bambino. Quando andava a passeggiare sotto la statua di Lenin. E il riciclaggio non era ancora il suo mestiere» (Giacomo Amadori, “Panorama” 11/3/2010).