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 2011  maggio 27 Venerdì calendario

Letizia e il vuoto attorno spariti pure gli (ex) amici - Forse perfino Giuliano Pisapia ieri avrà provato tenerezza nei confronti di Letizia Moratti

Letizia e il vuoto attorno spariti pure gli (ex) amici - Forse perfino Giuliano Pisapia ieri avrà provato tenerezza nei confronti di Letizia Moratti. S’è mai vista una candidata così platealmente sola? A memoria d’uomo pare di no. La solitudine di Letizia ha origini lontane nel tempo. Non è mai stata amata dal suo partito, al quale s’iscritta con molti anni di ritardo, e per giunta in un giorno infausto, quello del Duomo in faccia a Berlusconi. Men che meno è stata mai amata dai leghisti, suoi alleati in giunta ma antropologicamente lontani anni luce da lei; e perfino il suo predecessore Gabriele Albertini - che solo ora, in zona Cesarini, s’è deciso a mettere la faccia in campagna elettorale, peraltro senza esporla troppo - non si può certo dire che provi per Letizia una grande simpatia. Ma mai come in queste ultime due settimane il sindaco di Milano è stata tanto abbandonata. La desolante inquadratura trasmessa ieri mattina da Sky, con lei seduta a fianco di una sedia vuota, pareva parlare da sola. Certo, a lasciare vuota quella sedia era stato il suo rivale Giuliano Pisapia, ancora offeso dal colpo basso di due settimane fa, e certo non soddisfatto di scuse tardive e incomplete. Ma quella sedia vuota sembrava il simbolo di ben altri vuoti. Intanto, quello lasciato dal capo. Berlusconi ieri non era neppure in Italia. Era a Deauville, al G8 francese: un impegno istituzionale al quale il presidente del Consiglio non poteva certo mancare. Ma prima di partire per la Francia, Berlusconi era stato a «Porta a porta» e aveva messo le mani avanti pensando a una sconfitta: «Candidati forse poco adatti», aveva detto, e quelle parole erano certamente ancora in testa alla Moratti ieri mattina, all’inizio della penultima giornata di campagna elettorale. La candidata poco adatta Letizia Moratti, del resto, era stata lasciata dal premier anche nei precedenti dieci giorni. Incassata la batosta del primo turno, Berlusconi non s’è più fatto vedere a Milano. Non è venuto a suonare la carica, né a galvanizzare la squadra per convincerla che la storica remontada è possibile. «Verrò io a Milano», aveva allora assicurato Bossi. Ma l’altro ieri in viale Ungheria l’hanno aspettato invano, la Moratti e quelli del Pdl. Bossi doveva esserci ma ha fatto il bidone: neanche una telefonata per avvisare. L’abbiamo detto che la Lega non ha mai amato la Moratti. Ma di fronte alla possibilità di perdere Milano, i leghisti avevano assicurato un impegno «pancia a terra»: gazebo, comizi, manifesti. Però ieri sera mentre Letizia Moratti era al concerto in piazza Duomo (senza Gigi D’Alessio), Bossi era a Viadana, in provincia di Mantova, a tenere un comizio per una campagna che evidentemente giudica più importante di quella di Milano. Adesso Bossi dice che forse a Milano verrà questa mattina, a fare un giro nei mercati delle non proprio centralissime via Marco Aurelio e via Stresa. Ma niente comizi, niente adunate del popolo padano. Il comizio, questa sera - ultima di campagna elettorale Bossi lo terrà a Varese, non a Milano. Dove invece ci sarà il concerto di Pisapia, con Bisio, Paolo Rossi ed Elio e le Storie Tese: e Matteo Salvini, il leghista più votato di Milano, ha annunciato che non potrà mancare. Povera Letizia. Ieri mattina ha aperto Repubblica e ha visto che anche Cesare Romiti - non propriamente un comunista - ha definito Pisapia «il prototipo vivente del moderato»: altro che quel mezzo brigatista che vogliono far credere. Poi ha letto che pure un altro pezzo grosso del mondo della finanza, il presidente della Banca Popolare di Milano Massimo Ponzellini, che sembrava vicino al centrodestra, non ha speso mezza parola per lei e s’è limitato a un classico «Vincerà il migliore». Perfino il cognato Massimo, il presidente dell’Inter, non vota in famiglia: «A Milano c’è voglia di cambiamento e Pisapia incarna una richiesta della città, ha intercettato il vento. Ha dato un bel messaggio mentre gli altri offrivano optional», ha detto al Corriere. Di Letizia Moratti s’è detto per cinque anni, a Milano, che era fredda, decisionista e autoritaria come i padroni dalle braghe bianche d’uno tempo. Tutte cose non l’hanno fatta diventare simpatica. Ma forse la rapidità e la faciloneria con cui la sua parte politica le ha scaricato addosso la responsabilità di una probabile sconfitta, adesso le attireranno forse qualche insospettabile solidarietà. Anche perché se poi Letizia dovesse, a sorpresa, riconfermarsi sindaco, tutti coloro che l’hanno abbandonata ci metterebbero un attimo nel precipitarsi a Milano per mettere il cappello sulla vittoria. Come sempre succede in Italia, e forse non solo in Italia.