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 2011  maggio 26 Giovedì calendario

BOLT: BATTERE ME STESSO IL MIO PROSSIMO RECORD - PER

la sua prima gara dopo nove mesi, nel suo debutto in Italia Usain Bolt stasera a Roma sarà uomo o marziano?
«Sarò uomo, con tutte le paure, i dubbi, il nervosismo. È la mia prima gara dopo nove mesi. Sono il primo a non voler essere deluso da me stesso, ma sui 100 metri dovrò ritrovare sensazioni e certezze ».
Come se l´immagina la gara?
«I primi 30 metri per me sono sempre difficili. Sono troppo alto, questione di baricentro, fatico ad uscire dai blocchi, i primi tre appoggi mi danno problemi. Asafa Powell in quel punto può prendersi un vantaggio, poi spero che i miei nuovi muscoli mi diano forza e velocità per filare via».
È più facile diventare Bolt o restarlo?
«Restare in cima è più duro e impegnativo. Io sono nello sport da quando avevo sei anni, mi piace l´ambiente, non avrei fatto altro, né sono capace di fare altro. Ho iniziato con il cricket, poi ho continuato con calcio e atletica, niente golf per carità. Il mio sogno era quello di diventare un campione olimpico e ce l´ho fatta. Ma la vita non si ferma alla salita, a guardare tutti dall´alto, devo difendere il pezzo di terra conquistato, impegnarmi, stare attento. Ci sono giorni in cui non mi va di fare Bolt, non mi va di andare in campo, in palestra, di dover presenziare a qualche manifestazione, di dover essere il fenomeno. Però poi penso: tutto quello ho, tutto quello che sono, lo devo all´atletica. Mi sacrifico, ma sono anche ricompensato. Correre non è più un gioco, ma resta una cosa bella. Anche con i doveri».
Deve più lei all´atletica o è l´opposto ?
«Facciamo a metà, cinquanta e cinquanta. Ho risvegliato l´atletica in un periodo in cui era un po´ troppo bella addormentata. L´ho resa più cool, più attraente per tutti. Per la prossima finale olimpica dei 100 metri ci sono un milione di richieste. Tutti i miei amici giamaicani vogliono essere e Londra e anche tutti quelli che mi hanno visto a Pechino. Io smuovo, ma sono condannato a fare record, altrimenti chi viene a vedermi si sente derubato. Onestamente, non ce la posso sempre fare. Mi sono migliorato sei volte in due anni e sempre in occasioni importanti. Pago la fatica anch´io, e pure l´orgoglio».
Il suo primo record mondiale sui 100 è datato 31 maggio 2008.
«Era fine maggio come qui a Roma. A New York aveva appena piovuto, come sta piovendo ogni pomeriggio a Roma. Ma le similitudini finiscono qui. Allora nessuno si aspettava niente da me. Ero lo specialista dei 200. Non avevano ancora scritto il titolo: "A star is Bolt". Correre i cento era solo una prova, avevo l´animo leggero: che poteva mai capitare?».
Capitò il 9"72, una rivoluzione.
«Lo feci capitare. Ho visto che gli scienziati si sono sbizzarriti: l´uomo non può scendere sotto i 9"80, poi si sono corretti, sotto i 9"70, poi di nuovo il limite è stato portato a 9"60. A parte che un conto è dirlo e un altro è farlo, io penso che il mio 9"58 sia migliorabile. Basta andare veloci. Punto ai mondiali di agosto in Corea, rivincere il titolo con il record sarebbe perfetto».
Le hanno dedicato una nuova bevanda Gatorade.
«Porta il mio nome. Chi fa sport suda e consuma, deve reintegrare i liquidi persi. In Giamaica il sole scotta, guai a disidratarsi. Come mi nutrirò oggi prima della gara? Scordatevi la colazione, la salto, sono un dormiglione, preferisco stare a letto il più possibile, mi faccio vedere solo a pranzo».
Spaghetti, pollo, insalatina.
«Sì. Sto cercando di limitare il pollo fritto di cui sono ghiotto. Dicono non faccia bene. Buono è buono, però. E poi vedremo, se dopo la gara sarà il caso di festeggiare a cena».
Se chiude gli occhi?
«Non vedo nulla. Ho bisogno di avere una risposta dalla pista. Ho fatto quello che dovevo, non sono un pazzo né uno screanzato, mi sono riposato, curato e allenato. So che mi piace vincere, ma devo aspettare il risultato del cronometro. Rientrare dopo una lunga pausa porta sempre un po´ d´incertezza. Ringrazio Roma per la pazienza e per l´attesa».
Allora stanotte?
«Stanotte Bolt torna a correre più veloce che può».