Walter Riolfi, Il Sole 24 Ore 27/5/2011; Il Sole 24 Ore 27/5/2011, 27 maggio 2011
FRANCO SVIZZERO RIFUGIO DALLA CRISI DEI DEBITI SOVRANI - È
una costante negli ultimi mesi. L’euro pare sgretolarsi sotto la crisi dei debiti sovrani, se lo si misura con il franco svizzero. Ma la valuta comune tiene o addirittura si rafforza, se la si raffronta al dollaro: segno che il biglietto verde è il vero malato cronico del sistema, perché perde colpi l’economia americana e soprattutto perché, in queste condizioni, la Fed garantirà tempi indefiniti di politica monetaria ultra espansiva. Quanto s’è visto ieri sui mercati è paradigmatico. L’euro era in recupero sul franco svizzero e in forte rialzo sul dollaro, dopo i deludenti dati statunitensi sulla revisione del Pil nel primo trimestre (atteso in crescita del 2,1% e risultato invece invariato all’1,8%) e i sussidi di disoccupazione risaliti a 424mila. Ma nel pomeriggio inoltrato, l’allarme lanciato dal presidente dell’Eurogruppo, Jean–Claude Juncker, sulla probabile impossibilità del Fondo monetario internazionale di erogare finanziamenti alla Grecia, ha sconvolto la situazione: la valuta europea è scesa al nuovo minimo storico sul franco (1,22) e ha bruscamente corretto anche sul dollaro, riuscendo comunque a chiudere in rialzo rispetto a mercoledì (1,4135).
Le reazioni obbediscono a una logica comprensibile, così come comprensibili sono i ribassi subiti dal petrolio (100,2 dollari, -1,1%) e il forte rimbalzo segnato dai Treasury Usa, vista l’ennesima conferma del marcato rallentamento dell’economia americana. E una logica dev’esserci anche sotto i comportamenti di Wall Street, sebbene assai meno intuitiva delle precedenti. Dopo le 17.15, l’S&P500 inizia a prendere il volo e trasforma una seduta che segnava ribassi dello 0,5% in una insperata giornata positiva per la Borsa (+0,40% l’S&P 500, +0,78% il Nasdaq). Tanto peggio vanno le cose in economia, tanto più a lungo la Fed manterrà bassi i tassi d’interesse e, terminati a giugno gli acquisti di titoli di Stato, escogiterà pure qualche soluzione per continuare a immettere liquidità nel sistema. È una logica perversa fin che si vuole, ma funziona da lunghi mesi e continuerà a funzionare fino a quando gli utili aziendali saranno in grado di suffragare le quotazioni. Intanto gli acquisti di Treasury Usa, spinti dal rallentamento economico o dal presunto «volo verso la qualità», sono caduti ai minimi storici per i titoli a breve (anche quello a 2 anni è sotto lo 0,5%) e al 3,07% per il decennale, come non si vedeva da inizio dicembre.
Ma il vero volo verso la qualità è quello che sta premiando i titoli svizzeri e il franco. Si può notare come l’ennesima recrudescenza della questione greca non abbia prodotto ieri significativi ampliamenti degli spread sul Bund (anzi quello dei titoli greci s’è addirittura impercettibilmente ridotto, forse perché oscilla ormai a fine scala), ma solo un ulteriore apprezzamento della valuta elvetica. Che la forza del franco sia una diretta conseguenza della crisi dei debiti sovrani lo dimostra la straordinaria correlazione, negli ultimi 17 mesi, tra lo spread sul Bund dei paesi a rischio (quello irlandese, per esempio) e il cambio franco/euro.
È sempre più arduo decifrare quale potrebbe essere la conclusione della crisi. Secondo Franco Bruni dell’università Bocconi, l’uscita dall’euro della Grecia è una soluzione tecnicamente complicata. Ma un default (ristrutturazione del debito) controllato dalla Bce e dal fondo europeo potrebbe essere una soluzione più gestibile. Walter Riolfi • IL NODO
Un mese per evitare il default
Il 29 giugno Ue e Fmi devono staccare il quinto assegno da 12 miliardi di euro (8 dalla Ue e 4 dall’Fmi) per Atene. L’Fmi può versare la sua quota solo se ci sono garanzie finanziarie da parte di Atene nei prossimi 12 mesi. Le garanzie - ha precisato il Fondo - devono essere sia sul fronte delle politiche di bilancio che sulla disponibilità del finanziamento
Poiché è improbabile che queste condizioni siano rispettate, l’Fmi potrebbe chiudere i rubinetti, a meno che non intervenga l’Europa con nuovi aiuti