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 2011  maggio 26 Giovedì calendario

MALPENSA VOLA SEMPRE PIÙ DEBOLE VERSO LA BORSA

Una domanda, tanto per cominciare. Quali sono le compagnie aeree che di recente hanno annunciato nuovi voli su Malpensa o hanno aumentato quelli che già offrivano? Risposta: si chiamano Oman air, Gulf Air (Bahrein), Turkish airlines, Qatar airlines. Grandi affari in vista, quindi, grazie alla campagna anti islam lanciata in queste settimane dalla maggioranza di centrodestra che (per ora) governa Milano. E pensare che nel 2010 proprio i collegamenti con il Medio Oriente sono quelli che hanno fatto segnare il maggior incremento di traffico passeggeri su Malpensa: più 17 per cento e ora valgono il 10 per cento del totale. Un piccolo esempio, l’ultimo in ordine di tempo, dei danni collaterali provocati dalla politica allo scalo più disgraziato d’Italia. Un aeroporto abbandonato a se stesso da Alitalia nel 2008, con una manovra praticamente senza precedenti nel mondo, e da allora alla ricerca di una ragion d’essere che possibilmente garantisca sviluppo e profitti nel lungo termine.
IL GOVERNO, quello centrale e gli enti locali, dovrebbe dare la linea, ma finora non è successo. Si fa presto allora a dire, parole del sindaco meneghino Letizia Moratti, che Lufthansa “è assolutamente marginale” e che verrà presto rimpiazzata. Vero. La compagnia tedesca, però, progettava di insediare in Padania uno dei suoi hub e in questa prospettiva erano stati impostati i piani di sviluppo di Malpensa. Così, adesso che la compagnia tedesca ha deciso di cambiare rotta abbandonando lo scalo milanese, bisogna trovare un’alternativa. Anche perchè da qui a qualche mese dovrebbe sbarcare in Borsa la Sea, la società di gestione degli aeroporti milanesi controllata dal comune del capoluogo lombardo. E in vista del collocamento non c’è niente di peggio che dare l’impressione di trovarsi in balia degli eventi. Una volta di più torna quindi d’attualità il rebus che da anni sta tentando di risolvere Giuseppe Bonomi, l’avvocato varesino che guida la Sea. Bonomi, un manager che nonostante l’etichetta leghista riscuote consensi da entrambi gli schieramenti politici, ha oggettive difficoltà a definire con precisione il modello di sviluppo, la mission, per dirla all’inglese, di Malpensa. Non è più un hub, cioè la base principale di una compagnia. Non è uno scalo low cost, anche se Easy Jet è ormai di gran lunga la compagnia più attiva (27,3 per cento dei passeggeri complessivi). E, viste le dimensioni, non si può neppure semplicemente definire un aeroporto al servizio di un’area densamente popolata, come quelli di Venezia, Napoli e o Catania. Lo spiegano gli analisti di settore che, per farla breve, si chiedono che razza di animale sia Malpensa.
USCITA DI SCENA Alitalia, la Sea ha cercato di riempire il vuoto attirando decine di compagnie. L’offerta si è arricchita di un gran numero di nuove destinazioni, ma il numero dei passeggeri transitati nel 2010, pari a 18,7 milioni, resta ancora di molto inferiore ai 23,7 milioni registrati nel 2007, l’ultimo anno prima dell’addio di Alitalia. A crescere di più in questi ultimi anni è stata proprio Easyjet, che però, come tutte le low cost, è in grado di garantire un giro d’affari inferiore rispetto a quello di una compagnia tradizionale.
Nonostante il crollo dei passeggeri negli ultimi esercizi, fatturato e profitti di Sea hanno tenuto. Anzi gli utili netti sono aumentati tra il 2009 e il 2010. Escludendo le componenti straordinarie, si passa da 23,9 a 43,6 milioni. Questo risultato è stato ottenuto anche grazie alla riduzione del personale (5.500 dipendenti nel 2008 contro 5.200 nel 2010 senza contare i lavoratori precari) e ricorrendo alla cassa integrazione (oltre un milione di ore l’anno scorso). Per il futuro prossimo restano però numerose incognite. Da tempo Sea chiede a gran voce al governo l’adeguamento delle tariffe aeroportuali, cioè le somme pagate dalle compagnie che si servono dello scalo. Finora però Roma è rimasta sorda a queste richieste. Il motivo? La convinzione diffusa è che l’adeguamento delle tariffe, di gran lunga inferiori a quelle medie nel resto d’Europa, finirebbe per penalizzare soprattutto Alitalia, protetta dal governo. Non basta. Sea è anche chiamata ad attuare un ambizioso piano industriale che vale oltre 1,3 miliardi concentrati in primo luogo sull’ampliamento del terminal 1, mentre il terminal 2, dove vola Easyjet, è quello che ha registrato il maggior sviluppo di traffico negli ultimi anni. Il piano comprende anche la realizzazione della terza pista, fortemente contestata dagli ambientalisti perchè rischia di distruggere un’area di grande pregio all’interno del Parco del Ticino. “La terza pista è indispensabile allo sviluppo di Malpensa”, ribattono da Sea, sicuri che il trend di crescita dei passeggeri nei prossimi anni sarà tale da giustificare ala spesa di almeno 300 milioni. Resta da vedere se riusciranno a convincere anche gli investitori. Perchè toccherà a loro, acquistando le azioni Sea in Borsa, finanziare buona parte delll’investimento.