Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 27/5/2011, 27 maggio 2011
IL FATTO DI IERI - 27 MAGGIO 1940
Un Lucifero del pentagramma, un Mephisto goethiano, una sorta di incantatore sui cui trilli diabolici si favoleggiava di oscuri patti col diavolo. Paganini e il suo violino stregato, Paganini e la sua demoniaca abilità. Un diluvio di leggende e di macabre insinuazioni circondano la vita del divino Niccolò. Non solo per la mostruosa tecnica della sua mano a ragno, “…flessuosa come fosse senza muscoli e ossa, col pollice capace di piegarsi all’indietro, fino a raggiungere il mignolo”, ma anche per la fisionomia spettrale, il volto cadaverico e sdentato, il naso adunco, “vestito con panciotto e marsina nera come forse l’etichetta infernale li prescrive…”, per dirla con Heinrich Heine. Vita tormentata quella del musicista, tra trionfali tournée nelle corti di mezza Europa e fosche vicende sentimentali e giudiziarie. E agonia e morte ancor più strazianti. Minato dalla sifilide, devastato da terapie assassine a base di micidiali purganti e di salassi con sanguisughe, se ne andrà il 27 maggio 1840, ormai muto, per una laringite tubercolare non curata. “Empio” per la Chiesa e dunque indegno di sepoltura consacrata, accantonato in un lebbrosario e solo dopo decenni composto in un’urna nel cimitero di Parma.