Frammenti, 26 maggio 2011
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FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "MLADIC
RATKO"
Gli atroci delitti commessi dalle soldataglie di Mladic e di Arkan foraggiate da Belgrado; [11769]
il massacro di Srebrenica, la strage di 8 mila musulmani compiuta nel 1995 dalle truppe serbo-bosniache del generale Ratko Mladic… il massacro di ottomila musulmani bosniaci a Srebrenica, compiuto dalle sue milizie [di Karadzic], agli ordini del generale Mladic, ma tollerato e favorito da diversi altri attori mai portati sul banco dell’accusa : dai comandi dell’Onu allo stesso governo bosniaco…Da allora, i pesci grossi sono sempre sfuggiti ai blandi tentativi di cattura. Mladic a Belgrado, dove aveva un posto fisso allo stadio. [12432]
A fine ottobre 96, il Tg1 apre l’edizione della sera con la notizia inventata della morte in clandestinità di Ratko Mladic. [13395]
Il generale Mladic, il criminale di guerra massacratore dei bosniaci ha avuto una figlia suicida come Ofelia, perché non reggeva alla scelleratezza del padre. Il padre di Mladic era stato ucciso dagli ustascia. [37102]
ciò che conta è mettere le mani, in un modo o nell’altro, sui «criminali di guerra» Radovan Karadzic e Ratko Mladic, considerati gli unici responsabili del conflitto bosniaco. Il che è una menzogna. I principali responsabili stanno altrove. Come ricordava Aleksandr Solgenitsyn in un mirabile articolo pubblicato dalla ”Repubblica” (21/8) «L’onorabile compagnia dei leader delle principali potenze occidentali... sono stati loro a mettere in moto l’estenuante guerra civile». Il perché è presto detto. [Massimo Fini, 1997 - 45017]
Ma il regime di Slobodan Milosevic era ormai agli sgoccioli e le rivelazioni dei massacri compiuti in Bosnia-Erzegovina dai bosniaci di etnìa serba guidati dal generale Mladic e da Karadzic avevano scatenato ondate di indignazione popolare in Gran Bretagna: ”Aver difeso gli albanesi del Kosovo è stato per me un grande motivo d’orgoglio”, confesserà qualche tempo dopo Robin Cook [106854]
La vasta mafia granserba in queste ore starà brindando alla più salda libertà del generale Mladic e alla carabina che ha ucciso il «traditore»: per quei patrioti in affari loschi, e spesso in divisa, Djindjic apparteneva alla stirpe del re Obrenovic assassinato perché trescava col sultano. [112886]
Ciò che mi appare più preoccupante in questa vicenda [referendum in Montenegro per la secessione dalla Serbia] è la condizione della Repubblica di Belgrado, troppo orgogliosa e fiera per cedere alle pressioni di Bruxelles e consegnare al tribunale internazionale dell’Aja, il generale Radko Mladic e il serbo-bosniaco Radovan Karadzic. [Sergio Romano, 2006 – 122778]
Di fronte alle pressioni del tribunale dell’Aja, il governo serbo ha preferito tenere conto dei sentimenti di quella parte della sua pubblica opinione per cui Mladic e Karadzic sono, tutt’al più, «patrioti che hanno esagerato». [2007 – 131015]
Vent’anni dopo, le serre del Cagliaritano sembrano Mostar quando vi passò Mladic: ferro rugginoso, vetri in frantumi, orti di sterpi, dov’erano i roseti abbaiano i cani randagi. [Battistini, 144842]
Fonti vicine al Commissario Rehn, osservavano ieri che l’Ue imporrà a Belgrado il vincolo della consegna dei criminali di guerra Mladic e Karadzic, tuttora in contatto con le forze militari. [2007, 147055]
E la Bosnia serba, la Srpska, regno incontrastato dei ricercati Karadzic e Mladic, l´ideatore e il braccio armato delle pulizia etnica, proclamerebbe a sua volta l´indipendenza per diventare provincia della Serbia… Addio alla cattura dei criminali Karadzic e Mladic, disperatamente cercata da Carla Del Ponte come procuratore capo del Tribunale dell´Aja per la Jugoslavia. [147845]
Oltre agli esami, la Serbia è chiamata anche alla prova d’onore: la consegna dei criminali di guerra, il generale Mladic e l’ex presidente serbo bosniaco Karadzic. Anche questa prova rimette in circolo reazioni nazionalistiche e veleni nell’unico Paese al mondo che ha estradato il capo dello Stato. Milosevic, processato all’Aja, è peraltro morto in cella prima della sentenza.
La nuova leadership si muove con prudenza («un centimetro meno dell’indipendenza», è lo slogan per il Kosovo) teme reazioni scomposte all’ interno e situazioni fuori controllo. I serbi si chiedono se ne valga la pena, essendo molto vaga la contropartita: l’ingresso in Europa, possibilità suggestiva quando se ne parla nelle conferenze, ma ancora lontana, a giudicare dall’inclinazione dell’Unione alla chiusura. [148476]
l’Europa ha commesso il grande errore di non capire che i musulmani della Bosnia sono i più laici del mondo islamico, sono musulmani che non hanno mai conosciuto le forme fondamentaliste dell’Islam. E invece di difenderli, di dimostrare dinanzi ai veri fondamentalisti tipo Al Qaeda che l’Europa è pronta a sostenere un Islam razionale, mite, gli europei hanno permesso che il nazionalismo serbo e anche croato facessero una strage a Srebrenica: ottomila musulmani, il più grande genocidio in Europa dopo la Shoah. Ed ecco poi arrivare a Mostar, io sono nato a Mostar, messaggeri di un Islam prima sconosciuto. E non dimentichiamo che vicino a dove avvenne l’eccidio di Srebrenica c’erano le truppe dell’Onu, la divisione olandese che aveva a disposizione l’aviazione: sarebbe bastato un colpo di telefono e l’aviazione avrebbe fermato il criminale serbo Mladic, e non è stato fatto. [152157]
Furono Karadzic, come capo politico, e il suo braccio armato, il generale Ratko Mladic (ancora latitante), a decidere, pianificare ed attuare il massacro di almeno 8.000 persone a Srebrenica, colpevoli soltanto di essere musulmane. Soprattutto uomini, ma anche centinaia di donne e bambini passati per le armi a causa dell’ossessione che potesse nascere «uno stato islamico nei Balcani», come Karadzic paventava nelle interviste. Quest’ideologia produsse il tentativo di annientare la città di Sarajevo, l’apertura di decine di campi di concentramento, lo stupro di almeno 20 mila donne. Mentre non è mai stato provato, seppur resista a distanza di tanto tempo il forte sospetto, il funzionamento di almeno due forni crematori
Dal 25 luglio 1995 nella lista dei catturandi Nato, ormai al primo posto fra gli ultimi tre ricercati sulla lista nera del Tribunale internazionale dell’Aja (numero due Mladic), forte di insospettabili protezioni dentro e fuori la Serbia, forse anche internazionali, Karadzic è riuscito a sfuggire alla cattura per tredici anni, finché il 21 giugno è stato catturato a Belgrado. Sul suo capo pendeva una taglia di cinque milioni di dollari messa dal governo statunitense
il massacro di Srebrenica, compiuto dalle sue milizie, agli ordini del generale Mladic, ma tollerato e favorito da diversi altri attori mai portati sul banco dell’accusa, dai comandi dell’Onu allo stesso governo bosniaco
Per chiudere veramente i conti servirebbe adesso la cattura del generale Mladic, che di Karadzic fu il boia. C’è però un problema: la sua cattura potrebbe gettare l’ombra dell’incriminazione su tutto l’esercito, i cui quadri in questi anni sono stati rinnovati soltanto in parte (per le fonti vedi scheda biografica Karadzic). [2008, 158887]
Però non tutta l’Europa sembra accingersi ad accettare a tempi unanimi e concordi le pratiche dell’estradizione. Il responsabile della diplomazia europea, Solana, pare incline a dare cauto ascolto alle eccezioni sollevate in merito dal gruppo dei Paesi nordici, schierati alle spalle dell’Olanda gravemente macchiata, all’epoca di Srebrenica, dall’indegna e quasi complice inerzia dei suoi caschi blu che prima dell’eccidio brindavano in divisa Onu col generale Ratko Mladic. C’è chi ricorda ancora la foto, scattata il 12 luglio 1995, in cui si vede il capo del corpo olandese, Ton Karremans, in procinto di avvicinare il bicchiere di sljivovica a quello del massacratore in tuta mimetica che agiva agli ordini del presidente Karadzic. Scandalo morale e crisi politica provocarono poi le 500 medaglie elargite dal governo dell’Aja ai soldati del contingente che non impedirono la strage di ottomila musulmani bosniaci. Ora molti temono che nuovo scandalo e nuova crisi, ai danni dell’Olanda, possano emergere proprio al tribunale dell’Aja dalla testimonianza di un personaggio pericoloso, incontrollato e ricattatorio come Karadzic. Sembra di capire che i nordici, perciò, cerchino di guadagnare tempo, sostenendo che non basta trascinare alla sbarra internazionale un solo responsabile, il solo mandante Karadzic, non accompagnato dall’esecutore militare e manuale del genocidio. Secondo taluni sarebbe addirittura Mladic il principale colpevole dell’orrore. Ma si tratta di sofismi di lana caprina, che hanno poco valore storico e poca probabilità di realizzarsi subito nei fatti. Sarebbe come dire, con le dovute proporzioni s’intende, che era quasi più importante colpire Himmler prima di Hitler o Beria prima di Stalin. Nello specifico caso balcanico era Karadzic la mente e Mladic il braccio del male. Era il poetico e superlativo montenegrino Karadzic, interlocuore privilegiato di Mitterrand, del mediatore di Dayton Holbrooke, del ministro britannico Owen, perfino del Nobel Wiesel sopravvissuto ai lager nazisti, era lui lo stratega della morte sul viale dei cecchini nei 43 mesi d’assedio di Sarajevo. Era lui l’ideatore della mattanza di Srebrenica. Era lui che confidava agli amici che un «Turco», un islamico di Bosnia, vale assai più da morto che da vivo. Era insomma Radovan Karadzic, sostenuto dal defunto Milosevic e servito dal forse defunto Mladic, il promotore delle ecatombi più spietate che l’Europa ricordi dalla fine della seconda guerra mondiale. [Bettiza 2008, 158949]
Nella lista dei ricercati del Tribunale dell’Aja ci sono due caselle vuote: quelle di Ratko Mladic e di Goran Hadzic. Il primo è il generale serbo considerato l’esecutore della pulizia etnica condotta a Srebrenica contro i musulmani. In questi anni è stato segnalato ovunque. Dalla Russia a Israele, dai Paesi baltici al posto che volete voi. E’ probabile che come il suo compagno di stragi Karadzic sia nascosto in Serbia. [158976]
Mladic, il macellaio in divisa [Sofri, 158982]
Karadzic Martedì 22 luglio 2008 agenti serbi hanno arrestato a Belgrado Radovan Karadzic, il cosiddetto boia di Srebenica (8000 morti durante la guerra civile in Bosnia del 1995). Barbone bianco, stava andando al lavoro in autobus: col falso nome di Dragan Dabic esercitava la professione di medico nel locale ospedale e s’era anche fatto un nome come fautore di una medicina alternativa. Sarà estradato in Olanda e giudicato dal tribunale dell’Aja. Per il presidente serbo Boris Tadic, che vuole portare il suo paese in Europa, è un colpo importante: l’Unione gli ha sempre detto che non ci sarebbe stato posto per lui fino a che non avesse consegnato alle autorità Karadzic e il suo braccio armato Mladic, ancora latitante. [159531]
La Ue proclamerà l’11 luglio la giornata europea in memoria del massacro di Srebrenica. Il Parlamento europeo ha chiesto ai 27 paesi Ue di dedicare questo giorno al ricordo delle migliaia di vittime del massacro della guerra in Bosnia-Erzegovina, «il maggiore crimine di guerra commesso in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale». Secondo fonti ufficiali, circa 8 mila civili bosniaci di fede musulmana (compresi bambini e anziani) furono uccisi l’11 luglio 1995 dalle milizie serbo-bosniache guidate dal generale Ratko Mladiç. L’eccidio avvenne nella zona protetta di Srebrenica, che si trovava in quel momento sotto la tutela delle Nazioni Unite. [168713]
Ratko Mladic, comandante militare dei serbi di Bosnia, si nasconde dal 1995. [169317]
Una delle cartoline più cupe del Novecento mostra il colonnello olandese Ton Karremans brindare con Mladic. Subito dopo comincerà la strage dei civili. [176554]
In quel vuoto di iniziative politiche irruppero in luglio le milizie serbe del generale Ratko Mladic. S’impadronirono dell’area protetta di Srebrenica, immobilizzarono gli olandesi, separarono gli uomini dalle donne e uccisero 8000 musulmani. Non fu soltanto un colossale omicidio. Fu anche il tragico suicidio della Serbia, una nazione che non meritava di apparire al mondo, come accadde da quel momento, il principale imputato della tragedia balcanica. [Romano, 2010 – 202446]
Era l´11 luglio 1995. Dal 12 al 19 le milizie del generale Mladic ammazzarono un migliaio di prigionieri al giorno, per un totale di oltre ottomila musulmani, inclusi alcuni minorenni e molti anziani. Non si può sterminare in quella proporzione senza farsi scoprire (anche dai satelliti), tanto più se la strage avviene sotto il naso delle Nazioni Unite. Eppure in quella settimana nessuno tra chi doveva sapere o quantomeno intuire (Onu, governi occidentali) tentò di fermare la strage. [Rampoldi 2010, 216800]
Alla domanda “sei d’accordo sull’estradizione di Mladic all’Aja?”, la maggioranza risponde “no”. [Il Fatto 25/7/2010]
Sono stati appena pubblicati stralci delle 4 mila pagine dei diari in cui Mladic - tuttora latitante - annotava con una incredibile tranquillità i crimini perpetrati agli ordini di Milosevic, e le complicità e le viltà degli Stati europei. Del resto si sono premiati con la metà della Bosnia Erzegovina i serbobosniaci del boss Dodik - compresa Srebrenica - i quali irridono l´idea della convivenza, e a Srebrenica vanno a commemorare i loro martiri... [Sofri 2010, 1392787]
Solo il 24 per cento dei serbi, stando a un sondaggio, sarebbe disposto a consegnare al tribunale dell’Aja il generale Ratko Mladic, responsabile della carneficina in Bosnia [L’espresso 28/10/2010]
l memoriale di Srebrenica i ragazzi musulmani arrivano a ondate. Li portano le scuole, con i pullman. Per non dimenticare il massacro dei musulmani bosniaci del luglio 1995. Erano ammassati in una fabbrica che si trovava sotto la tutela delle Nazioni Unite, le truppe serbo bosniache di Ratko Mladic li sterminarono. Il memoriale conta 8372 cippi, 8372 nomi, ma ci sono i puntini di sospensione, perché tanti resti non sono stati ancora identificati. E i serbi non ci vanno, a rendere omaggio a quelle vittime. Vanno nei memoriali loro. Ciascuno piange i propri morti. Le strade di città si affacciano spesso su fazzoletti di verde scanditi da tombe. Sotto i tiri dei cecchini era troppo pericoloso spostarsi per seppellire i caduti nei cimiteri, si usava la terra sotto casa. E’ rimasto tutto così. [Comazzi, Stampa 13/4/2011]