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 2011  maggio 26 Giovedì calendario

L’ultima conquista comunista: Cuba torna a giocare a golf - Cuba vuole una faccia nuova. Guarda avanti e vede grandi campi da golf con l’er­betta all’inglese

L’ultima conquista comunista: Cuba torna a giocare a golf - Cuba vuole una faccia nuova. Guarda avanti e vede grandi campi da golf con l’er­betta all’inglese. Cuba ha vo­glia di modernità, e pensa ai grandi investitori internazio­nali. A 84 anni Fidel Castro re­­siste, ma è il fratello Raùl a te­nere le redini. É lui che vuole giocare a golf, a lui quello sport da borghesi era sempre piaciuto. In passato non lo aveva mai confessato, roba da capitalisti, era la passione di Dwight Eisenhower, il pre­sidente da combattere al­l’epoca della guerra fredda. Allora era impossibile vestir­si da rivoluzionario e tirare in buca. Oggi tutto è cambiato: l’ideologia, il comunismo, l’idea stessa di capitalismo so­no concetti sfumati e confusi. Oggi quello che conta è resta­re a galla, e quindi via con l’economia di mercato.La da­ta del New Deal era già stata fissata ad aprile, in occasione del VI congresso del Partito comunista cubano. Ed è sta­to proprio in quell’occasione che Raùl aveva indicato il nuovo corso: meno Stato e più impresa, l’unico modo per salvare il socialismo. L’economia da risanare, più tagli e più investimenti, capi­tali stranieri, invertire rotta con 250mila licenze per attivi­tà private e per nuove indu­strie. Era stata definita la con­trorivoluzione del secondo Castro, di quel fratello rima­sto per settant’anni nell’om­bra. Fidel resta a guardare die­tro le quinte, pensa a cin­quant’anni fa, a quando i rivo­luzionari erano ragazzi, gli torna in mente Che Guevara che faceva il caddie in Argen­tina. Ci sono le foto, in bianco e nero, giovanissimo e con­centrato. Se Cuba vuole resi­stere deve diventare borghe­se. E allora si parte, il governo ha approvato i primi piani per la costruzione di quattro lus­suosi campi da golf sull’isola: un investimento già in fase di progettazione dal costo di 1,5 miliardi di dollari. Gli investi­tori sono canadesi e inglesi che da anni trattano con l’en­te statale cubano per il turi­smo. Prima di aprile però l’ar­gomento golf era rimasto ta­bù. Lo stesso divieto che oggi ha imposto la Cina. Troppi campi da loro. Dove i rivolu­zionari di Mao coltivavano il riso, adesso si perdono le pal­line da golf dei milionari. Un oltraggio da bloccare, e così il governo ha deciso di blocca­re la costruzione di nuovi campi: «Sono un virus per la nostra democrazia, è lo sport dei capitalisti», fa sapere Pe­chino. A Cuba l’ideologia fa a pugni con la necessità e al go­verno locale andranno circa metà dei profitti. Eccola la spinta che serviva a far cam­biare idea su uno sport poco rivoluzionario. Uno dei pri­mi atti di governo di Castro fu proprio la chiusura dei dodi­ci impianti da golf dell’isola; alcuni sarebbero diventati ba­si militari. A fine anni Novan­ta aprì quello che fino ad ora era rimasto l’unico campo da golf di Cuba, 18 buche vicino alla spiaggia di Varadero, che negli anni scorsi aveva ospita­to anche un torneo interna­zionale. Dopo il congresso del partito comunista cubano dello scor­so aprile, il governo ha deciso di puntare sul turismo. La co­struzione di campi da golf, di­retta soprattutto ai turisti più ricchi, aiuterà a «differenzia­re l’offerta » di Cuba e a distin­guerla dai Paesi vicini. Il mini­stro cubano del turismo, Ma­nuel Marrero, ha detto in una conferenza in Europa che il governo intende procedere a costruire almeno altri dodici impianti nel prossimo futu­ro. I turisti che arriveranno sa­ranno canadesi, europei e asiatici: dopo l’embargo tra Cuba e Stati Uniti degli anni Sessanta, i cittadini statuni­tensi non possono spendere soldi sull’isola a meno che non abbiano una apposita li­cenza del Dipartimento del Tesoro. Cuba diventerà un paradiso per spendaccioni, a fianco dei campi da golf ver­ranno costruiti centri com­merciali, hotel di lusso e cen­tinaia di appartamenti, incen­tivando gli stranieri a compra­re una seconda casa a Cuba. Il New Deal è iniziato e que­sta volta Raùl ha deciso di sali­re sulla giostra.