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 2011  maggio 25 Mercoledì calendario

BOMBA CONTRO AHMADINEJAD L’AVVERTIMENTO DEGLI AYATOLLAH


Attentato ieri mattina contro Mohammaed Ahmadinejad in una raffineria ad Abadan: la deflagrazione si è avuta quando il presidente iraniano ha schiacciato il bottone che avviava il ciclo di un nuovo impianto. Quattro i morti e moltissimi i feriti e immediata versione ufficiale su un “incidente fortuito”, che però non ha convinto il sito israeliano Debka (vicino al Mossad) che, citando fonti della resistenza iraniana, ha sostenuto che si è trattato di una esplosione voluta, perché l’impianto era stato testato più volte in vista della inaugurazione presidenziale e tutto aveva funzionato alla perfezione.
Certo è che un attentato contro il presidente, magari organizzato da “mano amica” non stupisce nel clima incandescente che da settimane dilania il vertice di Teheran. È infatti in atto uno scontro durissimo tra due componenti dell’ala oltranzista, che si stanno combattendo a tutti i livelli. Ahmadinejad deve fare fronte alla guerra aperta di una componente capeggiata dall’ayatollah Ali Khamenei, Guida della Rivoluzione, che reagisce al tentativo del blocco di potere che lui ha organizzato attorno alla presidenza della Repubblica di imprimere una svolta nazionalista al Paese.
Tentativo che prevede l’emarginazione del clero dai posti di comando, e la sua sostituzione con personaggi di fiducia personale di Ahmadinejad, spalleggiati dal quadro intermedio e da parte dei quadri dirigenti dei Pasdaran e da quello dei Bassiji (i vertici stanno con Khamenei). Il tutto in vista delle elezioni politiche del 2012 e di quelle presidenziali del 2013 in cui Ahmadinejad, che non si può presentare per il terzo mandato, voleva fare correre il consuocero Rahim Mashaei, capo dei suoi consiglieri, propugnatore di una strategia ipernazionalista, non priva di un’ideologia misterica (nell’aspettativa messianica di un imminente ritorno del Dodicesimo Imam), in raccordo con alcune sette segrete del clero, a partire dalla potente Hojatieh, che ha sempre rifiutato il comando politico da parte degli ayatollah.
Khamenei, difensore dello status quo, è alleato con i “centristi”, alcuni ayatollah, come Jannati (capo del potente Consiglio dei Guardiani), com Ali Larinjiani – presidente del Parlamento – e con suo fratello Sadegh Larinjiani, procuratore generale che giorni fa ha fatto arrestare molti collaboratori di Mashaei, accusandoli di «stregoneria e pratiche magiche». Pare infatti che il “blocco Ahmadinejad” stia tentando di definire una propria piattaforma ideologica che recupera alcune figure minori della tradizione coranica (tra questi gli Jinn, i folletti, di cui molto si parla nel Corano), nella certezza di una ormai prossima Apocalisse, preceduta dal ritorno del “Dodicesimo Imam”. Visione nella quale lo stesso Ahmadinejad ricopre un ruolo primario tanto che ha fatto trasmettere dalla televisione un programma in cui viene definito “Shuyayb bin Salih”: braccio destro del Dodicesimo Imam. Punto centrale di questa strategia è l’emarginazione del clero dal potere politico, che dovrebbero essere occupati solo da laici. Concezione condivisa, peraltro, dai seguaci di alcuni Grandi Ayatollah del passato come Ali Montazeri, Tabatabai Qomi e Rastegar Joobari, che rimproverano a Khamenei di ricoprire il ruolo di ayatollah, non avendo assolutamente i titoli indispensabili. Uno scontro durissimo, ma tutto interno alle componenti più oltranziste del regime, in cui però non gioca nessun ruolo l’ala riformista di Mussavi e Karrubi, per ora schiacciata dalla repressione che ha bloccato l’Onda Verde.

Carlo Panella