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 2011  maggio 25 Mercoledì calendario

FARFALLA SENZA RESPIRARE IL RECORD DELL´UOMO-PESCE

Fino all´ultimo respiro. Anzi, senza nemmeno quello. Muti come un pesce. L´ultima frontiera del nuoto è l´apnea. In acqua non bisogna perdere tempo. Il respiro spezza il ritmo, rallenta, muta assetti. La fatica fa il resto: assale e assilla. Ti fa perdere di vista il traguardo. Vuoi essere Phelps, Cielo, sprintare sulle onde? Allora impara a fare a meno dell´aria.
È quello che da stamattina farà il serbo Milorad Cavic, campione del mondo dei 50 farfalla, argento olimpico sui 100 (al fotofinish). A fargli da maestro, a insegnarli trucchi e segreti ci sarà Umberto Pelizzari, il dio dell´apnea, che ha il record di 8 minuti senza fiato, in assetto statico. Quello che sta sopra (Cavic) e quello che sta sotto (Pelizzari) lavoreranno insieme a Lignano Sabbiadoro dove il coach Andrea Di Nino e il suo gruppo, sponsorizzato Arena, sono in ritiro. Per migliorare i record bisogna curare i particolari. Soprattutto ora che il costume tecnologico, molto galleggiante, è vietato. Spiega Di Nino: «Stile libero e farfalla sono le specialità dove si va più forti. Nei 50 un nuotatore di alto livello può arrivare a respirare 2 volte, sui 100 la frequenza sale a 25, si prende aria ogni 4-6 bracciate. È vero che Cavic, a farfalla, non deve girare il capo, ma già tenere la testa avanti cambia l´assetto, si abbassano i fianchi, si alzano le spalle. È un disturbo. Eliminarlo significa poter risparmiare 1-3 decimi. Non solo, anche se sembra un controsenso, stare in apnea significa saper respirare meglio, avere il diaframma rilassato, sfruttare meglio la residua capacità polmonare. E non farsi venire ansie da mancanza di ossigeno, soprattutto quando aumenta l´acido lattico. Non ci sono ancora studi scientifici che certifichino questa applicazione, ma la stanno provando un po´ tutti. Ricordo in America la squadra di Gary Hall jr., 5 ori olimpici, si allenava in mare, facendo immersione lente di pesca subacquea».
Gli Speed and Furious si trattengono. Cesar Cielo, brasiliano, miglior prestazione stagionale nei 50 in staffetta (21"73) il 3 maggio a Rio ha detto: «Ho respirato solo una volta, e domani non lo farò, con l´apnea si apre una nuova finestra di margini di miglioramento». E il giorno dopo quando ha vinto i 50 metri (21"95) ha confermato: «Non ho respirato». Non respira nemmeno la svedese Therese Alshammar, un fenomeno di velocità in stile libero e farfalla. Ma per Umberto Pelizzari, signore dell´apnea, c´è di più. «Ad alto livello ogni dettaglio fa la differenza. Phelps che ha capovolto lo stile di virata, con una fase subacquea da urlo, ha vinto uscendo dall´acqua due metri dopo gli altri. Questo significa che l´apnea, anche come tecnica di rilassamento, può aiutare la performance e ad avere un respiro più corretto. Magari servirebbe a Federica Pellegrini che sui 400 è soggetta a crisi di ansia». E Cavic, che in preparazione dei mondiali di Shanghai da delfino sta diventando un sottomarino, che dice? «Penso che tra un po´ nessun velocista respirerà più. L´apnea rafforza i polmoni, aiuta a tenere rilassato lo stress e mi dà nuove motivazioni. Non ho più di paura di stare sotto a lungo, mi permette nella fase grigia della gara, nell´ultima parte, quando sono più stanco, di reggere meglio. È un vero e proprio allenamento».
La nuova frontiera non è solo riservata al nuoto. Dice Di Nino: «Servirà a tutti gli sport anaerobici dove c´è uno sforzo massimale sui distretti muscolari delle gambe. Penso agli sciatori dello slalom, a uno come Razzoli, a chi tira di scherma, a tutti quelli che devono centrare un bersaglio. Essere padroni del proprio fiato significa avere una tranquillità psicologica che spesso si traduce in superiorità». Fate un bel respiro e poi non fatene più.