Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 25/5/2011, 25 maggio 2011
IL FATTO DI IERI - 25 MAGGIO 1935
Cinque record del mondo polverizzati e un sesto eguagliato. Dai 100 ai 200 metri in rettilineo e a ostacoli, al mitico salto in lungo da 8,13 metri. Tutto in 45 minuti storici, ai campionati di Ann Arbor, nel Michigan, tutto in quel magico 25 maggio 1935, in cui lui, Jesse Owens, l’atleta nero povero dell’Alabama costretto a sopravvivere con mille mestieri, dal lustrascarpe al gelataio, fece capire al mondo di che pasta fosse. Campione per caso, capace in quel “day of the days”, di trasformare la sua performance in un “passe” per le Olimpiadi di Berlino ’36. Le Olimpiadi di Hitler e Goebbels, l’ambita celebrazione del Reich, dello sport nazista e della superiorità ariana nel fondale grandioso dell’Olimpiastadion. I Giochi di Leni Riefensthal e delle sue telecamere mobili pronte a immortalare le gesta dei migliori velocisti, saltatori e decatleti di puro sangue tedesco e obbligate invece a zoommare su “lampo d’ebano”, star assoluta che, davanti a un Fuhrer allibito, si porterà a casa ben 4 medaglie d’oro, 100, 200, lungo e 4 x100, tutto a suon di primati del mondo. Storia di Jesse Owens, l’uomo che umiliò Hitler e di fronte al quale la banda della Wermacht fu costretta, a forza, a suonare l’inno USA.