Claudio Gatti, Il Sole 24 Ore 25/5/2011, 25 maggio 2011
QUEL SOVRAPPREZZO SUI DERIVATI CALABRESI
«La nostra stima è che una parte rilevante dei profitti riportati negli ultimi anni da alcune banche internazionali in operazioni in derivati con gli enti territoriali italiani sia attribuibile all’uso di metodi quantomeno discutibili», dice al Sole 24 Ore un banchiere di uno dei più importanti istituti finanziari al mondo.
Uno dei metodi era di pagare cosiddette success fee su conti offshore a intermediari che proponevano affari con gli enti, fee che sarebbe poi stato possibile spartire con coloro che avrebbero dovuto garantire gli interessi degli enti stessi. Esattamente quello che è successo in tre operazioni in derivati che la banca giapponese Nomura ha chiuso con la Regione Calabria tra il 2004 e il 2006.
Nel mondo delle banche non poteva insomma sfuggire che pagare altissime commissioni a procacciatori di affari in derivati con enti pubblici significava correre il rischio che parte di quei soldi servisse a corrompere amministratori, politici ovvero loro portaborse. Soprattutto in virtù del fatto che i pagamenti delle provvigioni erano spesso richiesti su conti offshore intestati a società di facciata.
Molte banche hanno rifiutato questo modus operandi. A costo di perdere affari estremamente remunerativi. Altre lo hanno accettato e praticato. Tra queste ultime, l’istituto giapponese Nomura. I cui banchieri si sono prestati a operazioni di schermatura di provvigioni intese a far arrivare milioni di euro a figure che operavano per conto di enti pubblici, il cui compito/dovere sarebbe cioè dovuto essere quello di proteggere gli interessi della controparte. Facendo nomi e cognomi parliamo di Massimiliano Napolitano, che tra il 2004 e il 2006 fornì assistenza in tre operazioni in derivati a Mauro Pantaleo, dirigente del «Settore Bilancio, Programmazione finanziaria e Patrimonio» della Regione e suo ex partner nella società italiana ConsulEnti.
Secondo fonti interne alla banca, quei tre swap hanno fruttato a Nomura profitti per circa 30 milioni di euro. Almeno dieci volte al di sopra della norma.
In un’inchiesta pubblicata l’8 settembre 2007, Il Sole 24 Ore per primo avanzò il dubbio che, attraverso società di cui era (o era stato) comproprietario – la suddetta ConsulEnti e l’irlandese Lindbergh Financial Consulting – Napolitano potesse essere stato pagato da Nomura, e invitò pubblicamente la Regione Calabria a chiedere alla banca se avesse mai pagato «una qualsiasi commissione a qualunque soggetto».
Il 12 settembre 2007, da Londra, il direttore legale di Nomura International Mark Chapman rispose a quella richiesta della Regione con una lettera ufficiale. Il Sole 24 Ore ne ha acquisito copia nonostante l’avvocato avesse tentato di evitarne la divulgazione concludendo con la frase «la presente è da intendersi riservata e confidenziale e non divulgabile a terzi senza l’autorizzazione scritta di Nomura». In questa nota di tre paragrafi, Chapman asseriva che «Nomura International non ha in alcuna occasione concluso accordi o effettuato pagamenti di alcun tipo a ConsulEnti, a Lindbergh Financial Consulting o altra entità o soggetto ad esse collegato».
Ebbene, Il Sole 24 Ore può dire ora che questa lettera riporta indicazioni non veritiere. Perché Massimiliano Napolitano – che in quanto comproprietario di ConsulEnti e Lindbergh Financial Consulting era evidentemente «soggetto a esse collegato» – ha ricevuto 3 milioni di euro di Nomura.
Da un’indagine condotta dal procuratore aggiunto e coordinatore del II dipartimento della Procura di Milano Alfredo Robledo, con il supporto del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, che ha ormai da anni un team specializzato in derivati degli enti territoriali, e della procura federale svizzera è infatti recentemente emerso che una società statunitense registrata in Delaware e riferibile a Napolitano, la Keaton Llc, ha ricevuto da Nomura quel denaro in relazione alle tre operazioni in derivati con la Regione Calabria.
Napolitano è stato iscritto nel registro degli indagati da Robledo per concorso in corruzione, perché la Guardia di Finanza di Milano lo ha inquadrato come pubblico ufficiale. Mentre le autorità svizzere lo hanno posto sotto inchiesta per riciclaggio perché il denaro gli è arrivato solo dopo essere transitato attraverso più conti su varie banche e in vari Paesi esteri.
All’epoca degli swap, attraverso la ConsulEnti Napolitano era advisor della Regione Calabria «a titolo gratuito» ma formalmente contrattualizzato dal suo amico ed ex partner nella stessa società, Mauro Pantaleo (la cui compagna e moglie era subentrata in ConsulEnti, con una quota che mantenne fino al marzo 2005). In più, la corrispondenza gli arrivava a un indirizzo di posta elettronica istituzionale, m.napolitano@regcal.it. Insomma ai banchieri di Nomura non poteva non essere chiaro che Napolitano rappresentava la Regione nella trattativa. Tant’è vero che la modalità del suo pagamento fu al centro di lunghi e complessi negoziati. Sia dentro sia fuori la banca.
Al Sole 24 Ore risulta che, sin dalla vigilia della prima operazione dell’aprile 2004, funzionari di Nomura parteciparono allo studio e all’applicazione di un escamotage che ne permettesse il saldo senza far scattare campanelli di allarme, interni o esterni. In particolare il responsabile per il settore pubblico, Andrea Giordani, e il suo collaboratore Armando Vallini aderirono alla messa a punto di una triangolazione con altri intermediari di cui Nomura si serviva ma che non si prevedeva avessero alcun ruolo nelle operazioni calabresi. Si trattava di Fulvio Reina e Marcello Massinelli, della cui intermediazione Nomura si era ripetutamente servita per operazioni con la Regione Sicilia (Massinelli era amico e consulente dell’allora governatore Totò Cuffaro, oltre che tesoriere della sua campagna elettorale). Anche loro venivano regolarmente pagati su due binari paralleli. Uno ufficiale, in Italia, in seguito a fatture emesse dalla società Rossini Srl. E uno occulto, in Irlanda, su fatturazione della società Profitview Investments Ltd.
Dopo la chiusura del primo swap, Nomura bonificò 2,2 milioni di euro a Profitview, che si tenne il 10% (evidentemente per il servizio reso) e girò 2 milioni alla Keaton Llc.
In occasione del secondo e del terzo swap la schermatura fu invece offerta da due diverse società straniere – Bishterne Ltd e Odalis Venture S.A. – che gli inquirenti hanno appurato essere riconducibili a un altro intermediario italiano in rapporti con Nomura. Parliamo dell’ex senatore socialista Tommaso Mancia (deceduto nel dicembre 2007). Anche in questo caso il beneficiario ufficiale della provvigione non aveva svolto alcuna funzione che giustificasse un qualsiasi pagamento. Era evidentemente stato (pre)scelto solo per schermare la corresponsione di denaro in quanto privo di legami con gli amministratori calabresi che potessero sollevare sospetti.
Ma le sorprese non finiscono qui. Oltre che Napolitano, assistente del dirigente della Regione Calabria firmatario delle delibere associate ai tre swap, dalle indagini della Procura di Milano risulta che a beneficiare di parte del denaro di Nomura siano stati anche i due dirigenti della banca che confezionarono il pacchetto (o forse sarebbe più corretto definire "pacco"?) alla Regione. E cioè Andrea Giordani e Armando Vallini (entrambi poi dimessisi).
Il Sole 24 Ore non è riuscito a contattare Massimiliano Napolitano ma ha presentato a Nomura un elenco di domande specifiche sui pagamenti schermati a lui fatti. Il suo portavoce si è limitato a rispondere con una dichiarazione generica in cui spiega «che la transazione con la Calabria è parte di un’inchiesta della Procura di Milano alla quale Nomura ha cooperato sin dall’inizio, e continuerà a farlo. Ma poiché l’inchiesta è tuttora aperta, la banca ritiene inappropriato fare ulteriori commenti».
Riassumendo: da queste operazioni Nomura ha tratto profitti da capogiro, il rappresentante della Regione infedele ha incassato 3 milioni e i banchieri artefici del tutto si sono arricchiti non solo grazie al bonus di fine anno ma anche "intercettando" parte del denaro pagato offshore dal loro stesso istituto. Insomma, una vera e propria manna questi derivati. Eccetto ovviamente per i cittadini calabresi, rimasti con swap-capestro e il classico cerino in mano.