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 2011  maggio 21 Sabato calendario

IL SESSO, LE CAPANNE, L’AMORE. E ALTRE STORIE

La specie umana che abita il mondo “civilizzato” è l’unica che inibisca l’attività sessuale di maschi e femmine fino al raggiungimento della maturità. È il mondo che, tramite la Convenzione per la protezione del bambino dell’Unesco, definisce “bambino” un essere umano da 0 e 18 anni. Perché lo faccia resta un mistero, se non per il fatto che ormai viene dato per scontato lo scollamento tra biologia e cultura. Così, infatti, Platone descrive ciò che avviene sull’Acropoli dei giovani in La Repubblica (paragrafo 560b, non sul nostro quotidiano): «Altri appetiti, venuti su di soppiatto, per l’insipienza dell’educazione si fanno molti e gagliardi. E infine s’impadroniscono dell’Acropoli dell’anima giovanile, vistala vuota di dottrina e veraci ragionamenti, che sono le migliori guardie nell’animo degli uomini cari agli dei». Fortunatamente esistono altri universi umani, dove non la si pensa così.
Nel Pondo, il delta interno dei fiumi Niger e Bani in Mali, vivono i Bozo, pescatori e muratori in terra cruda. Dai Bozo si va in piroga, per modica somma e interminabili contrattazioni. Così mi fu concesso di visitare i saho. Il sahoè un edificio dalle forme bizzarre: colonne e nicchie, grafismi di mattoni in rilievo e mensole aggettanti dove brucia olio di pesce. Il saho è la casa dei giovani maschi. Sulle colonne della facciata ha rappresentazioni falliche dietro le quali vengono murati gli amuleti per attirare le ragazze. Già, i saho sono i luoghi dove, per anni, i giovani maschi di un lignaggio imparano a intrattenere rapporti amorosi. Loro partner sono le ragazze degli altri lignaggi, con cui mai potranno sposarsi. Le ragazze frequentano il saho liberamente ma non possono abitarci, anche se il termine indica «dormire» (saa) e «camera» (ho). Battute di giovanotti Bozo: «Se dormi con i genitori, le ragazze non vengono a parlare con te». «A casa, se una ragazza ti entra in camera, tutti la vedono». «La sera le ragazze vengono da noi nel saho. È per questo che lo decoriamo: piace alle pupe». Cosa avvenga veramente all’interno, nessuno lo dice. A quanto pare, si tratta di rapporti sensuali piuttosto che sessuali. I maschi credono di menare la danza, ma sono le ragazze a
decidere chi frequentare e dove.
Funziona così anche da noi, di questi tempi. Sul tram ho ascoltato un dialogo tra ragazzine. «Lui è un fesso, e lei è una
profumiera», dice la prima. «Che vuoi dire?» ridacchia la seconda. «Gliela lascia annusare, ma non gliela dà mai». Fine della storia.
Questa tipologia di “case dell’amore” (perché da noi si confonda sempre il sesso con l’amore e viceversa resta un problema filosofico aperto) è molto più diffusa di quanto si voglia far sapere: oddio, e se l’idea si propagasse nella nostra società? In Cambogia, nella provincia di Ratanakiri, una ragazzina Kreung di diciassette anni può dire con un sorriso di modestia sulle labbra: «Mi sono insediata nella mia capanna privata a 15 anni. E da allora ho avuto quattro amanti speciali. Ma non tengo conto di quanto altri ragazzi vengano a passare la notte da me. Al momento ce ne sono due o tre, credo». Teneri porcellini scutrettolano attorno alla capanna, ma sono privi di ali. Qui non si tratta di una pratica iniziatica, ma di quotidianità responsabile. La tradizione può essere cattiva, come avviene in molte popolazioni dell’Amazzonia e della Nuova Guinea, dove l’iniziazione contempla anche la deflorazione. Certo, si tratta di un’azione forte, ma perlomeno avviene in un contesto sociale controllato, e non su un materasso sporco di una discarica di periferia.
Le capanne iniziatiche degli africani Ifakara sono meno appaganti, per le donzelle: vi si impara soprattutto a cucinare per il marito (anche lì?), a tenersi ben pulite e a compiacerlo (per esempio: lavandogli l’equivalente locale delle mutande senza farsi vedere).
In Zambia, le donne hanno da sempre deciso che possono fare a meno dell’uomo, almeno per il piacere sessuale. La sera, alcune matrone scelte radunano le ragazze in speciali capanne vietate ai maschi. E si comprende tutte assieme la masturbazione femminile, quella che non fa diventare ciechi. E
scemi, come dimostrato da un candidato a modello del giovane maschio italico, escluso dal Grande Fratello 10 (peccato!), che rispondeva a domande di cultura generale in un video rintracciabile su YouTube. «Cosa porteresti su un’isola deserta?». Risposta: «I preservativi». Su un’isola deserta?
In Kenya, ragazzi e ragazze dei nomadi Samburu possono accoppiarsi liberamente, purché con persone di differente lignaggio (i pastori se ne intendono di tare genetiche) e senza che ne nasca una relazione permanente e/o una creatura. A riguardo, una ragazza mi ha dato la ricetta, per chi fosse interessata: «Un numero pari di maschi per notte. Si elidono a vicenda». Sempre meglio di quella bambina romana di otto anni che, dopo una notte passata con due compagne di classe, ha sbandierato la sua conoscenza dei misteri del concepimento: «Mamma, adesso so che i bambini possono nascere in tre modi: metodo tradizionale (non specificato), sesso orale e sesso anale». Io sono cresciuto con l’idea che il sesso orale fosse parlar d’amore con le ragazze, obiettivo di per sé irraggiungibile; figuratevi il resto.
Le capanne del sesso costruiscono individui responsabili. Magari più le femmine dei maschi, ma a confronto, la nostra società civile che proibisce l’educazione sessuale nelle scuole e organizza festini per minorenni scollacciate impegnate in pseudodanze afro, produce danni irreversibili. Soprattutto alle elementari, le maestre svolgono un compito eroico a riguardo dell’educazione sessuale, con pericolo di licenziamento. Dopo un’incomprensione verbale tra gli allievi - «Mario è di là che si pompa Giovanna, maestra!» - mia moglie decise di affrontare il vocabolario del sesso in aula. Alla fine, un bambino alzò educatamente la mano, ottenne il permesso di parlare e disse: «Maestra, non ho ben capito il concetto di scopare». Mia moglie ride ancora adesso, fin alle lacrime.
A casa non va meglio. Basta visitare il forum del sito mammeonline.net per trovare disperazioni del genere: «Mio figlio tredicenne, sul computer (ormai la rete è sostitutiva di ogni rapporto umano) è andato su un sito dal nome “Storie porno”, pieno di porcate. Mi auguro che cercasse soltanto info sulla masturbazione. Faccio finta di niente?».
Il rapporto 2009 su “Abitudini e stili di vita degli adolescenti italiani” della Società italiana di pediatria faceva notare come, per le informazioni sul sesso, il 60,8% degli adolescenti si rivolga ad amici (il 56,7% dei maschi e il 65,6% delle femmine), il 33,1% alla madre (26,7% contro 40,1%), il 27,8% ai cugini, il 9,1% agli insegnanti e solo il 19,1% per cento al padre (27,4% dei maschi e 10,9% delle femmine), quasi a pari merito con forum e chat (16,2%, con un 19,2% interessantemente collocato nel Meridione). Resta da scoprire
cosa combini il 9,8% che si rivolge ad “altro”.
Al centro di una desolazione di lava nera della Rift Valley, in Africa, mi apprestavo a fare colazione: un po’ di tè alla somala e una frittella bisunta. Dovevano bastare fino a sera, certi giorni. Dalla casetta fatta con blocchi estratti dal fondo fossile di un lago preistorico, uscì una fanciulla bionda. Era bianca, semitrasparente nella sua magrezza anoressica. Si sedette di fronte a me. Mi fissò. Aveva grandi occhi blu. Senza variare espressione e intensità, mi disse: «Clitoride». E così mi ritrovai a parlare di quel che era successo la notte prima a due sue
coetanee Rendille: per i pastori l’ablazione della clitoride con una lametta è il segno sul corpo che trasforma una bambina in donna. Per sposarsi e fare figli, decentemente. Il mio tono divenne scientifico, mentre elencavo anatomia e funzione della clitoride a una ragazzina, attenta alle parole come solo i bambi-
ni-bambino sanno essere. Dietro la parete, mia moglie si destò alla cantilena. Se ne stette lì buona buona, però. Fu bellissimo.
(Alcuni episodi citati nel pezzo sono stati adattati da Bambini perduti - quando i piccoli non hanno bisogno dei grandi, di Alberto Salza, Sperling & Kupfer, Milano 2010).