Alessandra Coppola-Armando Stella, Corriere della Sera 24/5/2011, 24 maggio 2011
EXPO, LA TECNOLOGIA O L’AMBIENTE
La certezza è il logo, è stato scelto ieri, sono quattro lettere che si sovrappongono alle cifre, un mix di colori acidi, quasi psichedelici. Expo 2015. Il simbolo c’è. Il resto uscirà dal ballottaggio. — è stata la grande vittoria di Milano, un trionfo bipartisan, il governo Prodi e la giunta Moratti. Ha rischiato di saltare sulle poltrone, di affondare sulle aree che ospiteranno il sito espositivo, di franare sui ritardi. Alla fine è stata progettata, registrata, approvata. Ora torna in discussione. Letizia Moratti e Giuliano Pisapia propongono due visioni alternative dell’Esposizione. Il sindaco uscente ha lavorato a un’Expo tecnologica, una grande fiera dell’alimentazione e della ricerca. Lo sfidante immagina una manifestazione più agile, verde, ecologica. Chi vince deciderà. Ma il risultato delle urne potrebbe avere ripercussioni anche sulla gestione dell’evento, gli incarichi, i finanziamenti, i rapporti tra Comune e governo. Sulla città e sul Paese. Abbiamo chiesto ai due candidati di dichiarare le loro intenzioni. Le idee a confronto Il punto in comune è il giudizio generale: «Expo è un’opportunità» . La distanza si allarga sullo spazio da assegnare al cemento, sui contenuti, sulla gestione e sull’eredità da lasciare a Milano La società Expo, con l’ad Giuseppe Sala e la supervisione del commissario Letizia Moratti, ha ottenuto l’approvazione del Bie (il Bureau International des Expositions) su un progetto «innovativo» : un supermarket del futuro oltre alle serre, i padiglioni accanto agli orti. Sulla carta, una mezza rivoluzione: «Per convincere un visitatore a venire a Milano dobbiamo dargli qualcosa di più delle serre, per quanto suggestive» . Il controprogetto del centrosinistra è, per dirla con Stefano Boeri, un ritorno ai «valori originali» di Expo: «Noi vogliamo un grande orto botanico planetario dove tutti i Paesi del mondo coltiveranno un pezzo di terreno raccontando tecniche, sistemi e risultati per coinvolgere e istruire i visitatori» . Boeri, capolista del Pd, è stato coordinatore della consulta di architettura che ha proposto il concept di Expo e poi, come consulente, ha seguito la redazione del dossier di registrazione al Bie: «Non stravolgeremo il progetto Moratti — dice Boeri —. Vogliamo un rilancio nella continuità» . E il cemento? Pure su questo le analisi divergono. «C’è la minaccia di 720 mila metri quadrati di residenze ed uffici — è l’allarme di Boeri—. E il parco agroalimentare sembra destinato a sparire dopo l’Esposizione» . La replica del centrodestra è una smentita: «Le volumetrie dei padiglioni sono addirittura diminuite rispetto al concept plan di Boeri. Il sito conserva integralmente le sue caratteristiche di vivibilità e grande equilibrio ambientale e paesaggistico» . La governance della manifestazione Il destino di Expo non si gioca solo sul verde. L’ingresso di Giuliano Pisapia a Palazzo Marino comporterebbe una ridefinizione del progetto a tutti i livelli. Potrebbe rientrare nel team Carlo Petrini, il fondatore di Slow Food, ispiratore e teorico iniziale della filosofia Expo. Ma Letizia Moratti conserverebbe il ruolo di commissario straordinario ad personam, assegnatole dal governo Berlusconi? O farebbe un passo indietro? Altra incognita: l’ad Sala, davanti all’ennesima variante al masterplan, accetterebbe di restare alla guida della società? «Il nostro progetto c’è, approvato dal Bie— commenta Carlo Fidanza, presidente pdl della commissione comunale Expo —. Che cosa fa Pisapia se vince? Sostiene che la newCo che acquisterà i terreni li regalerà agli immobiliaristi, per coerenza dovrebbe cambiare il modello di acquisizione per le aree. Ma così l’Expo non arriverebbe al 2015» . E ancora: il governo confermerebbe con Pisapia gli impegni economici già presi o userebbe la sua posizione di forza per mettere in difficoltà la giunta di Milano Il ministro Giulio Tremonti è stato netto: «La Moratti sull’Expo è quanto di più incisivo si possa avere, stiamo pensando a qualcosa di nuovo e sorprendente. Per questo non vorremmo consegnarla a Pisapia» . Infine: come valuterebbe il Bie un altro cambio di rotta rispetto alla linea definita da Sala coi vertici del Bureau e i Paesi partecipanti (hanno già aderito 28 Stati e non era mai successo per nessuna Expo a tre anni dall’inaugurazione)? Le lettere di richiamo, fin qui evitate in extremis, potrebbero arrivare in questo caso? La lotta alle infiltrazioni mafiose L’Esposizione significa appalti, nutrimento per le cosche. Alla domanda «Come tenere lontani gli appetiti della mafie?» , Letizia Moratti risponde: «Per garantire la trasparenza e il controllo sulle infiltrazioni della criminalità nelle opere che riguardano Expo abbiamo fissato alcune misure per rendere più incisivi i controlli sui contratti pubblici e sui successivi subappalti e subcontratti per lavori, servizi e forniture» . Sono state istituite in Prefettura la sezione specializzata del Comitato di Coordinamento per l’Alta Sorveglianza delle Grandi Opere e il Gruppo Interforze centrale per l’Expo: «Quest’ultimo è composto da rappresentanti di tutte le Forze di Polizia, esperti in materia di contrasto alle infiltrazioni mafiose nelle opere pubbliche. Con la tracciabilità dei flussi finanziari relativi ai contratti pubblici e successivi subappalti e subcontratti aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture e nelle erogazioni e concessioni di provvidenze pubbliche per Expo, l’istituzione di una white list delle imprese pulite presso la prefettura di Milano e la creazione di una Banca dati nazionale sarà possibile individuare subito con certezza le imprese a rischio mafia» . La white list «per controllare fino in fondo l’affidabilità delle imprese» rientra anche nei piani di Pisapia. Che rilancia uno dei punti-chiave del proprio programma: «L’istituzione della Commissione antimafia in Comune permetterà un controllo costante da parte dell’istituzione per arginare le organizzazione criminali. Ma occorre ottenere modifiche legislative adeguate per intensificare i controlli per quanto riguarda appalti e subappalti e per il movimento terra» . L’eredità dell’Esposizione Lo slogan è: «Nutrire il pianeta, energia per la vita» . E per Milano? Oltre a nuove palazzine residenziali, cosa nascerà sulle ceneri di Expo? Risponde Letizia Moratti: «Le grandi eredità saranno il Centro per lo Sviluppo Sostenibile, simbolo dell’eccellenza della ricerca e della cooperazione internazionale, e il più grande parco d’Europa. Dalla trasformazione dell’area realizzeremo un nuovo quartiere sostenibile, improntato ai più innovativi principi di sostenibilità ambientale. Inoltre 56 ettari del sito saranno lasciati a verde e acqua e cinque serre bioclimatiche rappresenteranno i diversi climi del Pianeta. Sarà un luogo dedicato alle sperimentazioni agricole in ambito scientifico e didattico e aperto a tutti i cittadini. Tra le eredità anche la Carta 2015, ideata dal professor Umberto Veronesi, una sintesi del lavoro prodotto dal network mondiale di ricerca multidisciplinare legato all’alimentazione» . Ecco che cosa propone Giuliano Pisapia: «Dobbiamo lavorare perché il 2015, anche dopo i sei mesi di evento, lasci lavoro, intelligenze e spazi pubblici di aggregazione. In particolare penso all’eredità di un grande spazio per la produzione culturale e la creatività, per gli spettacoli e i concerti, per un vero sviluppo culturale. Inoltre Expo non deve limitarsi a essere una fiera di paese in grande stile, ma deve servire per il rilancio dell’economia e per dare lavoro ai giovani. Deve, insomma, avere l’ambizione di far diventare Milano la capitale mondiale del cibo sano, giusto, pulito e delle politiche internazionali per contrastare la malnutrizione e la denutrizione» . Alessandra Coppola Armando Stella