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 2011  maggio 22 Domenica calendario

Cormorani cinesi e rose africane - In attesa di quell’entente cordiale ai più alti livelli di cui si vocifera nei Palazzi, i peones di Pd e Lega già si muovono in tandem: con dure crociate per sterminare i «cormorani cinesi» che affliggono la fauna ittica di fiumi e laghi del nord, o per respingere l’invasione di rose «africane» a prezzi stracciati che mettono in ginocchio il mercato florovivaistico

Cormorani cinesi e rose africane - In attesa di quell’entente cordiale ai più alti livelli di cui si vocifera nei Palazzi, i peones di Pd e Lega già si muovono in tandem: con dure crociate per sterminare i «cormorani cinesi» che affliggono la fauna ittica di fiumi e laghi del nord, o per respingere l’invasione di rose «africane» a prezzi stracciati che mettono in ginocchio il mercato florovivaistico. Già protagonista due anni fa di una sublime interrogazione a La Russa sulle «scie chimiche» gelatinose prodotte dai caccia in volo sulla riviera romagnola, il democratico Brandolini, stavolta interpella il ministro dell’Agricoltura per chiedere se non ritenga necessario procedere con «abbattimenti controllati» di migliaia di «cormorani cinesi», che stanno sterminando ogni specie di pesci dalle Valli di Comacchio in giù. Il leghista Fugatti invece prova a far leva sulla sensibilità di Tremonti chiedendogli di difendere in Europa le rose «made in Italy» dagli effetti collaterali della globalizzazione: come la «concorrenza sleale» di Kenya, Colombia, Ecuador e Israele che insieme coprono il 70% dell’importazione di «fiori recisi»; e che non dovendo riscaldare le serre in inverno, possono vendere all’ingrosso le loro rose 4-5 centesimi a stelo, contro i 18-20 centesimi delle rose italiane, mettendo una pesante ipoteca sul futuro dei 20 mila addetti del comparto. Privilegi ben nascosti «Quello che noi chiediamo per tutti i cittadini, i Parlamentari da 14 anni lo riservano solo a sè stessi», rivela Marco Pannella chiedendo che sia messa ai voti la proposta di legge dei Radicali sui «contributi silenti»: il diritto alla restituzione, su domanda, di quei contributi che non abbiano dato luogo alla maturazione di un corrispondente trattamento pensionistico. Una situazione che riguarda milioni di persone: precari, liberi professionisti non iscritti ad ordini, ma non gli onorevoli. Che si sono assicurati questo diritto con un articolo del Regolamento per gli assegni vitalizi dei deputati, approvato nel ‘97 e scovato negli archivi dai Radicali: «Il deputato che cessi dal mandato prima di avere raggiunto il periodo minimo previsto per il conseguimento dell’assegno vitalizio ha diritto alla restituzione delle quote versate» e pure con gli interessi.