Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 22/5/2011, 22 maggio 2011
IL FATTO DI IERI - 22 MAGGIO 1966
Da noi scattò definitivamente la notte del 22 maggio 1966, ma, a dire il vero, il primo a parlare di ora legale fu Benjamin Franklin che, già nel 1784, in una lettera aperta al Journal de Paris, proponeva di posticipare le lancette un’ora avanti. Motivando il tutto col risparmio di migliaia di candele e aggiungendo che sarebbe stato saggio rieducare al risveglio precoce il sonnolento popolo parigino non solo con una tassa sulle persiane chiuse, ma anche con suoni di campane e rombi di cannone pronti a dar la sveglia al sorgere del sole. Idea balzana per l’epoca, ripresa più avanti dal britannico William Willet che nel 1916 convincerà la Camera dei Comuni a dare il via al British Summer Time, trascinando, in tempi di guerra e di crisi energetica, i Paesi di mezzo mondo, Italia compresa, che si adeguerà al nuovo corso, prima dal ’16 al ’20, poi dal ’40 al ’48 e infine nel ‘66. In un diluvio di brontolii, va detto. Con gli allevatori furiosi per i loro animali smarriti, i cittadini nervosi per l’improvviso jet lag, gli esperti divisi sul reale risparmio e la stampa satirica pronta a ironizzare… “arriva l’ora legale, panico nella Dc”. Battuta aggiornata poi, of course, con i socialisti al posto della Dc.