Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  maggio 22 Domenica calendario

NERONE FUOCO

& FINANZE - Dietro le grandi riforme urbanistiche e artistiche (pittura e scultura) ci sono sempre una ideologia e una visione storica. Prima di occuparci degli eventi più famosi e spettacolari dell’età neroniana (per esempio l’incendio di Roma e la costruzione della Domus Aurea), occupiamoci brevemente della ideologia e della visione storica di questo discusso imperatore, mettendo da parte i pettegolezzi (anche se spesso veritieri) del biografo imperiale Svetonio Tranquillo.
LA PRIMA dinastia imperiale di Roma (la nobilissima ma anche miscelatissima Giulio-Claudia) è, nel suo complesso – giudicata anche da Apollòs, cristiano della colonia di Corinto, allievo e collaboratore di San Paolo –, un’epoca di profonda crisi politica e religiosa, tanto che la tradizione, non solo cristiana, ci tramanda così il succedersi degli imperatori di essa: Tiberio un ipocrita, Caligola pazzo, Claudio imbecille, Nerone istrione e sanguinario. Naturalmente non fu esattamente così. Soprattutto Nerone con i due periodi della sua vita, così distinti: prima guidato, giovanissimo, da Seneca e Burro (il prefetto del Pretorio), entrambi filo-aristocratici, fu anch’egli tale; dopo la loro caduta in disgrazia e la stessa loro condanna a morte per la loro partecipazione alla congiura di Pisone, Nerone, sulle orme del suo patrigno, l’imperatore Claudio, dà inizio a una politica “borghese”, alleato con una potente e persino governante gerarchia di liberti, schiavi liberati e giunti fino a governare lo Stato. Si ricordi che l’imperatore Claudio – nella tabula di Lione – patrocinò con decisione l’estensione della cittadinanza romana a quasi tutti i notabili delle provinciae, modernizzando e romanizzando in tal modo ampi strati di popolazioni non romane. Non per nulla l’ardente simpatia di Nerone per la Grecia cambiò radicalmente i suoi costumi, liberando questa provincia dalla soggezione a Roma. Abolì i brutali giochi circensi, e istituì i più gentili Iuvenilia e Neronia, prendendo egli stesso a recitare in pubblico poesie e canzoni, in cui quasi con umiltà si cimentava. Tutto ciò sembrò un’offesa alla tradizione aristocratica, e segnò il definitivo distacco da essa da parte di Nerone. Era in corso, nel frattempo, una profonda crisi finanziaria che egli cercò di “curare” con misure drastiche, ma tutt’altro che sciocche: capì che bisognava accrescere la circolazione di metalli per le monete (come del resto aveva già fatto in precedenza Caligola, il “pazzo”, non poi così pazzo, e amatissimo invece dalla plebecula, il “popolino”), e privilegiare il denarius (la moneta borghese dei traffici e dei commerci, e di una società “mobile”) contro l’aureus, la moneta dell’aristocrazia latifondista e del luxus senatorio. L’odio aristocratico per Nerone crebbe, mentre aumentava il favore del ceto medio e della plebe. Ci avrebbe pensato poi, inevitabilmente, l’inflazione galoppante a rendere ostilituttiiceticontroquelcapodi Stato forse troppo audace e innovatore.LeggereilSatyricondiPetronio, l’arbiter elegantiae di corte, è una vera, bellissima lezione di sociologia e psicologia, oltre che di grande letteratura. Alle congiure Nerone reagì con violenza e crudeltà: persino sua madre Agrippina, filo-aristocratica accanita e bellissima donna, insieme al suo fido Seneca, al giovane nipote Lucano, e allo stesso Petronio, caddero nella durissima repressione neroniana. L’incendio di Roma è un grande mistero: fu davvero Nerone a provocarloperpoi“ripulire”lacittà, distruggendo i quartieri più inaffidabili e ricostruendo ambienti più sani e, naturalmente, più eleganti? Ma non fece lo stesso Mussolini distruggendo la Suburra per costruire la Via dell’Impero? E non stanno pensando così anche i nostri architetti a proposito di Tor Bella Monaca, Spinaceto, Corviale? La strage di cristiani, compiuta perché forse ingiustamente accusati dell’incendio, esprime con chiarezza l’ostilità dei romani per questa comunità che il grande storico Tacito definiva una “abominevole” infiltrazione capeggiata da un certo Chrestus. Comunque il mistero resta, e Nerone infierì ferocemente, ma costruì poi la famosa Domus Aurea, i cui restauri veltroniani stanno già mostrando le crepe.
CERTO, una vena di malattia psichica tormentava l’intera dinastia Giulio-Claudia (Cesare soffriva di epilessia, Augusto di priapismo, Tiberio anche lui di eccessi di satiriasi nei rifugi di Rodi e di Capri, Caligola di allucinazioni e di perversioni incestuose, Claudio di grave fragilità psicofisica, Nerone di accessi anche omicidi d’ira familiare), ma confondere queste patologie con la loro direzione dell’Impero è segno d’ingenuità e di crassa ignoranza. È difficile infatti negare che, ad esempio, Giulio Cesare, come riteneva Napoleone e sosteneva Antonio Gramsci, è stato il più grande uomo e rivoluzionario “democratico” della storia. Del resto tutti i Giulio-Claudii (eccettuato forse il solo Augusto) pagarono tutti i loro possibili errori o delitti con la vita: Cesare massacrato da una congiura aristocratica, Tiberio forse avvelenato o ucciso dai suoi stravizi, Caligola ucciso dai suoi stessi pretoriani, Claudio avvelenato dalla moglie Agrippina, Nerone suicida con l’aiuto d’uno schiavo.