David Smith, il Fatto Quotidiano 22/5/2011, 22 maggio 2011
IL NUOVO PARADISO DEL CETO MEDIO
Stando ai dati di una recente ricerca, in Africa cresce un ceto medio di consumatori – di cui fa parte un africano su tre – pari a quello che già esiste in India e in Cina. Secondo la Banca per lo sviluppo dell’Africa, numerosissimi sono gli africani proprietari di case, automobili, cellulari e altrettanto numerosi sono coloro che usano Internet e mandano i figli nelle scuole private e nelle università straniere. Mthuli Ncube economista della banca, ha dichiarato che i risultati della ricerca smentiscono l’immagine dell’Africa come continente della carestia, della povertà e della disperazione.
“È ORA CHE IL MONDO si svegli. Nessuno ha riflettuto seriamente sui cambiamenti in corso in Africa – dice Ncube – Sta emergendo il ceto medio, sulla spinta di fattori quali l’istruzione. Dobbiamo lavorare con questo ceto emergente per creare una nuova Africa e fare in modo che il continente realizzi le sue potenzialità”. Ncube ha chiarito che la ricerca ha definito il concetto di ceto medio considerando tale tutti i cittadini che spendono tra 2 e 20 dollari al giorno, un livello di consumi adeguato se si tiene conto del costo medio della vita nel continente, che ha una popolazione di circa 1 miliardo di persone. La ricerca è giunta alla conclusione che nel 2010 il ceto medio africano comprendeva il 34% circa della popolazione totale, pari quindi a circa 313 milioni di africani. A titolo di raffronto basti ricordare che ceto medio era nel 1980 il 26% della popolazione (111 milioni di persone) mentre nel 2000 si poteva considerare ceto medio il 27% pari a 196 milioni di africani. Il tasso di crescita negli ultimi 30 anni è stato del 3,1% più veloce rispetto a quello dell’incremento demografico. Il ceto medio percentualmente più numeroso è risultato, non a caso, quello dell’Egitto, della Tunisia e del Marocco. In fondo alla classifica la Liberia, il Burundi e il Ruanda. Gli appartenenti all’emergenze middle class sono lavoratori dipendenti o titolari di piccole imprese. In genere non si affidano ai servizi sanitari pubblici e si rivolgono, in caso di malattie, alla più costosa medicina privata. Hanno meno figli e spendono una percentuale rilevante del reddito per il cibo e l’istruzione. Negli ultimi anni sono aumentate praticamente in tutti i paesi africani le vendite di frigoriferi, televisori e cellulari. In Ghana, negli ultimi 5 anni, il possesso di automobili e motociclette per uso privato è cresciuto dell’81%. “Moltissimi sono proprietari della casa in cui vivono – afferma Ncube – girano in automobile, come è possibile vedere a Lagos, Kampala, Harare e Ouagadougou. È un dato che emerge anche se si osserva il consumo di benzina. Utilizzano servizi di telecomunicazioni, telefonia fissa e mobile anche se i cellulari sono molto utilizzati anche dai poveri. La nuova borghesia africana manda i figli all’università in Sud Africa, ma anche in Australia, in Canada e naturalmente in Europa – i ragazzi provenienti dai Paesi di lingua francese vanno per lo piu’ in Francia, ndr – e negli Stati Uniti”. Almeno la metà del Pil del continente è stato prodotto l’anno passato dal ceto medio. La tendenza è in linea con anni di crescita economica sostenuta. Quest’anno la crescita prevista nei Paesi dell’Africa sub-sahariana e del 5,5% almeno. “Tutto questo ha delle conseguenze – aggiunge Ncube – In che modo si deve comportare il resto del mondo con un’Africa che sta crescendo e che si va modificando sotto il profilo economico e sociale? È il momento ideale per investire in Africa”.
ANCHE LA POLITICA degli aiuti e dell’assistenza allo sviluppo dovrà subire un radicale mutamento nei prossimi 10-15 anni. “Gli aiuti dovranno essere diretti meno verso la base della piramide e più verso i settori intermedi della società. In sostanza gli aiuti dovranno sostenere le iniziative del settore privato”. La popolazione africana è relativamente giovane e milioni di persone si sono trasferite nelle aree urbane dove stanno spuntando centri commerciali, caffè e ristoranti eleganti. Ncube ha sottolineato che un ceto medio informaticamente alfabetizzato rappresenterà, come abbiamo visto in Egitto e in Tunisia, una minaccia per i regimi dittatoriali dell’Africa. “Sarà la culla della democrazia in Africa e sostenere il ceto medio non può che aiutare l’Africa a costruire le istituzioni democratiche”. Ma dalla ricerca emerge anche che la povertà è profondamente radicata. Il 61% della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno. Mentre in cima alla piramide c’è una élite di circa 100.000 africani che, sempre stando ai dati della ricerca, possiede il 60% della ricchezza dell’Africa.
copyright The Guardian;
traduzione
di Carlo Antonio Biscotto